GAETA – Riaprono da oggi anche le chiese dopo due mesi e mezzo di forzato lockdown e le aspre polemiche tra il governo Conte e i vescovi italiani. L’Arcidiocesi di Gaeta non ha voluto perdere tempo dopo il positivo protocollo firmato da Cei e governo che consente che vengano celebrate le Messe alla presenza dei fedeli. In questi giorni sono stati mobilitati i consigli pastorali che, in stretta collaborazione con i rispettivi parroci, hanno stilato autonomi vademecum, una sorta di prontuario di comportamento che, avallati dai responsabili sulla sicurezza, va seguito durante le celebrazioni.
Ad illustrarlo uno tipo è Monsignor Mariano Parisella, il vicario generale dell’Arcidiocesi (il vice di Monsignor Luigi Vari) che guida la parrocchia più importante dell’intero territorio del Golfo,quella di San Giovanni Battista a Formia. Don Parisella specifica subito che il numero massimo fedeli che da lunedì potranno partecipare alle messe presso la sua chiesa al massimo 120 fedeli, “un numero calcolato in base alla distanza di un metro tra una persona ed un’altra potenzialmente presenti in chiesa”. A San Giovanni così come in altre chiese saranno numerati. E se presso quella del Villaggio Don Bosco si potrà prenotare al telefono o via email il proprio posto e quella della propria auto, a San Giovanni – annuncia il parroco nell’intervista video allegata – al fedele saranno consegnato un tagliando all’ingrosso. Insomma chi prima arriva rispetto all’orario di inizio della celebrazione Eucaristica (“magari prima mezzora” consiglia Monsignor Parisella) avrà la possibilità di acciuffare uno dei 120 posti ricavati all’interno,il cui numero massimo consentito deve essere comunicato all’ingresso attraverso un cartello.
Non si potrà entrare in chiesa se si hanno sintomi influenzali/respiratori o febbre sopra i 37,5 gradi. Chi vi accede deve indossare la mascherina e igienizzarsi le mani con il gel messo a disposizione all’ingresso. Durante la messa, poi, è possibile indossare guanti monouso. Queste regole valgono non solo per i fedeli, ma anche per i sacerdoti, i diaconi e tutti gli altri religiosi che dovranno distribuire la Comunione (“è l’unico modo possibile “ – ha aggiunto il Vicario Generale dell’Arciodiocesi di Gata) tra i banchi in mano ai fedeli presenti. Elemento di cui tenere conto – come detto – è il numero di partecipanti. Secondo il ministero dell’Interno non possono essere più di 200 persone al chiuso, mentre all’aperto – secondo il Comitato tecnico-scientifico – non possono superare i mille. E dunque secondo vademecum deve essere il parroco, con l’apporto dei laici componenti del consiglio pastorale – a stabilire la capienza della chiesa, rispettando sempre le norme di sicurezza.
Monsignor Parisella ha annunciato che, complice l’arrivo della bella stagione, molte Messe, soprattutto la domenica e nei giorni pre festivi, potranno essere celebrate all’aperto, naturalmente da parte di quelle parrocchie e chiese che hanno spazi adeguati con l’obiettivo di garantire a tutti la possibilità di partecipare e vivere l’Eucarestia. Insomma già la prossima domenica sarà un’occasione probante per molti sacerdoti – ha aggiunto il parroco della Chiesa di San Giovanni a Formia – per verificare o meno la possibilità di incrementare il numero delle celebrazioni da svolgere. I sacerdoti naturalmente non possono fare tutto e dunque possono avvalersi dell’aiuto di qualche collaboratore che, indossando sempre guanti e mascherine, può occuparsi del controllo delle distanze e delle misure di sicurezza e può favorire le operazioni di ingresso e uscita dalla chiesa. Per esempio nella chiesa formiana di San Giovanni Battista si potrà entrare dall’ingresso principale e uscire da due laterali.
La sagrestia sarà “off limits” almeno per il momento – il parroco, se sarà invitato a farlo, potrà incontrare i fedeli in altri spazi alternativi – così un fedele,terminata laMessa, potrà rimanere in chiesa per “una meditazione o preghiera personale” al massimo dieci minuti perché, soprattutto di domenica, tra una Messa e l’altra, la chiesa e la sagrestia dovranno essere igienizzate, cambiando l’aria e disinfettando i vasi sacri, i vassoi e tutti gli oggetti utilizzati, come anche i microfoni. Non serve, tuttavia, sanificare, ma basta una pulizia ordinaria attenta. Inoltre, vanno tolti, in generale, tutti i cuscini, drappi, santini, libri di preghiera e canti mentre le acquasantiere devono rimanere vuote. Tutto ciò – come detto – lo prevde il protocollo governo-Conferenza episcopale che ha un invito l’ha già fatto: “fate in modo – hanno detto i Vescovi ai propri parroci – che ci siano meno concelebranti possibile”.
Non ci saranno i cori e durante la messa non si potrà scambiare il segno della pace. Devono essere eliminati anche libri di preghiera e di canti, santini e altro materiale riutilizzabile mentre collette, invece, non si potranno raccogliere durante la celebrazione, ma devono essere deposte in contenitori che si trovano all’ingresso o altrove. Don Parosella ha evidenziato anche le regole per la comunione e la confessione. L’ideale sarebbe avere un calice diverso per ogni celebrante, ma se non fosse possibile i concelebranti dovrebbero assumere il vino per intinzione prima che lo utilizzi il celebrante. I fedeli, inoltre, non dovrebbero rispondere “amen” vocalmente, ma dovrebbe fare solo un cenno interiore, cioè un inchino del capo che dia lo stesso messaggio. Le confessioni, invece, non si devono tenere nei confessionali, ma in luoghi aperti a areati, rispettando sia il distanziamento che la riservatezza.
VIDEO MESSAGGIO Monsignor Mariano Parisella, Vicario generale Arcidiocesi di Gaeta e parrocco chiesa Santi Lorenzo e Giovanni Battista Formia