FONDI – Lesioni personali aggravate in concorso. E’ l’ipotesi di reato che campeggia nell’ordinanza di custodia cautelare che, richiesta dal sostituto procuratore Martina Taglione, è stata emessa dal Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota e notificata in parte nei confronti di sei cittadini di nazionalità indiana, tutti regolari da anni sul territorio nazionale. Sono accusati di aver partecipato alla spedizione punitiva che, condita da tanta violenza, si verificò a Fondi il 30 settembre scorso ai danni due loro connazionali. Le vittime – e l’accertarono gli agenti del locale commissariato – furono praticamente tratte in inganno.
Secondo le ricostruzioni investigative della Polizia i due vennero invitati a recarsi sull’Appia, fuori il centro abitato non molto lontano dall’ospedale “San Giovanni di Dio”, ma quella fu soltanto una scusa: spuntarono invece mazze di ferro, asce e altri oggetti contundenti e ad avere la peggio furono i due che riportarono serie ferite alla testa, al viso e fratture multiple agli arti. Scaturirono da quel momento le indagini che, arricchite da numerose testimonianze oculari e dal contenuto del sistema di video sorveglianza della zona, hanno fatto parte integrante prima di un’informativa inviata alla Procura e poi di una richiesta d’arresto di quest’ultima al Gip. Se è rimasto un mistero il reale movente del pestaggio, sul quale proseguono le indagini della Polizia agli ordini del vice questore Marco De Bartolis, tre degli indagati in stato di arresto sono stati rintracciati e trasferiti nel carcere di Latina, per gli altri tre – allo stato irreperibili – sono in corso serrate ricerche.
Gli inquirenti hanno sempre preferito tre possibili moventi: la presunta sparizione di una somma di danaro accumulata nella comunità di indiani per la costruzione di un luogo di preghiera, una micro forma di caporalato all’interno della stesso gruppo di indiani e una particolare “attenzione” di una delle due vittime nei confronti della moglie di uno degli aggressori.