Formia – Tanto tuonò che piovve. L’annuncio è stato formalizzato dallo stesso sindaco di Formia Paola Villa nel corso di una diretta Facebook: Giovanni Costa, nonostante una Pec inviata per certificare il suo passaggio all’opposizione, è tornato nei ranghi e nel consiglio comunale convocato in seconda convocazione per il 28 dicembre approverà la salvaguardia degli equilibri di bilancio.
Costa, in effetti, quello che inseguiva l’ha ottenuto: l’azzeramento della Giunta e la garanzia della professoressa Villa che della nuova non faranno parte gli assessori in carica sino a sabato scorso.
Insomma un’apparente discontinuità rispetto al recente passato con la necessità di allontanare lo spettro del possibile arrivo del commissario, ipotesi che qualora dovesse verificarsi sarebbe una iattura per far fronte all’emergenza Covid e per la gestione dei finanziamenti che dovessero arrivare da Regione, governo e dall’Europa.
In effetti Costa era fisicamente approdato nei banchi dell’opposizione e soltanto a novembre si era recato al Bajamar e aveva firmato il famoso documento di “tutte le minoranze”, escluso il Pd, per individuare un’alternativa a Paola Villa. Costa approverà l’assestamento ma nel momento in cui, a gennaio, la professoressa Villa ricomporrà la Giunta indicherà di nuovo l’assessore Giovanni D’Angiò, uno dei sei assessori che in meno di 30 mesi avevano abbandonato volontariamente il sindaco di Formia. Pronta per lui la riconsegna della pesantissima delega ai servizi sociali che il sindaco aveva avocato a se per poi conferirla all’ex vice sindaco e assessore alla cultura Carmina Trillino e, meno di due mesi, a Maria De Tata.
Una definitiva chiusura per allargare la maggioranza è stata ribadita definitivamente da Pasquale Cardillo Cupo e Gianfranco Conte, di Fratelli d’Italia e Formia con Te. Erano accompagnati dai rispettivi coordinatori politici, Giovanni Valerio e Luigi Scafetta. Sono rimasti in comune più del previsto. A conferma che una possibile trattativa probabilmente è iniziata ma poi non si è concretizzata.
La dichiarazione formalizzata da Cardillo Cupo e Conte sembra rispecchiare il pensiero esternato dal sindaco durante l’incontro a cinque: prima il voto sull’assestamento di bilancio e poi la Giunta. La versione dei due esponenti di opposizione: “La Sindaca ci ha rappresentato la Sua idea di presentarsi in consiglio comunale il prossimo 28 Dicembre per fare un appello accorato affinché Le si consenta di andare avanti nella gestione della Città. Rispettiamo la Sua idea, le ribadiamo il reciproco rispetto personale, ma ci saremmo aspettati che politicamente ci fossero quantomeno dei punti programmatici su cui ragionare nell’esclusivo interesse della Città. In queste condizioni riteniamo impossibile dare ulteriori linee di credito e riteniamo quindi chiusa questa esperienza amministrativa”. L’Onorevole Conte pero ha rettificato questa versione: “Non abbiamo mai parlato di assessori e non c’è stato un rifiuto ad una cosa che non abbiamo chiesto”.
Nel pomeriggio di mercoledì le minoranze hanno risposto allo “sgarro” che – a loro dire – avevano subito dal presidente del consiglio comunale Pasquale Di Gabriele. Lunedì aveva convocato il consiglio comunale per l’approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio in maniera autonoma ed unilatera bypassando la conferenza dei capigruppo. Non ha convinto neppure il ricorso, sembra con l’avallo tecnico della segreteria generale del comune, alla seconda convocazione quando la stessa, il 30 novembre in occasione delle dimissioni poi rientrate del sindaco Paola Villa, era stata revocata dallo stesso penalista. In questo caos più totale capigruppo hanno dato forfait all’appuntamento formalizzato da Di Gabriele per “chiedere scusa”. Non c’era praticamente nessuno dei convocati della Lega, dell’Udc, di Fratelli d’Italia-Formia con te e del Pd. Ha dato forfait anche il consigliere Antonio Capraro che, insieme a Costa, era ed è in predicato di tornare nei ranghi . Il colpo di mano di Di Gabriele – secondo molti ispirato dallo stesso sindaco – non è piaciuto per niente. Tantomeno a Capraro che ora si considera sul mercato e le quotazioni sono sempre in rialzo. L’unico a rispondere al presidente d’aula è stato il solo capogruppo di Forza Italia Eleonora Zangrillo che, da giorni in polemica il Senatore Claudio Fazzone per essere stata (a quanto pare) da alcuni incontri “d’alto livello” svoltisi a Gaeta con i massimi dirigenti azzurri del territorio, potrebbe garantire il 12° voto al sindaco. Ma basterà?
La seconda convocazione è valida se saranno presenti almeno 11 consiglieri ma per l’approvazione servono 13 voti. Al momento a nessuno al momento piace l’etichetta di essere determinante, decisivo per salvare un’amministrazione che, davanti ai terribili problemi sociali ed economici legati al Covid, ha perso un mese di tempo tra consigli saltati, le dimissioni del sindaco, pseudo consultazioni quirinalizi, ritiro delle dimissioni e azzeramento della Giunta. Il sindaco Villa il 28 dicembre farà un discorso invocando il buon senso e l’amore per la città.
Intanto a partecipare a questo dibattito politico, che non è andato in vacanza neppure la vigilia di Natale, ha partecipato un finissimo rappresentante del mondo culturale di Formia, l’ex dirigente scolastico dell’istituto commerciale “Gaetano Filangieri” Pasquale Scipione. Ha scritto una lettera che testualmente riportiamo. “Confidando in un messaggio pubblicitario “a Natale puoi fare quello che ti pare”,
la sindaca di Formia sperava di recuperare la fiducia dei suoi e concludere la legislatura. Tentativo fallito finora perché sin dalla partenza la sua maggioranza si è caratterizzata come un coro di solisti in una orchestra tra l’altro mal diretta. Pezzi di maggioranza, assessori autodimessi, altri dimissionati, pezzi di maggioranza spesso in Intesa cordiale con l’opposizione, hanno contraddistinto due anni di amministrazione deludendo quanti avevano pensato e sperato in una nuova formula che prescindesse dalle strettoie ideologiche partitiche.
Va detto che la crisi del comune di Formia non può essere eviscerata da quella più generale che il paese sta vivendo e che Covid a parte, è figlia diretta di una lunghissima stagione di inefficienza pubblica, insipienza politica, corruzione in tutte le articolazioni dello stato. A questo va aggiunta una classe di amministratori eletti o “chiamati” ad amministrare la cosa pubblica privi della visione di una società che garantisse a tutti uguali opportunità.
Non sono mancate rare eccezioni anche se spesso interessi contingenti o di parte le affossavano nel silenzio anche complice di un certo tipo di informazione e di parti politiche più disponibili a sollecitare istinti egoistici che proporre soluzione adeguate ai problemi. In pratica non una visione alternativa della società ma di alternativa nell’occupazione del potere.
Tutti accusano l’assenza di futuro per i giovani. Ma quando e chi ha garantito loro questo futuro? I dati statistici di qualche giorno fa ci hanno informati che oltre il 20/per cento dei giovani sono disoccupati. Ma il dato più drammatico è che i ragazzi fuggono dalla scuola, dall’istruzione e spesso sono tanto scoraggiati da non cercarlo più, altro che futuro!
C’è un quadro meraviglioso ma inquietante di Paul Klee che mi sembra rappresenti in modo plastico questa situazione: è l’Angelus Novus. Una tempesta che viene dal Paradiso blocca le ali distese dell’Angelo spingendolo verso il futuro a cui però l’ Angelo rivolge le spalle ed con il volto rivolto verso il passato che vede solo come una catena di eventi catastrofici. Per chi ha qualche anno in più sulle spalle paradossalmente constata che di futuro come certezza e non solo speranza, lo ha vissuto solo quando davanti ai disastri di una guerra infame in cui una ridotta parte dell’umanità si era specializzata a inquinare menti, gasificare corpi, distruggere edifici, su quelle macerie, senza lamenti, si è tirato su le maniche della camicia che non aveva e ha cominciato a costruire il suo futuro.
Ha affrontato il viaggio a piedi da bambino dalla periferia per recarsi a scuola posta al centro città, oppure si è imbarcato sul primo treno o su un vecchio bus con quattro stracci in valigie imbracate di spago, per andare a trovare lavoro magari a nord. Altre generazioni, altro popolo altri governanti impegnati a ricostruire questo paese. Non so quanti abbiano consapevolezza di tutto ciò. Non pretendo dispensare verità storiche. Vedo il mio paese in affanno, la mia città degradata, basta percorrere Via Vitruvio e questo mi fa arrabbiare. Ma non voglio correre il rischio di essere giudicato come un intellettuale da strapazzo perché questa parola mi fa risuonare nelle orecchie una decisa espressione di un certo Goering: “Quando sento parlare di intelligenza metto mano alla pistola”. Non siamo a quei tempi tremendi grazie a chi ha scelto la rivolta per garantirci la libertà. Ma affrettatevi cari amministratori locali, nazionali e uomini di buona volontà a non osannare soltanto il bambino Gesù che nasce ma alimentate la paglia della libertà e dell’uguaglianza sempre più ridotta della mangiatoia perché possono arrivare re magi con ben diversi “ doni”.