ITRI – Giunge da Latina, dove vive nella seconda tappa successiva al matrimonio (la prima fu San Felice Circeo, paese della moglie Ersilia), l’appello di Giuseppe Manzi di Itri per la realizzazione di un’opera scritta su Itri. Il Manzi, neanche tanto lontano parente di Alberto, il celebrato conduttore della fortunata serie “Non è mai troppo tardi”, ha corredato il suo impegno docente di maestro elementare con una quantità di impegni culturali e sociali molti dei quali protesi, ancora oggi, alla promozione del nome e dell’immagine di Itri. E nell’appello lanciato in questi giorni, elenca una serie di eventi, storicamente documentati, che arricchiscono la storia di Itri che, anche per queste tappe cronologiche, merita di essere documentata per iscritto nella sua interezza.
“E’ criticabile –esordisce Manzi- che Itri non abbia una storia scritta come ce l’hanno le città confinanti. Parlo di forma scritta, dato che di storia in quanto a fatti accaduti, ne ha. Sappiamo bene che, con la poca voglia di leggere e di spendere per la cultura che c’è oggi, pubblicare un libro non incoraggia né autori né editori né semplici stampatori. Tanti si sono lasciati attrarre dalla biografia di un personaggio itrano come Michele Pezza, Fra’ Diavolo, e si sono ridotti a riscrivere fatti già noti e che erano stati sufficientemente presentati dal dotto prete itrano don Erneto Jallonghi e dal fondano Bruto Amante. Io, nel mio piccolo, ho voluto farmi carico di salvare il salvabile, raccogliendo i documenti esistenti,le cose scritte da altri, fatti incontrovertibili prima che ne sparisse del tutto la memoria.
Quanto al rischio di sparizione di testimonianze archeologiche, data la mia tarda età, mi affretto a farne pubblica denuncia attraverso i media, dato che, per fortuna, la nostra epoca ne offre tanti e potenti. Ho pubblicato due opere sugli Statuti di Itri del 1400 e del 1800 solo per le biblioteche locali e lì si trovano. Opere open, senza copiright, aperte a tutti. A loro è seguito “Il parco archeologico dell’Appia Antica di Itri”. Manzi prosegue con l’elenco di una trentina di pubblicazioni e studi portati a termine da lui per poi concludere con una interessante proposta.
“Ho suggerito di utilizzare 20 ettari del demanio comunale ed annetterlo al sito di Sant’Andrea (lungo l’antico tracciato dell’Appia tra Fondi e Itri) e realizzare un parco verde con opere stabili antincendio dato l’alto rischio del luogo. E concludo ricordando che la via Francigena a Itri svoltava per Pico dato che a Formia e oltre c’era il pericolo Saraceni che facevano da padroni”.
Orazio Ruggieri