FORMIA – Il viaggio della disperazione. Dal casertano, noleggiando un’ambulanza privata, un uomo positivo al Covid di 48 anni è arrivato all’ospedale di Cassino, dove però è morto dopo alcuni giorni di terapia intensiva: sono l’assessore D’amato e il dg della Asl di Frosinone D’Alessandro a raccontare la storia durante un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Messaggero”, nella quale parlano di questo fenomeno, la fuga dalla Campania verso gli ospedali del Lazio. Le province di Frosinone e di Latina sono le più interessate da queste migrazioni sanitarie, che nascondono paura, desiderio di essere curati nel modo giusto ma anche delle possibili irregolarità. Perché il confine della zona rossa viene varcato. Ma ci sono motivi di salute. Quindi la vicenda è molto molto delicata e per niente scontata. Un lungo approfondimento del quotidiano di via del Tritone ha raccontato di almeno 200 casi dall’inizio di novembre solo nella Asl di Latina. Nella questura del capoluogo pontino c’è un elenco di 27 nomi, tutti cittadini di Napoli o del casertano che hanno attraversato il confine con il Lazio per farsi curare negli ospedali del sud della provincia di Latina.
“C’è chi è arrivato in macchina con la bombola d’ossigeno piazzata sul sedile – ha raccontato il resoconto giornalistico de “Il Messaggero” – altri hanno speso fino a 2mila euro per farsi trasportare da un’ambulanza privata”. Il fenomeno ormai ha sconfinato anche nel Frusinate, all’ospedale di Cassino, e minaccia di avvicinarsi a Roma. Solo nella giornata di lunedì – ha spiegato Giorgio Casati, il direttore generale della Asl di Latina – all’ospedale Dono Svizzero di Formia sono arrivati 16 pazienti campani. Molti di questi non erano gravi, non sono stati neanche ricoverati, alcuni sì. A confermarlo in un’intervista video al nostro portale è il dirigente Paolo Nucera, da poco più di un anno alla testa del Pronto Soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia, uno dei fiore all’occhiello, nonostante tante gratuite critiche ricevute, del pianeta-sanità del sud pontino
“Ma se un paziente arriva con un’ambulanza privata, magari anche in condizioni serie, come facciamo a respingerlo? Certo che no – ha subito risposto lo stesso dottor Nucera – Qui siamo di fronte a iniziative spontanee dei cittadini, non è semplice. Il fenomeno, poi, non lo amplificherei più di tanto perché è da sempre che l’utenza campana e, soprattutto, quell’alto casertano sceglie l’ospedale di Dono Svizzero per essere curata. Forse qui trova risposte che altrove non ha. Il Covid è stata la causa? – ha aggiunto Nucera – Ma non scherziamo per favore. Lo confermo… lunedì oltre il 30% degli accessi al reparto d’emergenza ha riguardato pazienti provenienti da fuori regione, sedici pazienti per la precisione, ma oltre il 90% dei casi si trattava di malanni lievi, a volte lievissimi. C’è anche chi è venuto soltanto per un po’ di tosse, insomma per micro problemi di stagione”. Nucera commenta questo fenomeno del pendolarismo sottolineando come abbia avuto un exploit quando la stampa ha cominciato a parlarne. Poi è tornato nel suo giusto alveo, una contrazione che sta nella ragione delle cose”.
Secondo alcune indiscrezioni alcuni pazienti campani sarebbero arrivati a Formia a bordo di taxi o di auto private all’interno delle quali avevano il supporto di bombole d’ossigeno: “Alt – ha concluso il dottor Nucera – a questo non posso rispondere. Quello che succede all’esterno dell’ospedale Dono Svizzero non so rispondere. Entro la mattina e, quando mi va bene, esco quando è già buio”. Nella lotta al Covid anche a questo latitudini e longitudini si fa anche questo.
Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Formia, Paola Villa: “In queste ore diverse testate giornalistiche a livello sia nazionale che locale pongono in rilevanza il prominente problema legato all’immigrazione di cittadini provenienti dalla regione Campania verso il basso Lazio; cittadini che si recano presso l’Ospedale Dono Svizzero di Formia, chiedendo ausili medici e assistenza sanitaria. Non a caso ho usato il termine cittadini e non per mera citazione, mi appello all’art. 32 della Costituzione italiana: il diritto alla salute e il rispetto della persona umana. Senza indugio e resistenza, desidero che sia chiara a tutti noi che non esistono e non devono esistere confini locali o regionali che dir si voglia, rispetto alla persona e alla salute. Affermo con veemenza e chiarezza di significato che il personale tutto dell’Ospedale Dono Svizzero interpreta l’art. 32 della nostra Costituzione sia nel senso di diritto sia nel senso di dovere perché da sempre hanno dato prova e danno continua attestazione di professionalità e competenza, di spirito di servizio, abnegazione e sacrificio. Oggi nel nostro Ospedale i problemi sono ben altri che discutere della provenienza di pazienti e malati. Oggi nel nostro Ospedale la Direzione Sanitaria deve porre attenzione e cura sui percorsi covid e tenerli ben delineati e distinti dai non covid; oggi la Direzione Sanitaria deve essere funzionale nel porre il Pronto Soccorso in grado di rispondere a tutti i pazienti e a dare ausilio in assoluta tranquillità e rispetto dei protocolli. Oggi e da oggi sempre la Direzione Sanitaria deve essere cura, attenzione, diritto e dovere, e dare risposte chiare e coerenti. Il territorio del basso Lazio in tante occasioni è stato da aiuto e in tante occasioni ha messo davanti a tutto la civiltà e l’umanità”.
INTERVISTA Video Paolo Nucera, dirigente Pronto Soccorso ospedale “Dono Svizzero” Formia