Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Si cerca di tradurre in parole un dolore che ha colpito in un’intera comunità ferita dallo stesso colpo che ha liberato l’anima di Romeo dalle sue spoglie mortali. A Formia, ieri sera, è venuto a mancare un figlio, un fratello, un nipote, un cugino, un amico, per qualcuno una promessa del calcio, per altri un ragazzo di diciassette anni – e già questo è sufficiente a non riusicre facilmente a farsene una ragione – nel pieno centro di quella via Vitruvio in cui ha passeggiato l’adolescenza della stragrande maggioranza di tutte le generazioni di cittadini.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Si affastellano tante idee, si avanzano responsabilità, si rincorrono numerose ipotesi nel tentativo di dare una spiegazione all’orrore che si è consumato che vada oltre le dinamiche dell’accaduto – al quale spetta l’esclusivo compito degli inquirenti – e capire qual è il terreno nel quale matura il fallimento del linguaggio della violenza che lascia solo vittime nella sua affermazione.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Succede perchè “Ragazzi, coltelli e sangue…”, una frase che mette insieme tre elementi separati solo da una virgola già così dovrebbe far sussultare. Sul profilo social della sua autrice, l’ex-sindaco di Formia, Paola Villa essa prosegue: “ora è il momento del silenzio e del raccogliersi come comunità intorno alle famiglie coinvolte…non si può accettare la morte di un ragazzo, ancor meno quando avviene in un modo così assurdo”.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Succede perchè “la morte di un ragazzo di 17 anni accoltellato non è accettabile, è straziante!” – come scrive l’ex-consigliere comunale di Formia Gianfranco Conte sul suo profilo social rivolgendogli un “Riposa in pace”.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Succede perchè “al momento solo dolore e cordoglio” – scrive un altro ex-Sindaco di Formia, nonché Dottore in Neuropischiatria infantile, Sandro Bartolomeo, che poi si chiede – “ma domani lo capiremo che stiamo andando a sbattere?”.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Succede perchè si moltiplicano commenti, considerazioni, perlopiù affidati ai social network e c’era da aspettarselo. Quelli citati ne sono solo alcuni. Succede perchè c’è chi accende i riflettori sulla crisi ingenerata tra i ragazzi dalla pandemia da Covid-19, chi addita lo smarrimento di modelli educativi di riferimento, chi parla di una politica “distratta” che non si concentra sulla popolazione più giovane, chi invoca ancora più controlli delle Forze dell’ordine.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Succede perchè ricorda bene don Francesco Contestabile (Pastorale Giovanile) : “Un ragazzo è morto accoltellato, in un contesto ancora non chiarissimo… ma a cui la chiarezza non toglierà assurdità. Un ragazzo è morto! Davanti a questo tutto è futile. Domani tanti vorranno spiegarci il perché e il per come e ci diranno cosa bisognava fare. Ignorateli! Domani mattina il sole sorgerà su vite già segnate da un solco profondo. Non azzardate teorie su quello che avrebbe dovuto essere, perché il presente sarà già duro di suo per coloro che Romeo lo hanno conosciuto e amato e le nostre spiegazioni non richieste non aggiungeranno che sale su ferite aperte”.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
E’ normale. E’ ciò che succede in preda allo sconcerto. E’ dolore di un‘opinione pubblica che da ieri è spaccata sul decidere quanto sia importante il silenzio e quanto interrogarsi. Su quale aspetto usare silenzio, su quale interrogarsi.
Il punto è che forse c’è un tempo per ogni cosa, tutto sta a non arrivare in anticipo o in ritardo, ma per questo bisognerebbe orientare gli “orologi” di tutta la comunità.
“Se proprio desiderate guardate a quel che potrete essere, in prima persona, perché il sole di domani mattina illuminerà una città che si scopre fragile. Ma non date ricette – scrive ancora don Francesco Contestabile – perché non ce ne sono e non cambieranno il passato. Domani mattina combatteremo con rabbia, odio e, peggio di tutto, le molte parole vuote. E nessuno si senta distante, perché Formia è tutte le nostre città. Vi propongo solo questo: domani sogniamo di esserci senza resa, con dolore ma senza rassegnazione. Dio ci sarà, cammina con noi e sta, ostinato, dalla parte di chi non cede, di chi cerca una strada nel deserto… in direzione ostinata e contraria”.
Si invoca il silenzio e mentre lo si fa lo si interrompe.
Ad immortalare il dolore basta una panchina vuota che comincia a riempirsi di fiori bianchi.