FORMIA – E’ durato più del previsto, presso il carcere di Frosinone dove è tuttora recluso, l’interrogatorio di garanzia di Giuseppe Cotugno, il promotore finanziario di Formia di 48 anni arrestato mercoledì scorso nell’ambito dell’operazione “Scarabeo” con cui sarebbe stato smascherata un’organizzazione che, a dire dei Carabinieri, attraverso una serie di artifici avrebbe falsificato la documentazione necessaria per permettere a tanti clienti esclusi dalla possibilità di accedere al credito per potere ottenere finanziamenti da importanti istituti di credito o società del settore. Cotugno e Marco Capoccetta, di 33 anni di Ceccano, sono stati gli unici tra le sei persone finite in carcere ad accettare di rispondere domande poste per rogatoria dal Gip del Tribunale di Frosinone Fiammetta Palmieri nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia.
Difeso dall’avvocato Gianfranco Testa, Cotugno ha chiarito a più riprese di non far parte di questo sodalizio al punto che “molte delle persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare non so neppure chi siano. Mi si accusa di reati di cui ignoro la consistenza”. Significativa la presa di posizione dell’avvocato Testa che, andando controcorrente il contenuto dell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, si è detto pronto ad produrre una serie di dichiarazioni di dirigenti apicali di importanti istituti di credito che hanno sempre riscontrato ed evidenziato “un estremo rigore” del broker formiano nelle procedure tese ad far ottenere finanziamenti a favore dei suoi numerosi clienti. Da qui la richiesta della difesa d Cotugno – sulla quale dovrà pronunciarsi il Gip Cario dopo aver acquisto il parere del sostituto Claudio De Lazzaro – finalizzata a beneficiare una revoca della misura cautelare in carcere o, in subordine, lasua attenuazione. In caso contrario, la difesa del noto promotore di Formia è pronta a chiedere l’annullamento della voluminosa misura restrittiva direttamente davanti il Tribunale del Riesame.
Se Cotugno ha risposto a tutte le domande postegli in video conferenza dal sostituto procuratore Claudio De Lazzaro – considerando “fantasiosa” anche la presunta richiesta avanzata all’attenzione di un politico di Formia per concedere il trasferimento di un’infermiera in servizio fuori città – ha fatto altrettanto anche ilsecondo indagato che ha accettato di parlare: Marco Cappoccetta che,assistito dall’avvocato Roberto Filardi, ha chiarito come la sua posizione all’interno di questo sodalizio sia sempre stata marginale. Hanno preferito rimanere con le bocche cucite il funzionario della Procura di Latina Francesco Santangelo – a capo secondo gli inquirenti di un sodalizio capace di falsificare i documenti necessari per beneficiare dei finanziamenti – Sergio Andrea Di Barbora – arrestato e condannato per aver compiuto una rapina aggravata ai danni dell’istituto di credito Banca dell’Etruria di Corso Matteotti a Latina- Marco Scarsellett e Giorgio Vidali., già arrestato e condannato per rapina aggravata in danno dell’istituto di credito Banca dell’Etruria di Corso Matteotti a Latina.
Tra lunedì e martedì invece scatteranno gli interrogatori di garanzia degli altri indagati, sette per la precisione ai quali sono stati concessi gli arresti domiciliari: si tratta di Nicola Natalizi, un ex agente di Polizia in servizio presso la stessa Procura della Repubblica in via Ezio a Latina, sua Serena Capponi Giovanna Villani, Claudia Muccitelli, Loredana Mattoni, Serenella Mura, Fortunato Capasso. Per tutti, a vario titolo, le accuse mosse da ben quattro magistrati – il procuratore capo Giuseppe De Falso, il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e i sostituti procuratori Valentina Giammaria e Claudio Di Lazzaro – sono davvero pesanti: accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, falsa attestazione della presenza in servizio del pubblico impiegato, autoriciclaggio, sostituzione di persone, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, abuso d’ufficio,favoreggiamento, e corruzione per l’esercizio della funzione.
L’ordinanza d’arresto, ben 107 pagine, del Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, fa leva, in sostanza, sulla laboriosa attività investigativa svolta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Latina che, dal dicembre 2018 al giugno del 2019, attraverso attività d’intercettazione telefoniche, ambientali, telematiche nonché riprese video, avrebbe accertato l’attività di un sodalizio composto da sei dedito alla abusiva attività finanziaria e mediazione creditizia, nonché alla insolvenza fraudolenta e alla frode a società finanziarie.