FORMIA- C’era una volta il partito Democratico di Formia. Se quelli di Fondi e Terracina sono stati commissariati al termine delle disastrose elezioni amministrative dello scorso settembre, il partito di Formia di fatto lo è già diventato prima ancora dell’inizio della prossima campagna elettorale.Un record negativo.
Appare molto di più di una fatwa quella sentenziata dal coordinatore regionale del Pd, il Senatore Bruno Astorre. E’ contenuta in una raccomandata, con tanto di ricevuta di ritorno, che ha avuto per destinatario il segretario comunale di Formiaa Luca Magliozzi ad un indirizzo speciale: la sezione Dem di Formia in via Divisione Julia.
A Magliozzi si annuncia che il Pd – o meglio il suo simbolo – non potrà far parte, almeno dal punto di via grafico, del “campo largo e progressista” per il quale il giovane segretario formiano si stava prodigando. Quello che scrivono il Senatore Astorre ed il segretario organizzativo del pd laziale, l’Onorevole Ferro, è molto di più una condanna capitale. Politicamente parlando. I vertici regionali Dem, infatti, hanno passato sotto la lente d’ingrandimento il verbale del direttivo del circolo cittadino dell’11 maggio scorso, quello, per intenderci, con cui era stato deciso di impegnare il partito “in una coalizione come quella proposta dal segretario Magliozzi”.
Il Pd aveva deciso di sostenere la candidatura a sindaco dell’odontoiatra Francesco Occipite Di Prisco – un nome poi da sottoporre al tavolo di cui avrebbero fatto parte – come avvenuto – anche Demos, Formia Città in Comune, Sinistra Italiana, Articolo Uno e l’associazione “Incontri & Confronti”. Ma a quella votazione volutamente non prese parte la componente coordinata dall’ex sindaco Sandro Bartolomeo. Chiedeva i dovuti chiarimenti e la partecipazione – come concordato – dei rappresentanti delle segreterie provinciale e regionale.
Fini 8 a 0 e quel riscontro, sinora numerico, ora riveste anche una valenza politica. Lo ricordano a muso duro anche Astorre e Ferro: “Lo Statuto Regionale, all’articolo 16bis comma 2, prevede che possa essere impegnato il simbolo del partito con il voto favorevole di almeno il 60% del direttivo del circolo. Poiché la votazione favorevole è di 8 componenti su 14, non ci sono le condizioni statutarie per impegnare il simbolo del Pd nella competizione amministrativa”.
La diffida dei vertici regionali è un’autentica severa bocciatura sull’operato di Magliozzi. In alternativa è stato legittimato quello della componente guidata dal quattro volte sindaco Bartolomeo – che nella raccomandata non viene mai citato ma la sua ombra è palpabile in ogni rigo – favorevole a sostenere, attraverso una lista civica, l’infettivologo Amato La Mura, il candidato a sindaco di Lega, Udc e di “Ripartiamo con Voi”.
Magliozzi viene spinto verso il muro dell’isolamento nel momento in cui Astorre ed il segretario organizzativo del Pd laziale gli scrivono, senza mezzi termini, che “non è autorizzato a utilizzare il simbolo del Pd nella competizione amministrativa, non può impegnare il partito in coalizioni elettorali e non può utilizzare il simbolo per iniziative o comunicazioni all’esterno, che abbiano a che fare col percorso elettorale”.
Praticamente il Pd, alla luce delle esistenti divisioni interne, deve finire ai box. Almeno sino alle prossime elezioni amministrative di autunno. Poi si vedrà.
E non è finita. Lo scontro tra le diverse componenti sarebbe arrivato a lambire la carte bollate. Almeno secondo quanto rivelano Astorre e Ferro. Un componente del direttivo ha chiesto il pronunciamento del Pd regionale presentando un dettagliato ricorso – circostanza sinora mai resa nota – circa una surroga effettuata dei componenti del direttivo dichiarati decaduti. Sarebbe avvenuto “in assenza di una lista comprendente anche candidati non eletti”.
Secondo la versione di Astore e Ferro – e lo mettono per iscritto – il segretario di Formia del Pd Magliozzi dichiarò invece al direttivo, riunito alla presenza del Segretario Regionale e del Segretario Provinciale Claudio Moscardelli, che “il congresso è stato unitario e che non vi erano candidati non eletti nella lista votata per acclamazione”. Una circostanza, quest’ultima, confermata dallo stesso Segretario Provinciale che aveva presieduto il congresso. Sul deliberato per le surroghe è pendente un ricorso e – anticipano Astorre e Ferro – “si pronunceranno gli organismi competenti del Partito”.
Insomma il Pd di Formia viene equiparato ad un tappeto sotto il quale è stata nascosta, nel corso degli ultimi mesi, tanta polvere provocata da faide interne e da una gestione poco ortodossa sul piano regolamentare e statutario.
Il Senatore Astorre, di fatto, ha depotenziato il Pd di Formia che, se lo vorrà, potrà partecipare al campo “largo progressista” tanto invocato e reclamizzato da Magliozzi. Il coordinatore, che sembra essere già un ex, sostanzialmente viene anche dimissionato. Sandro Bartolomeo ha ottenuto, a sua volta, un secondo via libera a sostegno della candidatura a sindaco di La Mura.
Il primo l’aveva centrato venerdì sera quando, garantendo il giorno dopo la sua partecipazione fisica all’inaugurazione dell’info point elettorale del medico nella centralissima piazza Mattej, aveva strappato un ‘sì’ da parte della Lega e dell’Udc a presentarsi con alcune liste civiche senza i rispettivi simboli di partito.
Intanto si attende una presa di posizione di Magliozzi a queste sonore bacchettate del suo segretario regionale. Le soluzioni sono praticamente due: ricorrere contro tutte le pesante censure mossegli dal partito laziale oppure fare in fretta la valigia e lasciare il tetto Dem. Astorrre è andato oltre: ha chiesto al segretario della Federazione Provinciale “di verificare che il Segretario e il circolo di Formia rispettino la presente comunicazione”.
Che questo “campo largo e progressista” si sia improvvisamente rimpicciolito l’ha evidenziato l’ex presidente del consiglio comunale di Formia Pasquale Di Gabriele, soprattutto alla luce di come il penalista candidato di bandiera della lista “Formia città in comune” sul tavolo del centro sinistra aveva escluso per ragioni temporali di sostenere lo svolgimento delle primarie – la richiesta avanzata all’ex sindaco Paola Villa a parteciparvi è stata restituita al mittente – ed ora addirittura afferma di farsi da parte: “Lo ripeto, ho 45 anni e la mattina, ancora per qualche anno, la mattina so dove andare..in Tribunale”.
Di Gabriele è politicamente un educato ma ha un riconosciuto merito, il fiuto: e se finisse candidato nella lista civica dell’ex sindaco Bartolomeo. Modificando l’ordine degli addendi, la somma non cambia mai. O almeno.