SPERLONGA – Molto spesso le attività investigative promosse dalla Procura della Repubblica di Latina sulla gestione della pianificazione urbanistica del comune di Sperlonga non riescono a superare la forca caudina del giudizio. Con la formula del “fatto non sussiste” il Tribunale di Latina – presidente Valentini, a latere Fosso e Villani – ha assolto i sei imputati di un delicato processo penale incardinato dai sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Valerio De Luca con le ipotesi di reato di lottizzazione edilizia, omissioni d’ufficio e finanche falso ideologico relativamente ad un insediamento edilizio che sarebbe dovuto sorgere in località Canzatora, nella parte bassa di Sperlonga a poche decine di metri dal mare e nel cuore della zona alberghiera del borgo saraceno. Il Tribunale di Latina, su richiesta dei legali difensori, gli avvocati Vincenzo Macari e Francesco Di Ciollo, ha assolto le sei persone che finirono nei guai con l’apertura del fascicolo e, in occasione, del sequestro del cantiere – che tale è rimasto – nel luglio 2016 da parte dei Carabinieri della locale stazione.
Si tratta di compoprietari della struttura e titolari del permesso a costruire numero 7 del 10 febbraio 2014, Pierluigi Faiola, Stefania Cataneo e Gennaro Virgilio, del direttore dei lavori Rocco Salvatore Faiola,del responsabile del procedimento e firmatario del parere paesaggistico e di Massimo Pacini, in qualità di responsabile del settore urbanistica del comune di Sperlonga e firmatario del permesso a costruire e dell’autorizzazione paesaggistica del 24 luglio 2013. Il Tribunale ha fatto passare i titoli di coda su una contorta vicenda urbanistica che si sarebbe dovuta concretizzare con l’abbattimento, a pochi metri dal mare di Sperlonga, di due villini per fare posto a diciotto unità abitative distribuite su tre livelli esterni e con un quarto interrato, destinato a vani tecnici, per complessivi 3381 metri cubi. La Procura ha sempre ipotizzzato che l’aumento di queste cubature sarebbe stato illegittimo per questa ragione: il parere paesaggistico del 24 lugklio 2013 avrebbe violato l’articolo 40 delle norme tecniche d’attuazione del Prg del comune di Sperlonga (che prevede il vincolo di inedeficabilità assoluta delle aree ricadenti nella fascia di venti metri rispetto alla viabilità principale) e sarebbe andato in contrasto con le disposizioni degli articoli 62 e 62 del piano territoriale paesistico che consentono, invece, interventi edilizi su edifici preesistenti a condizione di non comportare aumento di cubature, superfici utili, altezze e sagome di ingombro.
La Procura di Latina prendeva in considerazione – come detto – l’ipotesi di reato della lottizzazione abusiva che si concretizzava con l’emissione di un decreto di sequestro preventivo emesso quattro anni fa dal Gip Mara Mattioli anche per la consistenza economica del cantiere in fase di trasformazione: avrebbe avuto, quando sarebbe stato chiuso, un valore economico niente male, nove milioni di euro. La seconda ipotesi di reato fu l’abuso d’ufficio ventilata per i sei indagati. Nel mirino finì l’autore del parere paesaggistico emesso per conto della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici: l’architetto Francesco Paolo Zannella per aver omesso di richiamare vincoli e prescrizioni di inedificabilità previsti sia dal Prg che dal Ptt. Lo stesso ingegner Pacini avrebbe firmato il permesso a costruire numero 7 omettendo di rilevare come nella zona oggetto dell’intervento urbanistico la preesistenza di vincoli e di prescrizioni che avrebbero l’edificazione di questo lotto. Come? Utilizzando “artatamente elaborati grafici di progetto privi della indicazione dei campiture della zonizzazione e della preesistenza di due villette.
Un fatto è certo. Dopo il primo sequestro, il Riesame autorizzò la riapertura del cantiere ma il Tribunale di Latina, su richiesta dei sostituti procuratori Miliano e De Luca, lo bloccò di nuovo. E così è rimasto nei pressi della strada regionale Flacca e di via Cristofoor Colombo. La sentenza di assoluzione del Tribunale di Latina, che ha accolto in pieno le istanze difensive degli avvocati Macari e Di Ciollo, ha ribaltato la testi della Procura secondo la quale le cubature previste col nuovo progetto, stando agli accertamenti tecnici eseguiti per conto dei periti di via Ezio, avrebbero una consistenza circa tre volte superiore a quelle dei due villini abbattuti. Se i rappresentanti della pubblica accusa in sede di requisitoria avevano avanzato richieste di pena decisamente pesanti, le dichiarazioni degli avvocati difensori sono un mix di amarezza e di rammarico: “Dobbiamo rilevare – hanno commentato gli avvocati Macari e Di Ciollo – che questa sentenza di assoluzione è una vittoria “di pirro” . Oltre sei anni di travagliato iter giudiziario-amministrativo, con gli effetti che ne sono derivati, non li restituirà nessuno”.