La linea veloce del Tribunale di Cassino non garantisce un proficuo collegamento in video conferenza da diverse strutture penitenziarie italiane in cui si trovano reclusi ancora molti degli indagati. Sarà per questo motivo che il 21 aprile il processo dovrà proseguire altrove, a Frosinone per la precisione. Con questo imbarazzante colpo di scena è iniziato il giudizio immediato nell’ambito dell’operazione anti droga “Touch & Go” che il 1 luglio scorso culminò con l’arresto di 21 persone da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina e della Compagnia di Formia con l’accusa di gestire da anni, almeno dal 2015, a Formia e a Scauri un collaudato sistema specializzato nello spaccio di cocaina, hashish, marjuana e shaboo.
Il collegio difensivo ha chiesto di svolgere presso un altro Palazzo di Giustizia un processo per il quale il sostituto procuratore della Dda di Roma Corrado Fasanelli, alla luce degli evidenti elementi probatori acquisti, ha ritenuto non opportuno celebrare, “saltandola”, l’udienza preliminare. L’udienza inaugurale del giudizio immediato intanto ha assolto a due adempimenti procedurali: l’ammissione delle prove e la nomina di un perizio fonico che dovrà trascrivere la “pioggia” di intercettazioni telefoniche e ambientali prodotte dagli inquirenti.
Di sicuro il processo a Frosinone proseguirà con il collegio giudicante che non sarà presieduto dal dottor Alessandro Cananzi – prossimo al trasferimento – ma dal dottor Marco Gioia. Come si ricorderà le misure cautelari chieste dalla Dda sono state condivise dal Gip del Gip Tribunale di Roma Ezio D’Amizia secondo il quale, dietro questo gruppo di indagati, c’era la camorra e, più precisamente, due clan dominanti nel quartiere napoletano di Secondigliano, i Licciardi prima e, dopo la sua trasformazione, i “Sacco-Bocchetti” poi. Le ipotesi accusatorie della Dda, sintetizzate in 465 pagine dell’ordinanza custodiale, sono associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, possesso di armi e di materiali esplodenti, minacce, violenza privata e lesioni, tutti reati compiuti con l’aggravante del metodo mafioso.
L’holding criminale era monitorata dai Carabinieri della Compagnia di Formia dall’autunno 2015 cui si sono affiancati nel corso del tempo – l’attività investigativa è proseguita anche tra il marzo ed il settembre 2018 – gli specialisti della direzione centrale per i servizi antidroga del Ministero degli Interni.
Tutto faceva capo a due dei fratelli Scotto, Domenico e Raffaele, di 37 e 44 anni, residenti nel quartiere di Secondigliano di Napoli che per conto della camorra avevano deciso di guadagnare e affermare il mercato dello spaccio della droga nel sud pontino, soprattutto a Scauri. Per farlo avevano arruolato una serie di pusher, non solo di Minturno, ma anche di Formia, Gaeta e Sessa Aurunca, considerati di provata affidabilità e di esperienza nel remunerato attività dispaccio al minuto. A loro la droga necessaria per rifornire un mercato che appariva essere sempre più esigente – da qui il nome dell’operazione dei Carabinieri “Touch & go”, “prendi e vai” durante la stagione turistica e nei periodo festivi arrivava direttamente da Secondigliano e finanche dalla Spagna.
Naturalmente i tossicodipendenti in ritardo con i pagamenti venivano minacciati e aggrediti e questo gruppo criminale era abile, se proprio necessario anche a ricorrere all’uso di armi e di materiale esplosivo. I Carabinieri prima di eseguire le 22 misure restrittive avevano anche sequestrato, oltre a 450 grammi di cocaina, 350 di marijuana, 100 di shaboo e a 9 chilogrammi di hashish, una pistola calibro 9X21 risultata rubata ma completa di caricatore e di 13 proiettili, due ordigni esplosivi di produzione artigianale mentre ad uno degli arrestati di Napoli è stata rinvenuta e sequestrata una pistola calibro 44 magnum con matricola abrasa, ma munita di 10 proiettili.