FORMIA – Coloro che l’hanno salutata venerdì sera in comune per una serie di programmati incontri istituzionali hanno raccontato di aver visto il sindaco di Formia accompagnata da un’invidiabile calma olimpica e da un sorriso a trentadue denti. In effetti il tanto temuto e successivo vertice di maggioranza convocato dalla Professoressa Paola Villa all’indomani dell’annuncio delle dimissioni di due suoi assessori di Ripartiamo con Voi, – Pasqualino Forte ai Lavori Pubblici e Alessandra Lardo allo sport e politiche giovanili – e della dichiarazione di indipendenza di ben quattro consiglieri di maggioranza, i consiglieri Ida Brongo, Lino Martellucci e Dario Colella di Ripartiamo con voi e del capogruppo di Formia Vinci Antonio Capraro, ha non deciso nulla. E c’era da aspettarselo.
Assenti i quattro neo “aventiniani” ed il primo ad lasciare la maggioranza qual è stato l’ex Dem Giovanni Costa, il sindaco ha annunciato che lunedì intende vestire i panni di “Indiana Jones”. Farà l’esploratrice,nel senso che ha chiesto di incontrare Dario Colella, il capogruppo di Ripartiamo con Voi, che – a dire dello stesso sindaco di Formia – avrebbe espresso dubbi e perplessità sulla scelta della sua componente civica di lasciare la maggioranza. O, più correttamente, ha confidato sempre al sindaco di Formia – considerazione poi diventata di dominio pubblico – di non sapere nulla del contenuto del documento che il suo coordinatore politico Joseph Romano aveva protocollato giovedì mattina. L’intento del primo cittadino è uno soltanto: capire dal figlio dell’ex sindaco Dc di Formia dei primi anni ottanta, il più filo-amministrazione tra i tre colleghi di gruppo – cosa significhi “appoggio esterno”.
Il sindaco di Formia ha un assillo: è recuperabile il rapporto, umano e politico,con la componente Costiana dopo il rifiuto a collaborare pervenutole dal capogruppo di Formia con te Gianfranco Conte e da l gruppo consiliare di Forza Italia? Ad alimentare i dubbi del sindaco ci hanno pensato,nel corso dell’incontro,alcuni rappresentanti della maggioranza che arrivano,politicamente e culturalmente, dal centro destra. Le hanno proposto valutare l’ipotesi di rassegnare le dimissioni dall’incarico con l’obiettivo, che può essere raggiunto, nei successivi 20 giorni di venire a capo di una situazione che al momento è difficile. Il motivo è semplice: meglio un chiarimento ora piuttosto che farsi logorare dai numeri (se le dichiarazioni di indipendenza dovessero trasformarsi nel passaggio all’opposizione la maggioranza scenderebbe a 11 consiglieri, una quota insufficiente per governare) che potrebbero non esserci più. Insomma solo le dimissioni pilotate – strumento normativo previsto dalla legge per l’elezione diretta dei sindacio- potrebbero permettere di effettuare un chiarimento interno per poter portare a termine, attraverso un tagliando di natura amministrativo e ancor prima programmatico, la consiliatura. Questa verifica naturalmente deve culminare non tanto con un rimpasto quanto con la ricostituzione dell’intera Giunta e delle stesse commissioni consiliari, comprese le rispettive presidenze. Quest’ultimo passaggio, a prescindere, dovrà essere ridefinito sulla scorta delle dichiarazioni di indipendenza dei consiglieri Capraro (già protocollate il 27 agosto) e di quelle che dovranno essere formalizzate lunedì dai vari Brongo, Martellucci e Colella. Probabilmente saranno certificate in occasione di quelle dello stesso assessore ai Lavori Pubblici Lino Forte dopo l’inaugurazione del nuovo asilo nido nel quartiere di San . La partecipazione di Forte venerdì pomeriggio, prima del vertice di maggioranza, ad una seduta di Giunta ha creato non pochi motivi di imbarazzo all’esecutivo e alla sua componente. A differenza della collega Lardo, nella pienezza dei suoi poteri Forte ha partecipato ai lavori dell’esecutivo e ha votato – come se nulla fosse successo – la delibera numero 245 per chiedere alla Regione Lazio una serie contributi per finanziare iniziative e manifestazioni natalizie in programma dal 15 novembre 2020 al 10 gennaio 2021 e ha approvato il progetto a loro collegati denominato “Vitruvio e Raffaello”.
Questo terremoto che ha investito l’amministrazione comunale un effetto, positivo, tutto sommato l’ha creato: i partiti a Formia sono tornati improvvisamente ad incontrare i cittadini. Venerdì, mentre era in corso il vertice di maggioranza nel palazzo municipale, il ristorante “I due monelli” in via Abate Tosti, all’ombra della torre di Mola si è rivelato troppo piccolo per accogliere il popolo formiano della Lega.La nuova sede del Pd in via Divisione Julia ha ospitato una numerosa assemblea organizzata via whattsapp dal capogruppo Claudio Marciano: “Il più grande motivo di soddisfazione? Rivedere cittadini che hanno votato sempre Pde ed il centro sinistra e nel 2018 hanno fatto altre scelte sostendo il progetto fallimentare della sindaca Villa. Lamia candidatura a sindaco aveva un senso,di riaprire un cantiere e far tornare a casa tanti amici che si erano allontanati. Ora abbiamo un lasso di tempo abbastanza ampio e sufficiente per consentire la costruzione di una piattaforma politica alternativa alle destre. Abbiamo il compito, come coalizione progressista, di metterci a disposizione delle tante e belle energie sociali e politiche cittadine coerenti con le nostre idee e le nostre pratiche. Di errori ne abbiamo fatti molti, è vero, ma siamo anche un bacino notevole di competenze, esperienze, buoni risultati raggiunti. Vinceremo, perderemo? Si vedrà. L’importante è avere la testa e provarci”. Dalle minoranze i gruppi consiliari della Lega e Fratelli d’Italia considerano la situazione che si è venuta a delineare al comune di Formia simile all’affondamento del Titanic “ma l’orchestrina continua a suonare senza sosta”. Il riferimento è andato ad una precisa e ripetitiva strategia comunicativa del sindaco che venerdì ha annunciato, “quale forma di distrazione di massa”, l’inaugurazione lunedì mattina del nuovo asilo nido nel quartiere di San Pietro ed il tombinamento di un fossato nella frazione di Penitro: “Sono due interventi importanti ma – ha osservato il capogruppo della Lega Antonio Di Rocco – Il primo è stato finanziato però nel 2011 dalla Giunta Regionale su richiesta dell’allora assessore Udc ai servizi Aldo Forte tra le urla della presidente Renata Polverini stanca di dover approvare un’alta proposta di contributo arrrivatele da Formia. Il secondo è dell’ultima Giunta Bartolomeo e solo ora diventa cantierabile”.
Il capogruppo e consigliere provinciale di Fdi Pasquale Cardillo stigmatizza il fallimento delle civiche in provincia di Latina che, iniziato a Aprilia passando per Latina e concludersi a Formia, “è determinato dalla mancanza programmatica e dall’aver assorbito il più becero correntismo dei partiti. La proposta di cambiamento si è trasformata in immobilismo, incapacità e danno, dando conferma di quello che in modo chiaroveggente afferma il principe Tancredi ne ‘Il Gattopardo’: ‘cambiare tutto per non cambiare nulla’. Su Formia mi chiedo da tempo: dove sono le politiche di sviluppo edilizio? Dov’è una programmazione di un lancio serio per le politiche turistiche e culturali? Dove sono i punti di un manifesto chiaro per tutti riguardo all’emergenza sanitaria? Come si vuole affrontare la criticità della scuola nel periodo Covid-19? Queste civiche, nate come antipolitica e non come alternativa alla (buona) politica, ormai posseggono tutti i peggiori mali della peggiore politica dei partiti, cioè divisioni interne, pregiudizi manifesti, miopia progressiva, appuntamenti amministrativi rimandati all’infinito, giustificazioni che fanno acqua da tutte le parti, ma soprattutto un correntismo che sorprende e inorridisce, pronto a dilaniare un movimento o civismo che già è composito di suo per l’accozzaglia inverosimile di pensieri diversi di uomini e donne differenti. Qui non si tratta di demonizzare un gruppo di persone di buona volontà che vuole fare politica, perché se è vero che l’eterogeneità e la molteplicità e multiculturalità sono da sempre un arricchimento è anche purtroppo vero che finora non sono stati prodotti atti veri – ha concluso Cardillo Cupo – per dare impulso a un territorio, anzi facendolo ristagnare nell’impasse ancora di più, per via di un individualismo senza sbocchi”.