FROSINONE – Un 33enne residente a Roma è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di “revenge porn”. La Polizia di Stato di Frosinone ha eseguito l’ordinanza emessa dal Tribunale di Frosinone ed ha indagato altre tre persone in stato di libertà per ” diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. Secondo la ricostruzione degli inquirenti sono decine le vittime di quest’uomo e del suo meccanismo volto ad ottenere materiale pornografico equiparabile ad una sorta di circolo vizioso del quale sembrava impossibile sottrarsi una volta entrati.
Secondo le risultanze investigative, l’uomo attraverso i social network Instagram e Facebook, utilizzando il profilo “mauro.colafigli.50”, contattava giovani donne, in particolare residenti in alcuni centri della provincia, e attraverso una serie di minacce, riusciva a farsi inviare materiale fotografico dal contenuto sessualmente esplicito che poi utilizzava per ottenere nuove immagini del medesimo tenore.
L’indagine è partita dalla denuncia di una giovane vittima che due anni fa era caduta nella rete di predatori sessuali informatici ma credeva di essere riuscita a liberarsene cambiando numero di telefono e cancellando i propri profili social, fino a quando nel novembre scorso non aveva ricevuto nuove richieste di produrre materiale fotografico dietro la minaccia di divulgare immagini dal contenuto sessualmente esplicito che la ritraevano e che si riferivano agli episodi risalenti a due anni prima che l’avevano coinvolta. Questa volta però la giovane ha scelto di sottrarsi a tali richieste estorsive, sebbene sempre più insistenti e condite da minacce di ogni genere, e si è affidata agli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Frosinone, che sono riusciti a far luce su una vicenda complessa e dai contorni ancora indefiniti, potendosi ritenere che il fenomeno sia molto più diffuso ed abbia coinvolto molte più vittime di quelle che attualmente si conoscono.
Il coinvolgimento nelle richieste estorsive di altre tre persone, due uomini ed una donna, tutte residenti nella provincia di Frosinone, ha portato alla denuncia in stato di libertà dei tre ma non si esclude che oltre agli odierni indagati non ci siano altri soggetti coinvolti, per l’identificazione dei quali le indagini proseguono senza sosta.