SUD PONTINO – L’attuale crisi economica è la conseguenza più diretta dell’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19. Il “lock-down” resosi necessario per arginare il contagio ha ferito il mondo del lavoro, con conseguenze più o meno gravi e complesse, in tanti e diversi settori. In questo contesto nasce l’iniziativa dell’associazione “Riviera d’Ulisse” che ha deciso di proporre un questionario/sondaggio (i risultati sono disponibili alla fine dell’articolo) per recuperare una visione dal “basso”, ovvero raccogliere in modo diretto le istanze del mondo professionale del territorio.
L’invito è stato accolto da moltissimi operatori – più di duecento tra partite Iva, distributori, fornitori, e tanti altri ancora – che hanno deciso di fornire il contributo della loro esperienza, rispondendo a dieci domande-guida per tracciare lo stato delle varie attività e le prospettive della loro ripresa. Dal campione di partecipanti – attinenti al settore commerciale e alle attività di ristorazione e turistico/stagionali – è emerso che le perdite si attesterebbero tra un meno di 5mila euro ad un massimo di più di 50mila euro – mentre per quanto riguarda la “ripartenza” – perlopiù legata ai mesi di maggio e giugno – essa è fonte di forti timori legati ai cambiamenti in atto.
Le difficoltà dichiarate sono quelle legate alla “mancanza di clienti” e alla “diffidenza dei cittadini a tornare alla normalità”, pur dicendosi disposti – per la maggior parte – ad attuare tutte non solo le misure di sicurezza previste dalla Legge, ma anche altre in aggiunta, e per tornare competitivi sul mercato investendo sulla “pubblicità” ed anche sull’“abbassamento dei prezzi”, operazioni per le quali molti dicono di volersi affidare anche all’e-commerce.
Gran parte dei partecipanti al sondaggio hanno definito le misure intraprese finora dai vari Enti “insufficienti” e proprio agli stessi Enti chiederebbero una “maggior elasticità nei controlli” ed una politica in grado di più “progettualità”. In particolare vorrebbe che le varie amministrazioni locali ascoltassero le associazioni di categoria e i gruppi di cittadini, per aprire un confronto e prendere atto delle – cosiddette – istanze dal basso,commenta Vito Auriemma,coordinatore del sondaggio.
“Il sondaggio lanciato dall’associazione Riviera d’Ulisse – commenta Delio Fantasia, cogliendone l’aspetto sociologico – è stato un modo diretto per iniziare ad interrogarsi sul futuro del comprensorio e, pur non avendo alcuna pretesa di scientificità, ha evidenziato una peculiarità che forse è sfuggita a tutti gli analisti, compresi i promotori del sondaggio. Ciò che emerge forte è la consapevolezza che la cosiddetta ‘fase due’ deve tener conto – più di tutto – delle difficoltà del mercato legate alla diffidenza/impedimento dei cittadini di rispondere al mercato”.
Gli fa eco il commento dell’imprenditore Emilio Veneziano, che partendo dal medesimo assunto individua in questa prerogativa la chiave vincente della “ripartenza”, vale a dire “superare la paura e promuovere percorsi sicuri”.
Parlare di Riviera d’Ulisse chiaramente rimanda subito al settore turistico balneare (e non solo!) che sicuramente – con l’approssimarsi della stagione estiva – vivrà profondi scossoni. A tal proposito, alla luce dei risultati del sondaggio – interviene anche il Dr. Tributarista di Fondi Domenico Massa, che individua nell’idea di “rivolgere un accorato appello alla città, ai comuni vicini, con messaggi rassicuranti e responsabili, di consumare l’offerta turistica, culturale e non solo, che il comprensorio offre”, un passaggio importante.
“E’ evidente che per i prossimi mesi le persone resteranno in disparte in attesa di tempi migliori – aggiunge, infine, il tour operator di Formia Alessandro Salvatore – da un punto di vista turistico sta a noi andarle a trovare, tranquillizzarle e fare proposte allettanti, da questo punto di vista la vendita on line”.
“Per criticità congenite al territorio, emerge la difficoltà di applicare un vero change management”, asserisce Giuseppe Rinaldi, consulente-ex Confindustria, che individua in un consistente programma di formazione per il settore turistico una delle strade per uscire dalla crisi.
“La mancanza di procedure certe e certificate crea incertezze che influiscono pesantemente sulla ripresa”, conferma Giorgio Moffa, imprenditore della ristorazione.