SUD PONTINO – Iniziano venerdì ad ora di pranzo nel carcere romano di Regina Coeli gli interrogatori di garanzia di sei delle 22 persone che, destinatarie di altrettante misure cautelari, 21 in carcere ed una ai domiciliari, sono accusate di aver gestito negli ultimi cinque anni a Formia e sopratutto a Scauri un collaudato sistema dedito allo spaccio di cocaina, hashish, marjuana e shaboo per conto di due clan camorristici dominanti nel quartiere napoletano di Secondigliano, i Licciardi prima e i “Sacco-Bocchetti” poi. Davanti al Gip del Tribunale di Roma Ezio Damizia cominceranno ad comparire Domenico e Raffaele Scotto, Stefano Forte, Giovanni Nocella, Danilo Clemente e Giancarlo De Meo, sono gli indagati considerati dal sostituto Procuratore della Dda capitolina Corrado Fasanelli tra i principali responsabili di un gruppo criminale che, di fatto, grazie alle ripetute minacce ed intimidazioni ai danni di tossicodipendenti morosi e ai precedenti gestori delle principali piazze dello spaccio, aveva guadagnato il monopolio del traffico della droga nel Golfo.
Lo svolgimento degli interrogatori di garanzia, che proseguirà anche sabato e lunedì, si svolgerà in maniera particolare rispetto al solito. I 22 indagati sono stati rinchiusi, a causa delle nuove limitazioni dettate dall’emergenza del Covid 19, in diverse carceri del centro-nord Italia – Reggio Emilia, Cassino, Frosinone, Latina, Isernia, Viterbo, Regina Coeli a Roma e Secondigliano a Napoli – motivo per cui saranno sentiti per rogatoria dal Gip dei Tribunale di competenza. Gli avvocati Massimo Signore, Pasquale Cardillo Cupo, Enrico Mastantuono, Giovanni Valerio,Luca Scipione e Vincenzo Macari, hanno preannunciato che faranno leva su un aspetto temporale di non secondaria importanza: le richieste di arresto della Dda per episodi di spaccio datati nel tempo erano state formalizzate l’8 luglio 2019, erano pervenute il 26 dello stesso mese ma sono state emesse dopo quasi un anno.
Dall’esame delle 465 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emergono tanti altri aspetti. L’organizzazione aveva una struttura piramidale ben definita: ai suoi vertici – in base alle chilometriche intercettazioni ambientali e telefoniche registrate dai Carabinieri della Compagnia di Formia – c’erano sì i fratelli Scotto ma il loro referente nel sud-pontino era diventato Stefano Forte. I componenti dell’organizzazione avevano un ruolo ben definito per il trasporto nel Golfo della sostanza stupefacente dal quartiere napoletano di Secondigliano, per lo spaccio e per intimidire chi non pagava.
L’ordinanza di custodia cautelare chiama, seppur indirettamente in causa, gli stessi legali: alcuni degli indagati erano insoddisfatti per l’esito di predenti processi al termine del quale erano stati condannati pur versando onerose parcelle professionali.