FROSINONE – “Per capire quanto il virus possa incidere sulla qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro territorio può aiutare un numero: 471. Tanti sono stati i contagi da covid nel 2020 contratti nella Ciociaria lavorando”. I numeri emergono dall’approfondimento che la Uil di Frosinone ha realizzato – elaborando i dati Inail – per fare il punto su questa specifica tipologia di infortuni durante la pandemia. “Da gennaio a dicembre 2020 – spiega una nota redatta dalla Uil Frosinone – all’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro sono arrivate infatti dalla nostra regione 7381 segnalazioni di infezioni covid, 28 quelle divenute mortali. Due di queste sono avvenute nella nostra provincia, altrettante nel territorio pontino, 23 a Roma e una nell’area reatina. Infermieri, medici operatori socio sanitari e socio assistenziali sono state le professioni più colpite dal virus”.
“Lo scenario del nostro territorio – spiega Anita Tarquini, Segretaria della Uil di Frosinone – è inquietante: se a fine ottobre erano 185 le denunce per infezione covid, a fine novembre le stesse erano cresciute fino a 365, per poi sfondare ampiamente le quattrocento unità a fine dicembre. Praticamente stiamo parlando di 286 contagi certificati nell’ultimo trimestre, che sommati a quelli dei periodi precedenti corrispondono al 6,4 per cento di tutti quelli registrati nel Lazio”.
“Tornando alla Ciociaria – prosegue l’esponente sindacale – dal nostro approfondimento emerge che nel corso delle due ondate pandemiche le più esposte alle infezioni di origine professionale causate dal nuovo coronavirus sono state le donne con 296 infortuni censiti, 214 tra gli uomini. La fascia di età con più casi (210) è stata quella tra i 50 e i 64 anni, 179 gli eventi registrati invece tra i trentacinquenni e i quarantanovenni. Mentre le infezioni tra gli under 35 sono state 83, 12 tra gli over 64”.
“La nostra area si colloca al terzo posto per contagi accaduti sul posto di lavoro – conclude Tarquini – dopo Roma con 5863 casi, Latina (487) e prima di Viterbo (316) e Rieti (244). Focalizzandoci per un attimo sulla zona a sud di Roma, notiamo come i territori del pontino e della Ciociaria da gennaio a dicembre abbiano insieme registrato 958 denunce, mentre quelli a nord della Capitale, ovvero la Tuscia e il reatino, 560 segnalazioni. E’ molto probabile che questi numeri siano destinati a crescere per effetto del loro consolidamento. Va poi aggiunto che molte persone sfuggono alle statistiche ufficiali perché non assicurate Inail. Ma è fin troppo chiaro che in questo periodo di emergenza sanitaria lavoratori e lavoratrici stiano pagando un conto salatissimo. E questo deve spingere tutti noi del sindacato a chiedere al governo il rispetto della salute e della sicurezza sul lavoro implementando le misure di tutela. Serve quindi un salto culturale, che la Uil in tutte le sue articolazioni, dal nazionale al regionale, fino ai territori, vuole contribuire a realizzare per ridurre il più possibile i rischi che le persone si ammalino di lavoro e che di lavoro possano morire”.