GAETA – La vita, le indagini e la misteriosa morte del Capitano di Corvetta Natale De Grazia hanno dominato ieri l’incantevole terrazza del Bastione “La Favorita”, a Gaeta, dove alle 19 è stato presentato il libro “Navi Mute”.
Scritto dai giornalisti Giampiero Cazzato e Marco Di Milla, di “All Around” edizioni, l’opera ripercorre la storia dell’Ufficiale delle Capitanerie di porto che nei primi anni Novanta indagava sugli affari delle ecomafie e, più in particolare, sull’affondamento deliberato di una serie di navi, insieme al loro carico di rifiuti tossici e nucleari.
Ogni pagina del libro trasuda il meritevole sforzo degli autori di ricostruire con documenti e materiali (alcuni anche inediti) l’impegno del comandante De Grazia, gettando infine ombre sulla sua morte, avvenuta nella notte tra il 12 e 13 dicembre 1995, le cui cause ancora non sono state chiarite.
A fare gli onori di casa è stato il sindaco di Gaeta Cosimino Mitrano il quale ha accolto gli ospiti, salutando le autorità civili e militari, rivolgendosi in particolare al nuovo Direttore Marittimo del Lazio, Capitano di Vascello Francesco Tomas, e al Capo Ufficio Relazione Esterne presso il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, Capitano di Vascello Cosimo Alessandro Nicastro, già comandanti del Compartimento Marittimo di Gaeta. A questi ultimi il compito di introdurre la presentazione del libro, sottolineando come De Grazia incarni “l’Animus delle Capitanerie di porto e quell’esempio a cui quotidianamente si ispirano gli 11mila uomini e donne della Guardia Costiera nell’adempimento del loro dovere a salvaguardia dell’ambiente e della vita umana in mare”.
Al giornalista Cazzato il compito, invece, di tratteggiare i lati oscuri della vicenda. Il comandante De Grazia era l’asse portante di un pool investigativo. Nei giorni prima della sua scomparsa da Reggio Calabria era diretto a La Spezia per acquisire maggiori elementi in merito ad alcune imbarcazioni colate deliberatamente a picco. Sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, all’altezza di Nocera, dopo aver sostato in un ristorante, il capitano ha un malore. “Morte improvvisa dell’adulto”, dirà il referto. Anni dopo l’anatomopatologo che eseguì l’autopsia finì in un’inchiesta per certificati di morte truccati. “C’è un filo rosso – ha spiegato Cazzato – che collega la morte di De Grazia a quella di Ilaria Alpi, come a quella dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. Si avverte la presenza di una parte dei servizi segreti deviati che farebbero pensare ad un presunto sequestro del comandante De Grazia”.
A Di Milla, per altro Sottufficiale delle Capitanerie di porto e originario di Gaeta, infine il compito di descrivere la figura umana di De Grazia. “Comandante di lungo corso – ha spiegato Di Milla – De Grazia amava il suo lavoro, amava il mare, amava le navi. Lui, innamorato della propria famiglia, riteneva le navi una seconda famiglia; un gigante dal polmone d’acciaio ma dal cuore umano in quanto ogni imbarcazione è fatta di persone. Ecco perché abbiamo scelto di chiamare il libro ‘Navi Mute’: la missione di De Grazia era ridare voce a queste navi, lasciate morire, affondate deliberatamente nel silenzio con tutto il suo carico di morte”.
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