VENTOTENE – Deve essere rifatto, ma solo in sede civile, il secondo processo d’appello per uno degli indagati per la tragedia di Cala Rossano a Ventotene, l’arenile su cui il 20 aprile di 11 anni fa persero la vita, travolte da due metri di materiale tufaceo, le studentesse romane di 13 e 14 anni Sara Panuccio e Francesca Colonnello. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha ordinato un nuovo processo, ma davanti ad un Tribunale civile, per Luciano Pizzutti, il funzionario del Genio Civile di Latina che venne indagato per omicidio colposo insieme agli ex sindaci di Ventotene Geppino Assenso e Vito Biondo e l’ex responsabile della ripartizione tecnica del comune isolano.
La Corte d’Appello aveva assolto Pizzuti per intervenuta prescrizione confermando invece l’obbligo di dover risarcire, limitatamente alla sua parte, le famiglie delle due ragazzine di Santa Anna Morena decedute durante un campo scuola ambientale. Nonostante il proscioglimento per prescrizione avvenuta nel 2019, Pizzuti decise di ricorrere in Cassazione, la stessa che aveva dichiarato definitive le condanne per gli ex sindaci Assenso e Biondo a due anni e quattro mesi di reclusione e un anno e dieci mesi quando in precedenza la seconda sezione penale ella Corte d’Appello di Roma aveva assolto Romano per non aver commesso il fatto.
Il ricorso di Pizzuti ha sortito gli effetti sperati: per la Suprema Corte i giudici d’appello non avrebbe trovato ai danni del funzionario del Genio Civile un nesso di casualità tra due eventi franosi, verificatisi nel 2004 e nel 2010. Niente processo d’appello penale perché lo vieta la prescrizione ma ne bisogna fare un altro, in sede civile, per valutare gli eventi risarcimenti danni da riconoscere ai genitori delle povere Sara e Francesco.