VENTOTENE – La Procura della Repubblica di Cassino ha aperto un’indagine conoscitiva sulla legittimità della procedura pubblica promossa lo scorso 20 maggio dal Comune di Ventotene per l’affidamento in convenzione dei servizi di competenza comunale connessi alla balneazione e al contestuale rilascio dell’autorizzazione per lo svolgimento delle attività di noleggio ombrelloni, lettini, canoe e pedalò. Il fascicolo, aperto contro ignoti, fa leva non tanto sulla durata della concessione – ben nove stagioni balneari, dal 2020 al 2028 – quanto sulla cooperativa che si è aggiudicata l’appalto. Si tratta della Ventotene libera che ha ricevuto l’incarico a gestire i due servizi con una determina dirigenziale del 4 giugno scorso.
Apparentemente tutto lecito ma non per i consiglieri d’opposizione Raffaele Sanzo, Piero Pennacchio e Andrea Biondo che hanno chiesto l’intervento della Procura di Cassino, della Corte dei Conti e del gruppo di Formia della Guardia di Finanza. Il motivo? La cooperativa aggiudicataria del servizio novennale è presieduta da un consigliere comunale di maggioranza, il delegato alle spiagge Ermanno Taliercio, lo stesso che – a dire delle minoranze- avrebbe presentato una falsa dichiarazione in cui sosteneva che la coop non aveva incombenze debitorie. Accuse gravi, se confermate, che lo stesso capogruppo delle minoranze Raffaele Sanzo ha ribadito nel corso di un lungo interrogatorio che, reso alle Fiamme Gialle formiane, naturalmente è stato secretato. Sanzo è stato un fiume in piena nei confronti dell’amministrazione Santomauro accusata – come aveva scritto nella denuncia sottoscritta anche dai consiglieri Biondo e Pennacchio – di non “perseguire affatto il fine del bene pubblico bensì di favorire interessi privati di soggetti ben individuati e connessi con logiche politico spartitorie. Tutto ciò attraverso l’attivazione di procedure amministrative sulla cui legittimità si avanzano forti dubbi.” E una di queste riguarda proprio la gestione delle spiagge libere e con essa il noleggio delle attrezzature balneari per un periodo temporale davvero lungo: ben nove anni.
I fatti. La Giunta Comunale numero 39 del 20 maggio scorso aveva approvata la proposta di deliberazione del Sindaco Santomauro ma per le minoranze già qualcosa non filava per il verso giusto: quell’appalto avrebbe dovuto richiedere l’obbligatorio parere vincolante della Riserva Naturale Statale “isole Ventotene e Santo Stefano”. Lo stesso giorno, il 20 maggio 2020, la Responsabile dell’Area tecnica Lilia Maria Pelliccia con la determina numero 33 approva tutti gli elaborati e le direttive della Giunta, al fine di dare esecuzione al deliberato attraverso una procedura di evidenza pubblica, sulla scorta degli indirizzi ricevuti dalla Giunta. Quel giorno fu molto intenso per l’ufficio demanio della ripartizione tecnica del comune isolano perchè con l’avviso pubblico numero 2397 diede il via alla procedura ad evidenza pubblica finalizzata alla gestione di tratti di spiaggia comunale. “Dalla lettura dell’articolo 9 del Disciplinare di gara e prestazionale è apparsa chiarissima – hanno detto a chiare lettere Sanzo, Biondo e Pennacchio – la volontà dell’Amministrazione di precludere la partecipazione alla gara a qualsiasi altra persona fisica o giuridica di Ventotene diversa dalle due società concessionarie la cui rispettiva concessione è scaduta nel 2019”. Infatti, in maniera inedita rispetto a qualsiasi altra gara indetta in passato o in corso, “per poter partecipare alla gara si chiedeva, oltre all’iscrizione alla Camera di Commercio, il requisito di aver espletato l’esercizio dell’attività oggetto della convenzione per almeno un biennio. Per le minoranze questo requisito, di fatto, precludeva la partecipazione alla gara ai numerosi imprenditori e giovani cittadini di Ventotene che, in tempo di grave crisi economica in atto, avrebbero potuto trovare in tale attività una giusta collocazione, magari associandosi tra loro. “Inoltre platealmente lasciava capire che le due concessioni poste a gara erano, di fatto, riservate aprioristicamente alle due cooperative cui le stesse erano scadute nel 2019, in quanto le uniche in possesso del “requisito capestro richiesto” erano la società cooperativa “Ventotenelibera” per la scogliera del faro e la società cooperativa “Ventotene Domani” per la per la spiaggia di Calanave. E non è finita. Secondo le opposizioni l’articolo 12 dello stesso capitolato di gara “impediva a chiunque di poter partecipare anche se in Temporanea Associazione con altra impresa del territorio nazionale…”
Quattro dei potenziali partecipanti inoltrarono un’istanza affinché l’Amministrazione, in autotutela, rimuovesse dal disciplinare tecnico le limitazioni e i vantaggi che, in violazione di ogni norma sulle gare a evidenza pubblica, “già assegnava chiaramente le due concessioni poste a gara alle due società cui le stesse erano scadute nel 2019, esito puntualmente e realmente verificatosi”. Furono coinvolti anche il sindaco Santomauro “poiché la responsabile del procedimento ha sempre dichiarato di dover seguire le linee e le disposizioni della Giunta”. Ma per Sanzo, Biondo e Pennacchio il primo cittadino non intervenne “accrescendo così i sospetti di essere l’ordinatore occulto della turbativa d’asta, dettata dalla necessità di conservare il vitale sostegno politico del Consigliere Comunale Ermanno Taliercio, presidente della cooperativa Ventotenelibera”. E l’apparato amministrativo cosa fece? Con la determinazione numero 39 del 29 maggio l’architetto Lilia Maria Pelliccia rispose che il disciplinare di gara da lei redatto era assolutamente “corretto e trasparente”, assicurava “la massima partecipazione e equità di condizioni di accesso” . Andò oltre. Secondo le minoranze la dottoressa Pelliccia tentò di giustificare l’illecito sbarramento ad una plurale risposta alla gara pubblica, asserendo che in relazione alle criticità evidenziate in relazione ai luoghi da gestire “i proponenti devono disporre di una esperienza specifica e relativo know how. Anche in piena emergenza Covid 19. La dirigente asserì che “l’iscrizione al relativo registro delle imprese da almeno due anni, richiesto dall’articolo 9 del Disciplinare costituisce requisito per assicurare la necessaria qualificazione dei soggetti e non preclude l’ampia partecipazione alla procedura di evidenza pubblica”. Ma qualcosa ora era cambiato perchènel precedente bando di gara per le medesime concessioni, epoca in cui gli attuali “prescelti” non ne erano in possesso, questo requisito non figurava nel disciplinare e la gara era aperta a tutti”.
Il dottor Sanzo nel corso dell’interrogatorio alla Finanza ha ripetuto quanto aveva scritto: il bando era stato – a suo dire – elaborato per avere un vincitore con un canone annuo infinitamente ridotto rispetto alle stesse concessioni che in passato erano concesse soltanto per tre stagioni e ad al canone ben superiore: 3.533,40 euro per la scogliera del faro a fronte del precedente canone di circa 8.400,00 euro e di 3.330,00 euro per la spiaggia di Calanave, a fronte del precedente canone di circa 14.000.00.euro. Con la determinazione numero 42 del 4 giugno scorso sempre la dottoressa, in qualità di Rup, scrisse che il responsabile del Servizio del servizio finanziario del Comune di Ventotene, la dottoressa Antonina Rodà, due giorni prima, a mezzo PEC, attestava l’assenza di qualsiasi morosità per debiti tributari o per altre tipologie di entrate dell’Ente a carico della cooperativa “Ventotenelibera”. Questa attestazione, a parere dei consiglieri firmatari della denuncia, “è falsa ed è stata tale da determinare ingiustamente il prosieguo dei lavori della Commissione e indurre il responsabile del procedimento ad assegnare illegalmente la concessione alla società coop. Ventotenelibera. Questa società è morosa nei confronti del Comune di Ventotene per non aver pagato il canone del 2018 relativo alla concessione appena scaduta. Questa morosità è stata sempre ignorata dall’Amministrazione Santomauro in quanto il signor Ermanno Taliercio ne è parte integrante essendo Consigliere Comunale con delega alle politiche arenili e vitale per la tenuta della maggioranza”.
Il 15 maggio scorso lo stesso Taliercio, “con finalità esclusivamente strumentali all’aggiudicazione della gara pubblica”, protocollò una domanda di rateizzazione del debito risalente al 2018. “Come da Regolamento Comunale, il Comune alla ricezione della domanda, avrebbe dovuto comunicare formalmente al richiedente l’accettazione della stessa, l’ammontare delle somme dovute ai fini della definizione, l’importo delle singole rate da corrispondere, il giorno e il mese di scadenza di ciascuna di esse, nonché l’interesse di mora applicato. Alla data della gara, una specifica ricerca presso il protocollo comunale non ha evidenziato alcuna risposta e/o accettazione formale di tale istanza da parte dell’Ufficio Finanziario del Comune, per cui, salvo clamorose sviste, si può affermare che – hanno aggiunto Sanzo, Biondo e Pennacchio – la richiesta di rateizzazione del giorno 15 giugnosia rimasta formalmente inevasa e che quindi non abbia alcun valore se non una mera volontà a saldare finalmente un debito del 2018 che, per un moroso, non dà alcuna garanzia di estinzione. Ammettendo, per pura astrazione, che l’accettazione della rateizzazione sia avvenuta con uno scambio epistolare informale o addirittura verbale, tra la dottoressa Rodà e il signor Taliercio presidente della coop. Ventotenelibera, oppure che esista la formale accettazione della rateizzazione sfuggita alle ricerche degli scriventi, o che, ancora più gravemente sia stata accettata in data susseguente alla PEC, permane la falsità di quanto affermato ufficialmente il 2 giugno dalla dottoressa Rodà circa l’assenza di qualsiasi morosità per debiti tributari o altre tipologie di entrata dell’Ente a carico della cooperativa Ventotenelibera.
Infatti l’eventuale rateizzazione in atto non estinguerebbe assolutamente lo stato di morosità del richiedente che permane, ovviamente, debitore dell’Ente fino al pagamento dell’ultima rata, per cui, qualora la dottoressa Rodà non fosse coinvolta, con altri soggetti, a portare a compimento il citato disegno criminoso contro la fede pubblica, non avrebbe dovuto fare l’affermazione trasmessa, inducendo in errore la Commissione di aggiudicazione e il Responsabile del procedimento, ma si sarebbe dovuta limitare a rappresentare ad essi i fatti, trasmettendo l’intera documentazione connessa, qualora fosse esistita, affinché potesse essere cristallizzata negli atti della gara e lasciando alla Commissione l’onere di applicare quanto previsto al punto e) dell’articolo 9 dell’oltraggioso Disciplinare che, come citato, in maniera inedita e inusuale e solo per la gara in questione, recita: la rateizzazione in corso di regolare ammortamento non integra irregolarità ai fini dell’assolvimento degli obblighi tributari e/o extra tributari”. Nell’esposto il capogruppo Sanzo si era detto pronto e disponibile “a fornire ulteriori precisazioni qualora fossero ritenute necessarie ai fini dell’accertamento della verità dei fatti” e nel corso dell’interrogatorio reso alla Guardia di Finanza ha mantenuto a quella promessa.