PONZA – Il “Blue Moon” può riaprire i battenti. Lo ha deciso il Gip del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce che, accogliendo il ricorso presentato dai titolari e gestori dello storico locale della Banchina Mamozio, non ha convalidato il sequestro preventivo disposto lunedì dal sostituto Procuratore Alfredo Mattei e notificato dai Carabinieri in stretta collaborazione con la Guardia di Finanza.
L’attività, dunque, ha avuto la possibilità di tornare ad essere meta di turisti e villeggianti la vigilia di Ferragosto ed il Gip Di Croce non ha condiviso le risultanze investigative della Procura non ravvisando “ragioni d’urgenza” nel provvedimento di sequestro. Determinante è stato il contenuto della memoria difensiva presentata al Gip dai legali dei due indagati, Valeria Romano e Vincenzo Pesce.
Se per i Carabinieri il “Blue Moon”, pur essendo un ristorante all’aperto, aveva offerto un intrattenimento danzante notturno in violazione della normativa anti-covid e del divieto di disturbo della quiete pubblica, gli avvocati Vincenzo Macari e Alessandro Parisella hanno dimostrato invece che l’attività danzante, autorizzata dal Comune di Ponza attraverso una serie di determine dirigenziale, era stata avallata dalla stessa Arpa Lazio.
La discoteca, poi, relativamente al rispetto del distanziamento so-ciale anti Covid ha formalizzato un contratto con una società di steward che dall’inizio della stagione turistica aveva promosso a cadenza quotidiana di controlli serrati finalizzate al rispetto della normativa anti coronavirus. Anche in occasione della fruibilità dei servizi igienici.
Il Gip nel provvedimento di revoca dei sigilli, invece, ha constatato “la complessità della normativa, nazionale e locale, volta alla prevenzione del rischio da contagio da Covid” e che “alcun adeguato accertamento tecnico è stato poi effettuato quanto alla rumorosità proveniente dal locale”, una lamentela – e lo scrive lo stesso Gip – formalizzata da una sola persona. Al Gip Di Croce gli avvocati Macari e Parisella hanno fatto rilevare come la struttura ricettiva, nel cuore della stagione turistica, occupasse ben 20 persone dotate di regolare contratto di lavoro.
Le stesse forze dell’ordine, sequestrando il locale, non avevano tenuto conto di una seconda ordinanza del sindaco di Ponza Francesco Ferraiuolo che aveva reso più elastica, sul piano orario, una sua prima ordinanza del 26 maggio che imponeva la chiusura dei locali pubblici a mezzanotte e mezzo.