FORMIA – Poteva essere salvato un giovane pugile di Formia che morì nel sonno il 17 agosto 2019 a soli 22 anni. Il suo decesso poteva essere evitato se gli fosse stato diagnosticata un’aritmia ipercinetica ventricolare insorta in un paziente già affetto da fibrosi cardiaca diffusa. A queste drammatiche conclusioni è giunto il sostituto procuratore Alfredo Mattei nella conclusione delle indagini preliminari per la morte avvenuta due anni fa di Mario Valerio, un giovane di Formia che quando poteva praticava il pugilato a livello squisitamente dilettantistico in una palestra della città.
La Procura, dopo l’esposto della famiglia della vittima, ha ravvisato gravi responsabilità sul conto di S.M, un cardiologo di Venafro di 62 anni e di M.V., un medico dello sport di 66 anni di Santi Cosma e Damiano che , assistiti ora dagli avvocati Gaetano Andreozzi e Pasquale Di Gabriele, rischiano il processo per omicidio colposo in concorso.
La vicenda ebbe inizio al 29 novembre 2017 quando Valerio fu sottoposto presso un centro diagnostico fuori Regione ad un elettrocardiogramma da sforzo. Ad esegirlo fu il cardiologo di Venafro. Sette giorni dopo, il 5 dicembre 2017, da M.V. gli fu rilasciato un certificato di idoneità all’attività sportiva. Secondo la Procura fu commesso un errore. Dai due medici indagati non venne interpretato in maniera corretta il tracciato elettrocardiografico omettendo di rilevare alcune marcate alterazioni della ripolarizzazione ventricolare con particolare riferimento “al sottoslivellamento orizzontale nelle derivazioni inferiori e laterali nonché una forma di extrasistolia ventricolare frequente e ripetitiva con fasi alloriotmiche peraltro ostativa al riconoscimento dell’idoneità – scrive la Procura – all’attività sportiva agonistica”.
Il Sostituto procuratore Mattei sostiene che Valerio avrebbe potuto salvarsi se gli fossero stati eseguiti ulteriori accertamenti, tra cui una risonanza magnetica cardiaca che avrebbe permesso di rilevare una fibrosi cardiaca diffusa. Lo stesso studio elettrofisiologico endocardico avrebbe potuto – scrive il Pm Mattei nella sua conclusione delle indagini preliminari – potuto svelare la patologia di cui era sofferente il pugile formiano, l’aritmia ventricolare. Il medico dello sport di Santi Cosma e Damiano è accusato di aver rilasciato a Valerio un altro certificato di idoneità il 20 gennaio 2019 senza far precedere lo stesso da un ulteriore elettrocardiogramma da sforzo. Il suo giudizio si basò sull’esito dell’accertamento compiuto il 29 novembre 2017 che, secondo la Procura, fu incompleto.
L’avvocato difensore di M.V., l’avvocato Pasquale Di Gabriele, ha annunciato il conferimento di un incarico medico legale ad un perito per contrastare la tesi medico legale cui è giunta la Procura specificando come il povero Mario Valerio fosse deceduto nel sonno e non praticando il pugilato di cui era un gran appassionato.