LATINA – Dopo essere stati sospesi cautelativamente dal servizio, compariranno mercoledì davanti il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario per l’interrogatorio di garanzia i due dirigenti dell’ufficio reclutamento dell’Asl, Claudio Rainone e Mario Graziano Esposito, arrestati venerdì scorso e finiti ai domiciliari con l’accusa di aver fornito in anticipo le domande ad alcuni dei candidati che avrebbero dovuto partecipare ai colloqui orali dei due concorsi di cui i due indagati erano presidente e segretario verbalizzante. Difesi dagli avvocati Leone Zeppieri e Renato Archidiacono, i due funzionari Asl molto probabilmente si avvarranno della facoltà, prevista dal Codice di procedura penale, di non rispondere. L’hanno anticipato gli stessi legali difensori che, invece, stanno ultimando i rispettivi ricorsi al Tribunale del Riesame che depositeranno entro il fine settimana per chiedere il completo annullamento dell’ordinanza custodiale. Era stata presentata dal procuratore aggiunto Carlo La Speranza e dal sostituto procuratore Valerio De Luca ed emessa dal Gip Cario con le ipotesi di reato di falsità ideologica in atti pubblici e rivelazione di segreti d’ufficio. “Sono capi d’accusa inesistenti sul piano tecnico-giuridico” hanno dichiarato gli avvocati Zeppieri e Archidiacono convinti di come sia stata “spropositata”, a fronte di questi due reati, l’applicazione della misura cautelativa.
Questa bufera giudiziaria sta conoscendo anche risvolti di natura politica. Tra i dieci indagati a piede libero ci sono anche tre membri delle due commissioni concorsuali e cinque candidati. Due hanno a che fare, direttamente e non, con la politica: il presidente del consiglio comunale di Minturno Giuseppe Tomano e Matteo Di Domenico, figlio della presidente d’aula del comune di Gaeta Pina Rosato, entrambi del Partito Democratico. Continuano le richieste per le dimissioni. Aumenta il forcing del Pd soprattutto nei confronti di Tomao. Il segretario Dem di Minturno Franco Esposito ne ha sollecitato un passo di lato prima del consiglio comunale di mercoledì pomeriggio. Si svolgerà in video conferenza dalle 14.45 con nove punti all’ordine del giorno. Niente di che ma la seduta probabilmente è la più attesa dell’intera consiliatura, la prima dopo l’iscrizione del nome di Tomao nel registro degli indagati.
Innanzitutto si svolgerà il consiglio? A presiederlo ci sarà Giuseppe Tomao finito nel tritacarne mediatico in questi giorni? Il direttivo del Pd lunedì sera non è stato facile. E a moltiplicare gli sforzi per tentare di mediare tra le diverse anime del partito è stato il segretario comunale Franco Esposito. Ha dovuto veicolare, dopo quattro giorni di silenzio, la posizione dei Dem dopo la scelta del capogruppo consiliare Matteo Marcaccio di mantenere la bocca ermeticamente ben cucita. Il documento del Pd è chiaro ed inequivocabile: Tomao per una questione di “opportunità, che diviene anche necessità politica”, rassegni le sue dimissioni dall’incarico di presidente di consiglio. Tomao effettuerà questo ‘passo di lato’ invocato dal parlamentino del suo partito? Lo si saprà nelle prossime ore. Di certo il forcing nei suoi confronti è diventato pesante dopo la “fatwa” politica lanciata lunedì dai Giovani Democratici dell’intero Sud pontino. Il Pd minturnese intanto ha espresso “apprezzamento per il lavoro condotto da magistratura, Polizia e Guardia di Finanza” e auspica tempi brevi per le indagini “perché siano chiari tutti gli aspetti di una vicenda che nell’attuale fase economica e sociale ha destato grave turbamento nell’opinione pubblica. Il Pd a Tomao ha detto praticamente questo: dimettiti per dimostrare, “come da lui stesso affermato”, la sua estraneità ai fatti in maniera tale che “nessuno, in prossimità dell’inizio della campagna elettorale, possa speculare politicamente su di una situazione di cui allo stato ben poco si conosce”. Il Pd, di fatto, ha invitato Tomao – secondo degli eletti alle amministrative del 2016 – “a valutare con coraggio, quale forma di investimento politico, l’ipotesi delle dimissioni dalla presidenza del consiglio comunale da lui gestita con serio spirito democratico e con pieno rispetto delle minoranze”. Tomao ha rassegnato le dimissioni poco prima delle 22 di oggi.
E quest’ultime si sono differenziate sul coinvolgimento di Tomao nella concorsopoli dell’Asl. Se Lega e Forza Italia sono rimaste in stand by, a chiedere politicamente la testa del presidente dell’assise è stato il solo coordinamento comunale di Fratelli d’Italia oltre al gruppo di “Minturno Domani” che al momento non ha rappresentanti consiliari. Il documento del Pd era quello che attendevano da venerdì scorso – giorno dei domiciliari per Rainone ed Esposito – il portavoce Vincenzo Fedele, i consiglieri comunali Tommaso Iossa e Fausto La Rocca e i componenti del rinnovato coordinamento comunale. Adesso Tomao ha in mano, acceso, il cerino politico che il Pd intende spegnere immediatamente. Se non lo farà prima dell’inizio del consiglio di mercoledì sarà Fratelli d’Italia a trasformarlo in un incendio. Come? Facile, presentando in aula – sempre e comunque la seduta abbia inizio (c’è il rischio di una pilotata mancanza del numero legale) – una mozione di sfiducia contro la permanenza di Tomao alla guida del consiglio minturnese. Se così fosse, i risvolti sarebbero incalcolabili con la sfiducia che potrebbe essere votata anche dall’ala sinistra dello stesso Partito Democratico. Il sindaco Gerardo Stefanelli ha chiesto ai cronisti di rimanere in silenzio perché il caso, politico, è tutto all’interno del Pd e, poi, istituzionale. Attende come si comporterà Tomao e poi farà le sue valutazioni.
A parlare, e tanto, è stato martedì mattina il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano. L’ha fatto a fianco della presidente del consiglio comunale Pina Rosato che, scura in volto, è tornata per la prima volta in comune dopo l’avviso di garanzia recapitato venerdì al figlio Matteo, tra i destinatari degli “aiutini” di Claudio Rainone. E ancora una volta Mitrano ha difeso la presidente Dem del consiglio di Gaeta: “Bisogna in questo momento avere rispetto. Voglio – ha esordito – ricordare che questa vicenda non riguarda direttamente la sfera amministrativa né il ruolo istituzionale del presidente del consiglio comunale. Una vicenda delicata, su cui sta indagando la magistratura, che farà il proprio corso e che in questo momento così particolare, proprio per rispetto del lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine per tutelare anche gli aspetti personali che riguardano le singole persone coinvolte ritengo inopportuno strumentalizzare per fini politici tutta questa vicenda. Una situazione esterna alla città di Gaeta e pertanto io invito tutti ad adottare molta cautela – ha concluso Mitrano – in attesa che si chiarirà l’intera vicenda al termine degli organi preposti.”