Politica

Formia Rifiuti Zero, la Corte dei Conti chiede chiarimenti al Comune sulla gestione finanziaria

FORMIA – L’amministrazione comunale di Formia chiarisca subito le spese e la gestione finanziaria della sua unica partecipata e degli enti sovraistituzionali di cui fa parte. E’ il monito pressante che la sezione “Controllo per il Lazio” della Corte dei Conti ha inviato al comune di Formia, chiamato a fornire urgenti chiarimenti in ordine ad una precisa attività investigativa che ha riguardato soprattutto la Formia Rifiuti Zero, la società partecipata – il comune di Formia possiede il 97,95% delle quote grazie ad un capitale di 234 mila euro – che gestisce il ciclo dei rifiuti in città e anche a Ventotene. La reprimenda della Corte dei Conti è stata diffusa sue esplicita richiesta del segretario generale Alessandro Izzi, dal presidente d’aula Pasquale Di Gabriele ai 24 consiglieri comunali che così hanno potuto capire l’entità delle censure contabili mosse da pool di magistrati guidato dal presidente Roberto Benedetti.

Nel mirino dei giudici contabili sono finite le indennità economiche percepite dal penultimo amministratore unico della “Frz”, il torinese Raphael Rossi. Innanzitutto – fa rilevare la Corte dei Conti – il suo compenso andava definito in base alla prescrizioni di un decreto del Ministero dell’economia e delle Finanze che la municipalizzata, a differenza del comune, “non ha ancora adottato”. Nello specifico l’indennità di Rossi sarebbe dovuta essere pari al 70% del sindaco di Formia – 3114 euro mensili. E invece l’ex amministrazione unico della Formia Rifiuti zero, alla luce di alcune verifiche contabili, ha percepito dal 23 settembre 2016 al 3 marzo scorso la stessa indennità spettante al sindaco quando quella reale che avrebbe dovuto percepire sarebbe dovuta essere 2179 euro mensile. Da qui la richiesta della Corte di Conti alla Giunta in carica del sindaco Paola Villa di avviare la procedura per il recupero delle somme debitamente introitare da Rossi con un invito abbastanza esplicito: perseguire l’onere “di dimensionare e contenere i compensi entro limiti riconducibili ai parametri di sana gestione “determinando, in base a canoni di ragionevolezza, che coniughino gli obiettivi di efficacia, legati al reperimento delle migliori professionalità, con gli obiettivi di economicità e contenimento della spesa. Il Ministero dell’Economia e delle finanze, con proprio orientamento del 10 giugno 2019, ha fornito indicazioni in merito agli elementi costitutivi del compenso dell’organo amministrativo. Non rientrano, invece, nell’ambito dell’applicazione della soglia massima individuata, i rimborsi spese specificamente documentati, nonché quelli determinati in misura forfettaria ma aventi carattere meramente restitutorio, in relazione all’espletamento di specifici incarichi”.

La Formia Rifiuti Zero l’11 maggio scorso ha precisato “che le differenze sulle singole fatture derivano dalla diversa modalità di contabilizzazione dell’Iva soggetta al regime di scissione dei pagamenti e, conseguentemente, non riportata come debito dalla società nella propria contabilità”. Per la Corte dei Conti gli adempimenti richiesti “sono in corso ma già emergono differenze e potenziali discrasie tra quanto risulta dalla contabilità dell’Ente e quanto risulta dalla contabilità della società”. Da qui il Collegio presieduto dal giudice Roberto Benedetti ha raccomandato al comune di Formia “di adottare la massima diligenza e attenzione nella finalizzazione degli adempimenti in atto, affinché i prospetti sulle situazioni debitorie/creditorie, debitamente asseverati dai rispettivi organi di controllo, siano resi disponibili, già in occasione dell’approvazione del rendiconto 2019. Un’altra censura riguarda il Consorzio Sviluppo Industriale del Sud Pontino di cui il comune di Formia vanta una partecipazione pari al 9,43% delle quote. L’ente consortile – secondo la Magistratura contabile – è una pubblica amministrazione a tutti gli effetti e pertanto è tenuto ad effettuare un’autonoma ricognizione delle eventuali partecipazioni possedute, nel rispetto delle previsioni e delle tempistiche di cui agli articoli 24 e 20 del TUSP, con trasmissione del relativo atto alla competente sezione della Corte dei conti e alla struttura del Mef. Questa ricognizione non sarebbe stata effettuata e pertanto i magistrati contabili ora hanno invitato il comune, in qualità di socio del Consorzio industriale, a farlo. Lo prevede la normativa vigente.

Ma c’è di più. La Corte dei Conti nell’ambito dell’istruttoria svolta ha richiesto “informazioni aggiornate in merito alla situazione dei reciproci debiti/crediti tra l’Ente e il Consorzio, con invio dei prospetti dimostrativi recanti la doppia asseverazione dei rispettivi organi di revisione”. Ad oggi, non risulta ancora versato, da parte del comune di Formia, contributo di gestione per il 2019, pari 30.500 euro e che, pertanto, il Consorzio ha un credito, nei confronti dell’Ente, di pari importo. Non ci sarebbe un equilibrio, poi, nel rapporto tra Acqualatina ed il Comune di cui è socio con lo 0,73% delle quote. Ecco l’altolà della stessa Corte dei Conti: “Dai dati trasmessi, nelle more della conclusione dell’istruttoria tra l’Ente e la società, e in vista della prossima approvazione del rendiconto 2019, si rilevano potenziali disallineamenti tra quanto risulta nella contabilità dell’ente e quanto risulta nella contabilità della società. Si invita, pertanto, il comune di Formia ad un attento monitoraggio della situazione per scongiurare il pericolo di potenziali passività latenti non conosciute, che potrebbero esporre l’Ente ad esborsi finanziari non programmati e alla determinazione di possibili debiti fuori bilancio.

L’ultimo capitolo cui riserva una particolare attenzione questa delibera di chiarimenti della sezione “controllo per il Lazio” della Corte dei Conti riguarda la Golfo Ambiente, la società interamente a capitale pubblico che avrebbe dovuto gestire i servizi di igiene urbana, quelli cimiteriali, delle pubbliche affissioni e pubblicità. Ma è ufficialmente in liquidazione, grazie alla delibera consiliare numero 51 del 2 febbraio 2017 e la Corte dei Conti ricorda che questa procedura era stata avviata nove anni prima, nel 2008: “Dall’esame dei piani, tuttavia, il Collegio rileva una carenza in merito alla definizione delle modalità e dei tempi di attuazione della dismissione sebbene l’articolo 20, comma 2, del TUSP preveda espressamente che i piani di razionalizzazione debbano essere corredati di un’apposita relazione tecnica, “con specifica indicazione di modalità e tempi di attuazione”. Ecco l’invito al Comune ad esperire “una più specifica analisi della procedura di liquidazione in atto, tenuto conto, peraltro, che, in sede istruttoria, sono emerse diverse criticità in merito all’attuazione della stessa.”. Il comune di Formia ha fatto più volte presente di aver sollecitato il liquidatore a definire la procedura,allegando l’ultimo verbale di assemblea dei soci, nel quale “è data evidenza dell’impossibilità di approvazione dei bilanci di liquidazione per assenza dei presupposti giuridici ed in particolare del parere obbligatorio del Collegio Sindacale”. Dalla documentazione prodotta, emerge che non risultano approvati i bilanci dal 2009 al 2016, nonché il bilancio di liquidazione finale alla data del 25 ottobre 2017, data dell’assemblea. La sezione controllo della Corte dei conti aggiunge, inoltre, che sono in corso di valutazione eventuali provvedimenti ed in quest’ottica ha chiesto al comune “un attento monitoraggio della procedura di liquidazione in corso ed una più specifica analisi della partecipazione in esame, in occasione del prossimo piano di revisione delle partecipazioni, da adottarsi entro il 31 dicembre 2020, con riferimento alla situazione al 31 dicembre 2019. Il comune di Formia, infine, non sta eccellendo per quanto riguarda la gestione della Formia servizi, la società mista creata per la gestione delle strisce blù e di alcuni servizi turistico portuali.

Per il comune nell’ambito dei piani di revisione delle sue partecipazioni (sia straordinaria sia ordinaria) adottati dall’Ente, la partecipazione in parola nella società “risulta da dismettere” quando invece è stata dichiarata fallita dieci anni fa, nel settembre 2010 con la sentenza del Tribunale di Latina numero 56. Nel corso dell’istruttoria, l’ente ha prodotto un“istanza di ammissione al passivo” formulata dallo stesso Comune ma il Collegio ha rilevato”nuovamente una carenza, nel piano di revisione adottato dall’Ente, relativamente ad una possibile tempistica di attuazione della dismissione nonché all’indicazione di informazioni circa la procedura concorsuale in atto”…..”Se da un lato, difatti, è comprensibile la difficoltà nell’indicare una tempistica verosimile, in costanza di procedure concorsuali in atto, dall’altro lato, sarebbe, in ogni caso, utile fornire elementi informativi aggiuntivi, anche per l’Organo consiliare, utili ad avere un aggiornamento circostanziato in merito alla partecipazione posseduta e alle azioni messe in campo per la finalizzazione del relativo percorso di razionalizzazione.” La Corte dei conti ammette che ci sono delle trattative in corso tra il comune ed il curatore fallimentare della Formia servizi, l’avvocato Gianmarco Navarra, per l’eventuale definizione bonaria delle reciproche pretese, nonché in merito alla gestione del parcheggio Multipiano di piazzale Aldo Moro e del relativo servizio di sosta. Ma servono altri sforzi per i quali il segretario comunale Izzi ha chiesto la collaborazione dei dirigenti competenti del comune: “Le posizioni creditorie e debitorie sono ancora in via di effettiva quantificazione ma il comune adotti ogni azione utile alla tutela della propria partecipazione e, più in generale, dell’equilibrio finanziario di bilancio, dando conto, nel prossimo piano di revisione delle partecipazioni, di eventuali sviluppi della procedura concorsuale in corso, ai fini di una maggiore chiarezza e contezza del percorso di dismissione in atto”.

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