PONZA – Ponza, come Ventotene, sarà autonoma per il proprio approvvigionamento idrico. Addio, dunque alle bettoline che in partenza da Napoli, Terracina e Formia tuttora riforniscono d’acqua la principale isola pontina. L’ha deciso il Tar del Lazio che ha respinto un mirato ricorso del Comune che, sostenuto dal comitato “Samip 2012”, aveva impugnato la determina decisoria con cui l’Ato 4 il 23 gennaio 2019 aveva concluso favorevolmente la conferenza di servizio convocata per esprimere i diversi pareri finalizzati ad autorizzare Acqualatina alla realizzazione di impianto di dissalazione – Modulo Skip temporaneo in località Cala dell’Acqua, a Le Forna.
Per i giudici amministrativi la procedura seguita dall’Ambito territoriale ottimale e dallo stesso ente gestore è stata corretta, non viola soprattutto le prescrizioni del piano regolatore del comune e, dunque, il sito di Cala dell’Acqua può ospitare un impianto avveniristico in grado di dissalare l’acqua del mare per scopi potabili e dunque, rendere Ponza autosufficiente, soprattutto durante la stagione turistico-balneare, dal punto di via idrico. Il Tar ha legittimato la determina scaturita dalla conferenza dei servizi per altri due ordini di motivi: l’impianto di dissalazione a Cala dell’Acqua farà risparmiare al Comune di Ponza importanti risorse economiche. Un dato su tutti: se sinora un metro cubo d’acqua trasportato dalle navi cisterna costava per l’utenza 13 euro e mezzo per ogni metro cubo d’acqua trasportato, in futuro il ricorso alla dissalazione abbatterà notevolmente i costi portandoli a 3 euro e mezzo per la stessa quantità. A prescindere dalle condizioni meteo.
I giudici amministrativi hanno fatto rilevare nell’ordinanza una diversità di vedute della stessa amministrazione comunale. Se quella guidata dall’ex sindaco Piero Vigorelli aveva detto di sì all’impianto sottoscrivendo un protocollo d’intesa approntato dalla Regione nel 2015, la Giunta del sindaco in carica Francesco Ferraiuolo – che ha promosso il ricorso attraverso l’avvocato Luca Scipione – era apparsa più prudente condividendo la proposta del comitato “Samip 2012” – costituitosi ad adiuvandum, dall’avvocato Elettra Monaci – di realizzare innanzitutto a Cala dell’Acqua un impianto fognario di cui si avverte da anni la mancanza. Il Tar ha ritenuto che tutte le contestazioni del Comune isolano siano “infondate nel merito”, “destituite di fondamento”, e ha anche condannato lo stesso comune al pagamento delle spese legali. Non c’è stato quindi nessun “eccesso di poteri” da parte dell’Ato 4, di Acqualatina e della Regione Lazio. In attesa che la Giunta Ferraiuolo decida se ricorre o mano al Consiglio di Stato, Acqualatina ha annunciato, invece, che l’inizio dei lavori è previsto nelle prossime settimane, verrà accompagnato da un ampio piano di informazione, per mettere a disposizione, della comunità isolana, tutto quanto possa essere d’interesse per quanto attiene i lavori, la gestione del cantiere, la dissalazione in generale e l’impianto di Ponza in particolare.
“E’ evidente – ha osservato Carlo Medici, presidente della Provincia di Latina e dell’Ato 4 – che opere di questo genere debbano essere accompagnate da un atteggiamento di estrema trasparenza, per favorire l’incontro tra le parti, e poter adeguare la gestione alle reali esigenze dei cittadini, i destinatari del servizio che si lavora per migliorare. A questo proposito, desidero ribadire al Comune di Ponza e alle parti coinvolte, la massima disponibilità dell’Autorità d’Ambito al confronto, sempre nell’ottica del massimo beneficio e del minor peso collettivo dell’Opera.” Nei numerosi commenti che ne sono seguiti quello dell’ex sindaco Piero Vigorelli appare essere una bocciatura dell’operato dell’attuale amministrazione comunale: “Inspiegabile – ha osservato Vigorelli riferendosi alla sentenza del Tar – è la contestazione relativa all’ ubicazione dell’opera provvisoria. Lo stesso Comune di Ponza aveva indicato già nella Conferenza di Servizi Istruttoria tenutasi il 12 gennaio 2016 proprio la località di Cala dell’Acqua come il luogo in cui ubicare l’impianto di dissalazione. Né risulta avere proposto un sito alternativo logisticamente e tecnicamente valido. Non ha poi alcun valore la circostanza, vantata dal Comune, che il Piano Regolatore di Ponza classifichi la zona come rurale e vincolata, poiché il dissalatore è “opera di pubblica utilità e, come tale, costituisce titolo abilitativo e variante agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale. La sconfitta è quindi su tutta la linea – ha aggiunto l’ex sindaco – Com’era facile prevedere poiché anche il Comune di Ventotene aveva subito analoghe sconfitte da parte del Tar”.
Per Vigorelli questa sentenza ha posto fine alle “contestazioni e alle chiacchiere al vento. Ponza, finalmente, come tante isole e Stati, in Italia e nel mondo, avrà un impianto che produce acqua dal suo mare”.