SUD LAZIO – La politica comprensoriale si attivi subito perché c’è il rischio, ora fondato, che tanti cittadini economicamente considerati meno abbienti perdano il diritto ad occupare gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, le cosiddette case popolari. Questo autentico grido d’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi ad Arce, in provincia di Frosinone, in occasione della settimana Giornata di studio “Le giornate di Arce”, da uno stimato e giovanissimo notaio di Formia, Gian Marco Antonelli che, autore di un’apprezzatissima monografia, è considerato a ragione uno dei cultori di un argomento di grande attualità e interesse sociale, l’edilizia residenziale pubblica. Alla presenza di un centinaio di notai provenienti da ogni angolo d’Italia, il dottor Antonelli grazie alla sua ultima monografia ha avuto l’onere di inaugurare la sessione mattutina e di avere anche la responsabilità scientifica del momento di confronto organizzato ad Arce. Antonelli ha fornito, a tal riguardo, una serie di chiarimenti in tema di circolazione e gestione degli alloggi popolari soprattutto alla luce del contenuto della sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione, la numero 18135/201, in base alla quale molti alloggi di edilizia residenziale pubblica sarebbero vendibili attraverso un prezzo vincolato.
I giudici della Suprema Corte hanno sancito con la loro sentenza il ritorno ai limiti di prezzo nella vendita di alloggi popolari di edilizia convenzionata e pertanto moltissimi cittadini, soprattutto a Roma, sono stati coinvolti in procedimenti giudiziari e rischiano di perdere la propria casa. La sentenza delle sezioni riunite della Corte di Cassazione ha clamorosamente modificato un orientamento giurisprudenziale consolidato da quasi trent’anni, e precisamene dalla data di entrata in vigore della Legge 179 del 1992, che aveva ritenuto abrogati tutti i limiti di prezzo delle cosiddette convenzioni riguardanti l’edilizia economica e popolare all’edilizia residenziale pubblica. I temi affrontati dal notaio Antonelli nel suo applauditissimo intervento nel simposio di Arce hanno stati l’“Edilizia Residenziale Pubblica – inquadramento sistematico e stato dell’arte: – Dalla provenienza alla stipula, sintesi pratica sul travagliato iter legislativo (dall’edilizia economica e popolare all’edilizia residenziale pubblica). – l’”L’edilizia Convenzionata: limiti nella circolazione degli alloggi, con particolare riferimento alla sentenza delle sezioni riuniote della Cassazione n. 18135/2015. – Il superamento della Legge 179/92 (cd. Ferrarini-Botta) secondo la giurisprudenza”, “Lo stato dell’arte per le Convenzioni cd. Bucalossi (focus sugli artt. 7 e 8 della L. 10/77, poi confluiti negli artt. 17 e 18 del D.P.R. 380/2001)” e “La responsabilità dei Comuni inerti.”
Da quest’ultimo argomento politico il richiamo alle amministrazioni comunali del Golfo a cercare di correre, laddove sia ancora possibile farlo, ai ripari. Il notaio ne ha parlato con il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano al quale ha avanzato la proposta di organizzare un convegno riservato alle amministrazione comunali del sud pontino per illustrare le corrette procedure per l’affrancazione degli alloggi ed assicurare finalmente un diritto alla casa certo sulla scorta delle disposizioni normative e costituzionali. Serve seguire un corretto iter giuridico per centrare l’obiettivo della liberazione delle abitazioni dei cittadini. I comuni – ha spiegato il notaio Antonelli nel suo intervento di Arce – hanno peccato di un grave e gravoso errore, quello della disinformazione. Gli enti locali hanno continuato a dichiarare estinti i vincoli di prezzo. Una perseveranza grave, nonostante le numerose condanne (sancite da due sentenze del 2019 del Tar del Lazio) nei confronti di quei comuni, in testa quello di Roma, che avevano erroneamente dichiarato estinti questi vincoli. Fortunatamente il legislatore è giunto in soccorso con l’approvazione del decreto legilativo numero 119/2018 che ha stabilità una nuova procedura finalizzata ad affrancare gli alloggi da ogni vincolo, nell’interesse sia dei cittadini, che degli stessi Comuni. E non è una cosa di poco conto.
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