FORMIA – “E’ di principi socialisti riformisti […]e si è dimostrato e si dimostra oppositore irriducibile del Fascismo”. Era il 1928, a contenere queste parole sul formiano Remigio Paone è un verbale redatto dalla Questura di Roma, spedito all’indirizzo del Ministero dell’Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Polizia politica.
Il signore dei prosceni nazionali, apprezzato tra i sipari internazionali, lo “Ziegfield italiano” di Formia (Lt) – la cui memoria è andata un po’ persa nei meandri della storia teatrale e politica – nascose attori e attrici di orgini ebrea, sfidando il Regime, nelle compagnie pronte a calcare i suoi palcoscenici, muovendosi tra le sue quinte teatrali in cui li ospitava prima sotto mentite spoglie pur di vederli esibirsi, più tardi per consentirgli la fuga.
Il suo nome, in prima battuta, suggerisce i connotati del rinnovatore teatrale per eccellenza: celebrato produttore e regista di spettacoli di rivista e prosa, direttamente ispirati alla tradizione europea e americana. Citare Remigio Paone significa far vibrare il nome del “padre”del “Teatro Nuovo” di Milano, accompagnato per circa trent’anni dalla sua gestione; rimanda agilmente a memorabili collaborazioni con celebrità del calibro di Totò, Riccardo Muti, Walter Chiari, Macario, Vittorio De Sica, Gino Cervi, Renato Rascel, e al merito di aver concesso al pubblico italiano di quegli anni di conoscere tanti altri prestigiosi attori e gruppi teatrali stranieri.
Egli, però, fu anche tassello della Resistenza italiana e contribuì a farla salda e grande con il suo teatro, al quale continuò a dedicarsi per l’indispensabile apporto culturale del Paese – garantendo, anche in fuga dagli ordini di cattura dell’Ovra, che i sipari si alzassero sui palcoscenici da lui gestiti – ma anche con la sua militanza politica nelle prime file del PSI, iniziata col tesseramento del 1929, terminata solo con la sua morte, e articolata anche in una profonda fedeltà politica e amicizia privata con il leader Pietro Nenni.
Va ricordato che la presenza del leader socialista nella città di Formia avvenne nella casa che costruì dopo l’acquisto di una porzione di terreno poco distante dalla residenza “La Caravella” di Paone, proprio su suggerimento dell’ amico Remigio.
D’altro canto era l’intera famiglia dell’impresario ad avere connotazione anti-fascista, in particolare il papà Giuseppe – da cui la fede politica socialista – e il frattello l’avvocato Mario Paone, spostatosi col tempo su posizioni comuniste, sempre schierato in difesa dei compagni colpiti dal Regime, nel cui mirino ruotavano tutti e tre, essendo considerati a capo dell’anti-fascismo formiano.
Schedato prima come “tollerato”, poi come “perseguitato”, “Re Migio” ha combattutto nella Resistenza antifascista politica e culturale proprio attraverso i suoi luoghi – teatri, uffici, appartamenti in cui ospitava riunioni, incontri e fuggitivi, come quello che definisce egli stesso in un’intervista il “delizioso ospite” Giuseppe Saragat.
Fu di Remigio Paone il primo spettacolo “liberato” col debutto in Italia del jazz, così come potremmo riordare che non si tirò indietro dalla necessaria ricostruzione cultural/politica dalle macerie morali del secondo dopoguerra aderendo, ad esempio, al progetto della “Casa della cultura” di Milano.
Per fare “memoria”, bisogna tener presente che la Storia è fatta anche dei nostri luoghi e della nostra gente. Essa non è lontana nello spazio, né lo è sufficientemente nel tempo se non si praticano certi esercizi di consapevolezza.
Oggi che la pandemia da Covid-19 blocca l’accesso ai teatri che hanno contribuito a fare grande la cultura del nostro Paese che più di tutto può preservarci da certi orrori di cui l’Umanità è capace; oggi che il pensiero va alle vittime dell’Olocausto, grazie a celebrazioni che riescono a superare i limiti imposti da questa epidemia mondiale, il pensiero va alla necessità di “non dimenticare” ogni piccolo e grande sforzo. Un intento che ha il diritto ed il dovere, quindi, di agganciarsi a tutti quei tasselli che hanno permesso alla Storia di parlare, oggi, di “memoria” e non di “presente”.
Anche il tassello scritto dall’impresario formiano Remigio Paone.