MINTURNO – No comment. Si è trincerato in uno strategico silenzio stampa Matteo Marcaccio, il 24enne capogruppo del Partito Democratico al comune di Minturno dopo aver ricevuto dal direttivo del suo partito l’indicazione a succedere a Giuseppe Tomao alla presidenza del consiglio comunale all’indomani delle sue richieste dimissioni a causa del suo coinvolgimento nell’inchiesta, tuttora aperta, sulla concorsopoli dell’Asl di Latina. Marcaccio potrebbe registrare un storico record, quello di diventare a 25 anni il più giovane presidente del consiglio nella lunga e prestigiosa storia politico-amministrativa di Minturno ma, chiedendo cautela, si è trincerato in un diplomatico “vediamo cosa succederà”. Diventato il più giovane consigliere comunale di sempre alle amministrative del 2016 con 418 preferenze personali, Marcaccio sa che la sua elezione è irta di insidie, complicata e impegnativa come una salita in una tappa pirenaica del Tour de France.
Il direttivo, coordinato da un sapiente segretario qual è Franco Esposito, ha deciso di puntare su Marcaccio ma ha delegato – com’è giusto che sia – il capogruppo consiliare a definire la scelta. Marcaccio sa che in quella sede è minoranza: è l’unico rappresentante del consigliere regionale Enrico Forte quando gli altri colleghi consiglieri – Francesco Sparagna, Americo Zasa, Paola Graziano e Giuseppe Tomao – sono fedelissimi del segretario provinciale, il Senatore Claudio Moscardelli. Il sesto componente del più gruppo consiliare , il segretario Franco Esposito, gioca una partita tutta per sé: è l’espressione più radicata nel Pd minturnese del sindaco Gerardo Stefanelli. Marcaccio – secondo quanto è trapelato al termine della riunione del direttivo di giovedì sera – l’avrebbe spuntata sulla possibile corsa del veterinario Francesco Sparagna ma ad un certo punto lo stesso segretario Esposito – da mesi e mesi costretto ad indossare i panni di Penelope o del pompiere per spegnere i continui focolai esistenti sotto il tetto Dem di Minturno – avrebbe coltivato l’idea di essere della partita per la corsa alla successione di Tomao. Ma ha declinato la proposta perché interessato a svolgere, sino alla fine della consiliatura, il delegato del sindaco Stefanelli nei rapporti con il distretto socio sanitario del sud pontino nel momento cui l’organismo intermunicipale si sta trasformando in un Consorzio prettamente pubblico. Esposito ha declinato l’invito anche perché è fortemente impegnato a seguire l’iter per la realizzazione da parte dell’Asl di Latina della “Casa della salute” di Minturno. L’elezione di Marcaccio o di un possibile outsider (Francesco Sparagna?) sarà definita al termine di un confronto interno al gruppo consiliare del Pd che potrebbe ricompattare definitivamente il partito o acuire quei dissidi interni per i quali il sindaco Stefanelli non dorme sonni tranquilli nelle fasi iniziali di una campagna elettorale tutt’altro che facile.
Il primo cittadino ha preferito rimanere alla finestra consapevole che quella in corso, dopo l’avviso di garanzia recapitato al presidente Tomao, è una dialettica politica (e personale) interna al suo ex partito, il Pd. Stefanelli ha avanzato solo un auspicio che è molto simile ad una richiesta: il successore di Tomao avvenga con la stessa metodologia con cui è avvenuta la sua elezione cinque anni fa, all’unanimità . Il partito Democratico per primo deve rispondere a questa istanza. Se sarà accolta, agiranno di conseguenza gli altri esponenti della maggioranza, in testa i consiglieri civici di “Minturno Domani” (Giuseppe Pensiero, Gennaro Orlandi e Ines Conte), l’indipendente Domenico Riccardelli e naturalmente lo stesso primo cittadino che naturalmente evita di affrontare inutili conflittualità con l’eterogenea minoranza di centro destra nelle fasi iniziali di una campagna elettorale che vorrebbe concludere in autunno con la sua rielezione.
Stefanelli avrebbe gradito che il Pd, dopo il coinvolgimento di Tomao nell’inchiesta della Procura sugli “aiutini” di cui avrebbe beneficiato lo stesso presidente del consiglio comunale n un concorso che l’ha visto poi vincitore, avesse lasciato la presidenza d’aula ad un rappresentante delle minoranze. I nomi, che avrebbero potuto garantire imparzialità e terzietà, non mancano: dal capogruppo della Lega Massimo Moni ad uno dei due consiglieri di Fratelli d’Italia (Tommaso Iossa o Fausto La Rocca) passando per l’esperto e apprezzato Maurizio Faticoni e per la stessa vice presidente vicaria (di Moderati per Minturno) del consiglio Maria Di Girolamo. Il Pd ha optato per la conservazione di quell’incarico, una scelta quasi inutile in considerazione della conclusione, di fatto, della consiliatura.
Intanto Tomao ha annunciato le dimissioni da presidente ma non le avrebbe ancora formalizzate. Ha convocato il consiglio comunale per lunedì sera, alle 19, con lo stesso ordine del giorno della seduta fissata per mercoledì scorso e poi annullata “per motivi tecnici”. L’elezione del nuovo presidente non figura, però. Non figura neppure nel consiglio già fissato per il 7 giugno per l’approvazione del rendiconto di gestione. Tomao si dimetterà lunedì sera? E quando sarà definita la sua elezione? Questo è un problema a cui deve risolvere solo ed esclusivamente il Partito Democratico di Minturno.