CASSINO – Assenteista oltre il lecito sul posto di lavoro – secondo la versione della Fiat – e per questo motivo fu licenziato il 26 maggio 2008 . L’operaio è deceduto il 6 novembre 2014 all’età di 56 anni a causa delle patologie per le quali si assentava spesso presso lo stabilimento di Piedimonte San Germano e, a distanza di nove anni dall’inizio del procedimento, la famiglia ha ottenuto una giustizia che sembra essere al momento molto parziale. E’ la sintesi della “via crucis” che ha dovuto percorrere la moglie di Alfredo Morra, il metalmeccanico di Cassino che 13 anni fa si vide recapitare la lettera di licenziamento dalla direzione dello stabilimento Fiat.
“Troppe ed inutile assenze” – fu la motivazione. Il contenzioso legale promosso dagli avvocati Giovanni Di Murro e Michela Perrozzi davanti il giudice del lavoro Raffaele Iannucci ha dimostrato sino alla sentenza conclusiva il contrario: Alfredo quando lavorava su un muletto, che transitava su un pavimenti duri, soffriva di ernia discale e di lombosciatalgia, le stesse patologie che – l’ha accertato il Ctu del Tribunale – hanno provocato nel 2014 la sua morte. La controversia sollevata dagli eredi di Alfredo Morra è seguita con dovizia di particolari dagli avvocati Giovanni Di Murro e Michela Perrozzi che, nonostante siano cambiati in nove anni dall’inizio del processo ben tre giudici, hanno prodotto un’infinita di prove, corredate da numerose perizie di parte, secondo le quali l’uomo quando non guidava il muletto sarebbe stato costretto ad alzare e spostare colli pesanti.
Una situazione inverosimile alla luce di un quadro clinico e fisico che nel frattempo si era pregiudicato sino alla prematura e dolorosa scomparsa dell’operaio metalmeccanico di Cassino. Alla famiglia sono state riconosciute le mensilità, con tanto di rivalutazione monetaria, che l’uomo avrebbe potuto e dovuto percepire sino alla data della sua morte se non fosse stato licenziato ingiustamente.
La sentenza, le cui motivazioni saranno rese note nei prossimi 90 giorni, ha riconosciuto come sacrosanti diritti costituzionali quelli al lavoro e alla salute. Di certo, gli ultimi sono stati 13 anni davvero difficili per la signora Maria Pomella che, senza lo stipendio del marito licenziato e deceduto, ha dovuto far crescere i figli Licia, Achille e Debora e far fronte una situazione economicamente difficile. La signora Maria ha rivelato di essere “molto stanca, sotto ogni profilo” ma, appena avrà in mano la sentenza del giudice Iannucci, valuterà se proporre altri contenziosi nei confronti di Fca.