LATINA – Le strade degli agenti dei servizi segreti e quelle delle inchieste nel territorio della provincia di Latina si intrecciano ancora una volta. A queste conclusioni è giunto il pool antimafia che sta analizzando da tempo i rapporti tra imprenditori, criminalità organizzata e politica e che in questo caso, in base ad intercettazioni ed altri elementi, incuderebbe anche gli agenti dei servizi segreti. Una vicenda che richiama nuovamente l’attenzione su “burattini” e “burattinai” che muovono i fili in terra pontina ma sulla quale stranamente, e forse a questo punto non per caso, gran parte della politica ha preferito glissare. Ma quanto emergerebbe dalle carte non è sfuggito affatto all’onorevole Raffaele Trano che ha voluto richiamare l’attenzione della politica nazionale su quanto è accaduto in questi anni nel silenzio generale. “Questa volta Conte – scrive Trano – deve chiarire cosa sta accadendo con la nostra intelligence. Quanto emerso in occasione delle undici misure cautelari disposte la scorsa settimana dal gip del Tribunale di Roma, nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata Dirty Glass, è gravissimo. Gli inquirenti specificano che un imprenditore della provincia di Latina, ritenuto il fulcro di un ampio e inquietante sistema di illeciti, con al suo servizio investigatori corrotti, tra cui un ufficiale dell’Arma già coinvolto nel cosiddetto caso Consip, sarebbe riuscito a corrompere anche agenti dell’Aisi e del Dis, dunque dell’Agenzia di Informazioni per la Sicurezza lnterna e del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei Ministri. Quest’ultimi, come accertato dalla squadra mobile di Latina, avrebbero fatto interrogazioni illegali sulle banche dati interforze per conto di tale imprenditore e avrebbero preso parte anche ad appuntamenti conviviali organizzati nella villa di quest’ultimo, che in tali occasioni ha contattato l’ufficiale dell’Arma arrestato ora insieme a lui per cercare di identificare gli agenti dei servizi con cui era in contatto, fotografarli e accertarsi che le identità con cui si presentavano fossero quelle reali. L’Antimafia, a quanto pare, non è riuscita a identificare gli 007 coinvolti nella vicenda e chiedo al presidente del Consiglio di fare lui piena luce sull’accaduto, avendo mantenuto la delega ai servizi. Si tratta dell’ennesimo scandalo dopo quello legato al Russiagate e alla visita del procuratore Barr a Roma. Non è accettabile che uomini dell’intelligence siano stati al servizio di criminali comuni. Non è chiaro al momento, e questo è ancor più inquietante, in cambio di cosa lo abbiano fatto, considerando anche i numerosi precedenti dell’imprenditore che li avrebbe corrotti. Non è chiaro il ruolo di un avvocato romano che avrebbe fatto da tramite tra gli agenti corrotti e l’imprenditore. Ed è pericolosissimo il fatto che alcuni agenti possano essere stati identificati, venendo così meno quella segretezza fondamentale per l’intelligence. Chiedo a Conte risposte esaurienti e rapide e a tal fine sto predisponendo anche un’apposita interrogazione. Speravo che la stagione dei cosiddetti servizi deviati fosse finita, ma a quanto pare così non è e chi ha responsabilità sulla stessa intelligence non può far finta di niente davanti a un caso del genere”.