LATINA – Sono stati sospesi in via cautelativa dal servizio i due dirigenti dell’ufficio reclutamento dell’Asl, Claudio Rainone e Mario Graziano Esposito, arrestati venerdì scorso e posti ai domiciliari dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza di Latina con l’ipotesi accusatoria di aver aver fornito in anticipo le domande a cui avrebbero dovuto rispondere ai colloqui orali alcuni dei partecipanti di due concorsi banditi dalla stessa Asl. Il provvedimento, anticipato per certi versi dalla direttrice generale Silvia Cavalli il giorno della notifica dell’ordinanza custodiale del Gip Giuseppe Cario con le accuse di falsità ideologica in atti pubblici e rivelazione di segreti d’ufficio, è stato ora confermato dal direttore dell’ufficio personale della stessa azienda sanitaria pontina, Giovanni Bernardi. Con le determine numero 388 e 389 i nomi di Rainone ed Esposito non vengono mai citati ma l’Asl, dopo aver assunto le doverose informazioni dalla Procura di via Ezio, li ha sospesi a tempo indeterminato. Rainone ed Esposito percepiranno, a decorrere dal 21 maggio, lo stipendio decurtato del 50% secondo quanto prevede l’articolo 38 del contratto nazionale di lavoro secondo il quale “il dirigente destinatario di una misura restrittiva della libertà personale o da provvedimenti giudiziari inibitori che impediscono la prestazione lavorativa, è obbligatoriamente sospeso dal servizio e, ove previsto, dall’incarico conferito”.
In questa inchiesta gli indagati sono dieci: cinque sono i candidati che avrebbero beneficiato di questi “aiutini”, i restanti sono i componenti dei due concorsi Asl, tra cui, per l’appunto, Rainone ed Esposti. Su quest’ultime figure l’azienda sanitaria pontina sta valutando eventuali azioni disciplinari nei loro riguardi. Tra gli indagati a piede libero i nomi più illustri sono quelli di Giuseppe Tomao, presidente del consiglio comunale di Minturno, e Matteo Di Domenico, figlio di Pina Rosato, la presidente d’aula di Gaeta. Sono entrambi del Partito Democratico, della componente vicina a Claudio Moscardelli, il segretario provinciale dei Dem
La posizione più pesante è quella del presidente Tomao. Dopo la richiesta di dimissioni avanzata dal coordinanento comunale di Minturno di Fratelli d’Italia anche il suo partito – o almeno la sua parte sinistra (dall’assessore Nuzzo ai consiglieri Marcaccio e Esposito) – ha sollecitato “un necessario ed indispensabile passo di lato”. Ma è l’intera maggioranza civica del sindaco Gerardo Stefanelli a sollecitare al presidente Tomao un “gesto di responsabilità”. A Minturno è iniziata una complicata campagna elettorale e la posizione giudiziaria del presidente Tomao sta diventando un pesantissimo fardello al piede. Secondo alcune indiscrezioni l’esponente Dem avrebbe ricevuto una sorta di ultimatum: “Dimettiti, fallo per il bene della coalizione. Non ci costringere ad adottare iniziative politicamente di forza”. Tomao ha le ore segnate? Hanno chiesto di conoscere le sua decisione entro la giornata di martedì. Non un giorno più tardi. A Gaeta Pina Rosato è lontana dal Comune da “tre quattro giorni” – ha fatto sapere il sindaco Cosmo Mitrano che, a differenza di quanto dichiarato sabato, non ha voluto aggiungere null’altro.
Un’interrogazione urgente al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e all’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato. E’ quella che ha presentato il consigliere regionale di Forza Italia, il formiano Pino Simeone . Ha chiesto se, a fronte di quanto accaduto, “non intendano, a tutela anche della Regione che rappresentano, avviare con urgenza un’accurata indagine interna al fine di comprendere quali siano le “pressioni politiche”, e da chi siano state esercitate, sull’Asl di Latina a cui ripetutamente fa riferimento l’ex direttore generale della stessa azienda, Giorgio Casati. E’ indispensabile fare piena luce ed andare in fondo ad una vicenda che, oltre a far emergere un sistema consolidato di malaffare, sta ricadendo, ingiustamente, sulle spalle di tutti coloro che hanno studiato ed hanno investito le proprie competenze per affrontare concorsi oggi sotto la lente dei magistrati. Dalle dichiarazioni rese dall’ex direttore generale Casati emerge, in modo inequivocabile, la consapevolezza della pressante presenza di una certa politica nella gestione della Asl di Latina di cui lo scandalo dei concorsi sembra essere solo uno degli epiloghi. Casati parla, appellandoli quali “bastardi politici”, di persone che avrebbero esercitato il proprio potere sia per “agevolare” la carriera di Claudio Rainone quale premio per le proprie prestazioni illegali, sia quali “manipolari” della figura di Giuseppe Visconti, direttore sanitario e a sua volta direttore generale facente funzioni della Asl di Latina. Credo sia legittimo domandarsi le ragioni per cui l’allora direttore generale della Asl di Latina si sia limitato a sfoghi e improperi verbali, contenenti accuse pesantissime, nei confronti del non ben identificato “Bruno” e non abbia mai, stando anche la sicurezza con cui ne parla che presuppone la conoscenza di fatti e persone interessate dalla vicenda e autori delle “pressioni” citate, denunciato nulla pubblicamente e non abbia presentato, come il ruolo che ricopriva chiedeva a tutela di tutti, esposti per quanto messo in atto da quelli che definisce “ladroni”. E’ lecito chiedersi perché se definisce Rainone quale “la persona più ladrona ce l’hanno messa lì” e Visconti, incapace di assolvere le proprie mansioni perché in balia dei “poteri forti”, anziché fare chiarezza su quanto stava accadendo, abbia a sua firma provveduto a dargli incarichi dirigenziali e, nel caso di Visconti, ad anticipare di oltre un anno rispetto alla naturale scadenza, il rinnovo del suo contratto da direttore sanitario dell’azienda. Le conversazioni riportate sulla stampa e nell’ordinanza dimostrano – ha aggiunto Simeone – come il dottor Casati fosse a conoscenza di quanto stava accadendo nell’Asl sl di Latina di cui lui era il direttore generale dal momento dell’indizione dei concorsi a giugno 2019 sino allo svolgimento delle ultime prove a dicembre 2020. Sulle sue affermazioni non è possibile soprassedere nell’interesse di tutti i cittadini. Per farlo l’unico modo è non voltarsi dall’altra parte ma comprendere i nomi di coloro che il dottor Casati afferma abbiano fatto pressioni sulla Asl di Latina e sulle persone che, a diverso titolo, sono interessate dalle indagini in corso”.
Anche i Giovani Democratici del Golfo esprimono il loro dissenso e rammarico per la vicenda che ha visto coinvolto esponenti di rilievo della classe dirigente locale. “Nonostante la nostra sia una cultura garantista e nel rispetto nel lavoro che sarà della magistratura non possiamo non fare – si legge in una nota – una valutazione politica ma soprattutto etica e morale. La gravità delle intercettazioni emerse evidenzia il peggior modo di amministrare il bene pubblico e in particolare uno dei servizi più importanti come la Sanità che in questi mesi abbiamo compreso quanto sia fondamentale e necessita di investimenti, competenze e meritocrazia vera. Una vicenda che offende i tanti giovani che impiegano anni di studio e specializzazioni per meritarsi un posto di lavoro rei di non essere “figli di” e di non essersi adoperati con “pensierini” alle persone giuste. Come ben hanno dimostrato il presidente Zingaretti e l’assessore D’amato sarà fondamentale prendere una posizione schietta ed estranea. Questa situazione non può e non dovrà identificarsi con il Partito Democratico. Per queste ragioni siamo molto dispiaciuti sul lato umano, ma non possiamo far altro che constatare e chiedere di fare un passo indietro alle persone coinvolte, auspicando che si apra una nuova fase politica”.