Cronaca

Concorsopoli Asl Latina, arrestati un dirigente e un funzionario. Indagini in corso sui vincitori

LATINA – Accusati di aver anticipato e rivelato ad alcuni dei partecipanti a due concorsi pubblici dell’Asl di Latina le domande che sarebbero state poste loro in sede di esame. Con le ipotesi di reato di falsità ideologica in atti pubblici e rivelazione di segreti di ufficio due dirigenti di primo piano dell’azienda sanitaria pontina, il responsabile ed un funzionario dell’ufficio reclutamento, Claudio Rainone e Mario Graziano Esposito, sono stati arrestati questa mattina e posti ai domiciliari nell’ambito di una delicatissima inchiesta che, coordinata dal Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal Sostituto Procuratore Valerio De Luca, si è concretizzata con l’emissione di due ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip Giuseppe Cario.

Il Tribunale ha condiviso le risultanze probatorie cui sono giunti, dopo mesi di accertamenti, gli agenti della sezione anticorruzione della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Latina. Gli inquirenti hanno passato al setaccio lo svolgimento nel settembre 2019 e lo scorso dicembre di due concorsi pubblici indetti dall’Asl pontina, quale ente capofila, i cui vincitori avrebbero dovuto prestare servizio, in base alle singole richieste di fabbisogno, presso le Asl di Frosinone, Viterbo, Roma 3 e, naturalmente, Latina. Tante furono le istanze di partecipazione: 1300 nel concorso per l’attribuzione di 23 posti da collaboratore amministrativo e 2900 domande in quello per 70 posti con qualifica di assistente amministrativo categoria C. Di entrambe le prove concorsuali Rainone ed Esposito svolsero le mansioni di presidente e di segretario verbalizzante. La Polizia e le Fiamme Gialle cominciarono a passare sotto la loro lente d’ingrandimento lo svolgimento di questi due esami pubblici nel momento in cui furono resi noti i nomi dei partecipanti: diversi erano familiari diretti di alcuni dirigenti apicali dell’Asl, di funzionari e dipendenti della stessa direzione generale e di servizi interni come lo stesso ufficio reclutamento.

Per la Procura di Latina almeno cinque partecipanti ai due concorsi, conoscenti dei due indagati, hanno saputo in anticipo le domande a cui hanno regolarmente risposto. Hanno falsato, dunque, il corretto ed imparziale svolgimento delle prove bandite dall’Asl pontina. Le indagini sono ancora in corso, finalizzate a verificare l’eventuale sussistenza di “favori”, di vario tipo, agli indagati.

Il nuovo corso dell’Asl, dopo il via libera della Regione Lazio, ha annullato in autotutela i due concorsi sui quali già indagavano la Polizia e la Finanza e Rainone si era dimesso da direttore amministrativo, incarico che ricopriva temporaneamente prima dell’arrivo della neo direttrice generale Silvia Cavalli.

Dopo lo scoppio, prevedibile, di questa bufera giudiziaria il mondo politico è pesantemente intervenuto. Il primo a farlo è stato l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, che ha preannunciato la costituzione di parte civico della Giunta Zingaretti in un eventuale processo penale: “Desidero ringraziare la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza di Latina e la Magistratura per le importanti operazioni che stanno svolgendo sulle ipotesi di procedure concorsuali inquinate. Bene ha fatto – ha esordito – il Direttore Generale dell’Asl di Latina, Silvia Cavalli, ben prima degli arresti odierni, a revocare in accordo con la Direzione regionale Salute il bando concorsuale e allontanare il dirigente dalla Direzione amministrativa che ha gestito il concorso. Su queste questioni non guardiamo in faccia a nessuno e la trasparenza e le legittimità devono essere elementi essenziali. Annuncio sin da ora che si dovranno adottare tutti gli atti consequenziali nei confronti dei dipendenti dell’Asl e che, se le contestazioni verranno confermate, ci costituiremo parte civile per risarcire un danno di immagine subito dal Servizio sanitario regionale”.

L’annullamento delle due prove concorsuali –come detto – era stato deciso in una determina dirigenziale del 29 aprile dalla dottoressa Cavalli appena insediatasi alla guida dell’Asl di Latina. In una nota, ringraziando ed esprimendo la massima fiducia e
disponibilità nei confronti della Polizia di Stato, la Guardia di Finanza di Latina e la Magistratura, ha ribadito come “la trasparenza e la legittimità rappresentino strumenti di garanzia imprescindibili nonché principi ispiratori che alimentano l’agire amministrativo. Nei prossimi giorni, si procederà con l’adozione di tutti gli atti consequenziali necessari nei confronti dei dipendenti Asl coinvolti.
Il capogruppo della Lega nel consiglio regionale del Lazio, Angelo Tripodi ha rivolto anch’egli un plauso agli inquirenti e agli investigatori che stanno facendo emergere la verità. E ricorda come nel gennaio scorso ho denunciato la ‘concorsopoli’ all’Asl di Latina con un esposto molto dettagliato alla Guardia di Finanza di Latina, nel quale spuntano non solo le parentele ma sono emerse successivamente diverse persone legate ad una determinata area politica. L’ho fatto per tutelare tutti i partecipanti, in particolare chi ha studiato giorno e notte sognando un posto di lavoro. Purtroppo la revoca in autotutela del concorso è stata la pietra tombale sulla meritocrazia e comprendo la rabbia dei partecipanti, molti dei quali mi hanno scritto sia sui social sia privatamente. Però ritengo di aver rispettato pienamente le prerogative di un uomo delle istituzioni per garantire la legalità e l’uguaglianza”.

Molto battagliero in questa vicenda il centro destra e a rincarare la dose sono stati anche il coordinatore provinciale ed il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini e Giancarlo Righini. “Avevamo da tempo sollevato dei dubbi sulle procedure, poi il successivo annullamento del concorso per 70 posti, e la risposta alla interrogazione sul tema pervenuta dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta – hanno aggiunto – non hanno fatto che confermare il sospetto che qualcosa di poco trasparente durante le procedure concorsuali sia effettivamente accaduta. Sembra che in due concorsi non a tutti i candidati siano state date uguali possibilità e che qualcuno sia stato effettivamente favorito. Ci dispiace constatare che sia dovuta intervenire la magistratura e che gli organi di indirizzo e controllo che avrebbero dovuto vigilare non abbiano saputo evitare che un’opportunità di lavoro sognata dalle migliaia di persone che hanno aderito ai concorsi, si trasformasse in una farsa. Auspichiamo che magistratura e le forze dell’ordine – hanno concluso Calandrini e Righini – facciano piena chiarezza e soprattutto che accertino gli eventuali mandanti dei favoritismi, per rispetto di quei candidati onesti ma penalizzati per non essere amici o parenti di qualcuno. Così come attendiamo fiduciosi una presa di posizione anche dal presidente Zingaretti e dall’assessore D’Amato i quali, forse perché in imbarazzo, eludono l’interrogazione sul tema presentata da Fratelli d’Italia”.

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