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Formia / Eccidio nazista della Costarella, la commemorazione per il 77° anniversario

FORMIA – La loro colpa? Essere soltanto italiani. Anche Formia 77 anni fa di questi giorni ha avuto il suo eccidio nazista, una strage che ricorda molto quella di Sant’Anna di Stazzema o quella più nota delle fosse Ardeatine a Roma. Erano trascorsi due mesi dall’armistizio che i tedeschi cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e del Golfo mentre gli alleati anglo-americani avviarono i loro devastanti bombardamenti dal mare. Per i tedeschi l’affronto del tradimento fu talmente duro da digerire che nella frazione collinare di Maranola il 17 ottobre 1943, a distanza di poche ore, vennero fucilati due antifascisti come Antonio Ricca e Aurelio Pampena. Anche nella vicina Trivio il timore degli uomini di essere rastrellati e mandati a lavorare al fronte, esposti a continui bombardamenti e mitragliamenti, era palpabile.

Per rappresaglia contro le continue azioni di sabotaggio, la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta “SS”, agli ordini del tenente Kramer, dopo aver bloccato le vie d’accesso e circondato i borghi collinari di Castellonorato, Maranola e Trivio, fecero irruzione nelle case rastrellando tutti gli uomini, compresi i vecchi e gli inabili. Dappertutto pianto e disperazione. Solo pochi uomini, alle prime avvisaglie, riuscirono a dileguarsi in località Costarella, ma, inseguiti dalle belve naziste, furono catturati e fucilati barbaramente. Si trattava di Angelo Nocella, di 34 anni, di Luigi, Giovanni, Francesco e Ersilio Filosa, rispettivamente di 30, 73, 38 e 18 anni, di Antonio Guglielmo, di 38 anni, di Salvatore Marciano di 37 anni e di Alfredo Lagni, di 35 anni. I loro corpi furono lasciati a terra fino a tarda sera, malgrado il pianto disperato e le implorazioni dei familiari. Seguendo il loro bieco costume, i tedeschi effettuarono un massiccio rastrellamento, radunarono tutti gli uomini, circa 400, nella piazza del paese, quella intitolata a S. Andrea, e davanti al cimitero di Maranola, e caricati sulle camionette colme di soldati armati fino ai denti, incolonnati alla volta di Formia. Ovunque grida e pianti e poi il compito doloroso di recuperare in località Costarelle, una collinetta che sovrasta il centro di Trivio ai piedi di Monte Redentore, i corpi rimasti senza vita, tra gli arbusti, di Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio, il più piccolo di tutti: aveva appena compiuto 18 anni. I giovani fanatici soldati tedeschi se ne andarono ripetendo con ossessione: “Tutti kaputt”.

Ora Formia, a distanza di 77 anni, si appesta,nonostante le ferree restrizioni imposte dai vari Dpcm anti Covid, a rendere omaggio ai suoi martiri perché non può e non vuole. Domenica mattina saranno ricordati e commemorati prima con una Santa messa alle 11.30 e, a seguire, con la benedizione e la deposizione di una corona d’allora ai piedi del monumento che l’amministrazione del sindaco Sandro Bartolomeo realizzò in stretta collaborazione con il centro socio culturale della seconda frazione collinare di Formia. A celebrare per il terzo anno consecutivo il loro nome, fare in modo che uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo di Gaeta non si perda tra le nebbie della storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni sarà il sindaco Paola Villa, convinta che “Una città che non dimentica è una città che ha ferme basi per costruire il proprio futuro”. Quella di 77 anni fa fu una rappresaglia violenta, inumana e perpetrata a danno di civili che altra colpa non ebbero se non quella di essere italiani. L’istituzione dirà ancora ‘grazie’ a questi ragazzi.

L’eccidio della Costarella non ha avuto una natura bellica ma è stato il massacro di un gruppo di persone, inermi, per di più giovani, che hanno avuto la colpa di rappresentare la comunità di Trivio e, in particolare, di Formia. E, dopo tante promesse non mantenute, è giunto il momento che il comune si adoperi perché quello di Trivio venga annoverato tra i più cruenti eccidi nazisti consumati in Italia dopo l’8 settembre,magari istituzionalizzando la data del 26 novembre perché diventi un momento di riflessione per l’intera comunità cittadina contro le devastazioni, umane e materiale, della guerra.

“Ci teniamo molto a questa giornata – sottolineano Luigi Saraniero e Alberto D’Angiò, attivissimo presidente e dirigente del Centro Socio Culturale Trivio – perché forte è la volontà di riscoprire e diffondere nei cittadini, soprattutto tra i più giovani, i valori profondi della nostra storia locale. Vogliamo ricordare ai nostri figli di non dimenticare il sacrificio di chi ha dato la sua vita per renderci liberi. Per Formia l’eccidio della Costarella è una cicatrice ancora aperta. Oltre alla ferocia mostrata dalle truppe tedesche, colpì la totale assenza di motivazioni. Non si trattò di una risposta ad un’azione militare, né di una punizione per atti di insubordinazione”. Se il comune spera che uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo non si perda tra le nebbie della storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni, il centro socio culturale di Trivio ha sposato e scolpito nella sua encomiabile attività aggregativa una frase di uno dei padri dell’Italia repubblicana e democratica, il costituzionalista Piero Calamandrei: “Dovunque un uomo è morto per riscattare l’Italia, bambini, andate lì perché lì è nata la Costituzione”.

Benedetta Magliocco, moglie di una delle otto vittime dell’eccidio, quando chiese ai tedeschi il corpo del marito, il loro rifiuto fu interpretato letteralmente in questo modo:” ‘I banditi non avere famiglia’. La verità è che gli otto civili fucilati sulla Costarella non partecipavano alla guerra e non proteggevano partigiani: furono vittima della ferocia dei regimi oppressivi, uccisi dall’insensata crudeltà della guerra… Quella vera.

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