MINTURNO – Scoperto in una prima campagna di scavi nella primavera estate 2003 in un’area acquistata tre anni prima dal comune di Minturno, è stato svelato ieri mattina un tratto di basolato della Via Appia successivamente protetto e reinterrato. Sono iniziate così le attività archeologiche del secondo intervento sul Castrum di Minturnae, che riporteranno alle luce, in meno di un anno, l’ultimo tratto della Regina Viarum subito prima dell’attraversamento del fiume Garigliano, che all’epoca avveniva per mezzo di un ponte utilizzato tra gli altri da Cicerone e San Paolo di Tarso. L’intervento è denominato “Scavo restauro e valorizzazione della via Appia sul castrum dell’antica Minturnae” e rientra nel grande progetto del Mibact “Appia Regina Viarum” che coinvolge ben 4 Regioni italiane e interessa l’intero tracciato della più importante strada dell’antichità.
Il basolato apparve parzialmente obliterato da una gran quantità di resti architettonici, che all’epoca non furono rimossi. Un’indagine stratigrafica del terreno sul basolato “sigillato” dai blocchi consentirà ora di conoscere, attraverso l’esame dei reperti più recenti, la datazione dell’obliterazione dell’Appia e quindi del suo abbandono. I risultati dello scavo segneranno perciò un punto fondamentale per la storia della strada consolare e per comprendere la fine della Minturnae romana. I lavori, che avranno la durata di circa 9 mesi, sono affidati all’impresa Modugno Restauri di Capua, e vedranno sul campo gli archeologi Gianmatteo Matullo, Mauro Treglia, Luisa Di Pastena, il restauratore Emiliano Africano, Valerio Spaccini per i rilievi, Chiara Bocchino per la comunicazione.
Di questo antico lastricato fanno parte l’imponente scalinata di accesso al tempio del divo Giulio (o Venere genitrice e – sul lato opposto – un monumentale basamento in pietra di un edificio ancora sconosciuto. I risultati dello scavo, di cui si sta occupando la ditta “Modugno” di Capua, segneranno un punto fondamentale per la storia della strada consolare e per comprendere la fine della Minturnae romana.
Il basolato apparve parzialmente obliterato da una gran quantità di resti architettonici, che all’epoca non furono rimossi. Un’indagine stratigrafica del terreno sul basolato “sigillato” dai blocchi consentirà ora di conoscere, attraverso l’esame dei reperti più recenti, la datazione dell’obliterazione dell’Appia e quindi del suo abbandono. Per l’apertura di questo scrigno a cielo aperto era particolarmente soddisfatto il sindaco di Minturno che ha ricordato, affiancato dagli assessori Mino Bembo e Mimma Nuzzo, dal delegato al turismo Giuseppe Pensiero, dall’ex primo cittadino Vito Romano e dai rappresentanti di molte associazioni impegnate nel recupero della memoria storica del territorio, come questo nuovo intervento nel complesso archeologico avvenga nel quarto anniversario della sua vittoria al ballottaggio delle elezioni amministrative
INTERVISTE Gerardo Stefanelli, sindaco di Minturno e Giovanna Rita Bellini, direttore dei lavori Soprintendenza Archeologica
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Il complesso archeologico di Minturnae è la porta naturale del Lazio e la Regione si è impegnata a qualificarla con gli innegabili sviluppi di natura promozionale e turistica per il vasto e rinomato complesso archeologico insistente lungo la riva destra del Garigliano.
INTERVISTA Salvatore La Penna, consigliere regionale Pd
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