MINTURNO – Responsabilità e buon senso. E soprattutto il Partito Democratico “non ragioni in questa fase conclusiva della consiliatura con logiche correntizie e con il bilancino in mano”.
Questo monito del sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli all’azionista di maggioranza della sua coalizione ha caratterizzato quella che doveva essere lunedì sera una seduta esclusivamente tecnica del consiglio comunale. E invece è stata accompagnata da tanti contenuti politici per la decisione, plateale, del Dem Giuseppe Tomao di dimettersi dall’incarico. L’ha fatto dopo che il suo nome è finito nel registro degli indagati della Procura di Latina con l’accusa di aver saputo da un funzionario dell’Asl, che l’avrebbe dovuto interrogare il giorno dopo, le domande che gli hanno permesso di vincere un contestato concorso da funzionario amministrativo.
Tomao ha voluto lanciare, nonostante la pressione mediatica e dei social degli ultimi giorni, un guanto di sfida ai suoi detrattori. L’ha fatto leggendo ad inizio consiglio una drammatica lettera che avrebbe potuto benissimo protocollare e mandarla agli archivi del Comuune. E invece il secondo dei più votati alle amministrative del 2016 ha ostentato un apprezzato coraggio istituzionale: “Come mi avete votato all’unanimità cinque anni fa restituisco a voi questo mandato che penso di aver ricoperto con orgoglio, correttezza, passione e con la consapevolezza di aver dato il meglio di me stesso. Lo faccio ora per evitare ulteriori strumentalizzazioni con la mia vicenda che ha soltanto un carattere personale…”
Scuro in volto, Tomao, fedelissimo del segretario provinciale Dem Claudio Moscardelli, ha cadenzato ad alta voce i passaggi di una lettera che ha avuto un carattere meno distensivo rispetto al post su facebook con cui annunciava la scorsa settimana le dimissioni pretese dal direttivo del suo partito. E Tomao ha chiarito, ancora una volta, come “la mia scelta sia finalizzata soprattutto ad evitare inutili speculazioni politiche in danno della squadra di governo cui appartengo e dell’immagine della città”.
Il dimissionario presidente d’aula, intanto, non ha mancato occasione di togliersi qualche sassolino nei confronti della sua maggioranza Pd-liste civiche. L’ha fatto dopo aver ringraziato “le minoranze per i toni pacati nelle richieste di dimissioni, e, in particolare quanti, consiglieri e non, mi hanno prontamente contattato per esprimere parole di conforto”. E invece nella maggioranza di governo “ho trovato qualche saracinesca chiusa da persone che credevo vicine. Ho dovuto rivedere tanti miei giudizi ma non porto rancore”.
Il dimissionario presidente del consiglio comunale di Minturno questa severa presa di posizione l’ha esternata in maniera plateale quando ha lasciato lo scranno più alto dell’assemblea seduto alla segretaria generale Franca Sparagna. E’ andato a sedere nei banchi dell’opposizione consiliare – unici assenti i consiglieri di Fratelli D’Italia Tommaso Iossa e Fausto La Rocca – a fianco di un suo vecchio collega di cordata, l’avvocato Maurizio Faticoni, con la scusa che tra i banchi della maggioranza e del suo Pd “non c’era spazio”. Una piccola bugia.
Prima dell’insediamento del vice presidente vicario Maria Di Girolamo, rappresentante della lista “Moderati per Minturno” che rappresenta per certi versi Forza Italia, il dimissionario presidente del consiglio minturnese i principali attestati di solidarietà li ha ricevuti dal capogruppo azzurro Massimo Signore e dal consigliere Faticoni (“le tue dimissioni non erano necessarie ma dimostrano comunque grande dignità politica”) mentre il capogruppo leghista Massimo Moni ha condiviso la scelta di Tomao “per evitare le strumentalizzazioni a pochi giorni dalla campagna elettorale”.
Ora la maggioranza e, il Pd particolare, hanno l’onere di surrogare Tomao ed il tempo a disposizione non è tanto. L’elezione del nuovo presidente d’aula è stata inserita da Tomao come argomento aggiuntivo nell’ordine del giorno già formalizzato della seduta del 7 giugno chiamata ad approvare il conto consuntivo 2020.
Se a decidere fosse stato il sindaco renziano Gerardo Stefanelli quella integrazione non sarebbe stata mai apportata nell’agenda consiliare . Insomma il consiglio comunale il 7 giugno ma anche le sedute successive sarebbero state benissimo convocate e presiedute da Maria Di Girolamo che moltissimi avvocati conoscono ed apprezzano per essere cancelliere presso l’ufficio Gip del Tribunale di Cassino.
Per molti si tratta di figura femminile necessaria per stemperare i toni e le polemiche giudiziarie che hanno investito Tomao ed il Pd. E invece i Dem hanno fatto sapere di essere sempre interessati alla presidenza del massimo consesso civico ma paradossalmente non possono rivendicare la necessaria unità interna per centrare e confermare questa nomina
Nel suo intervento il sindaco di Minturno ha lanciato un severo monito al principale forza politica della sua maggioranza consiliare: “Non è il momento di scelte di parte, i prossimi tre mesi saranno difficili e andranno affrontati con la più ampia compattezze possibile”. Insomma dipende tutto dal Pd. Se porterà un nome condiviso da tutto il gruppo , la scelta sarà solo ed esclusivamente dei Democratici. Se non ci sarà invece condivisione, tutto potrà succedere. Il Partito Democratico deve manifestare ora la necessaria maturità “senza fare il ricorso a bilancini e – ha aggiunto Stefanelli – e a logiche ragionieristiche e correntizie”.
Il sindaco di Minturno ha scoperto di nuovo un nervo doloroso in casa Dem. Il direttivo con la sapiente regia e mediazione del segretario Franco Esposito aveva offerto un’indicazione politica, quella del 24enne capogruppo consiliare in carica Matteo Marcaccio. L’interessato, nonostante la sua giovane età, ha capito che quella del suo partito non è stata una gratificazione ma “un’imboscata”. A decidere deve essere ora il gruppo consiliare nelle cui fila è l’unico rappresentante del consigliere regionale pontino Enrico Forte.
Gli altri colleghi consiglieri – Francesco Sparagna, Americo Zasa, Paola Graziano e Giuseppe Tomao – sono invece fedelissimi del segretario provinciale Dem, il Senatore Claudio Moscardelli. Il sesto componente del gruppo consiliare è proprio il segretario Franco Esposito che gioca una partita un po’ particolare e tutta per se: è l’espressione più radicata nel Pd minturnese del sindaco Gerardo Stefanelli. Marcaccio potrebbe contendere la presidenza del consiglio al veterinario Francesco Sparagna ma il Pd ha l’imperativo politico di rispondere ad un auspicio di Stefanelli che appare molto di più una richiesta. La scelta del successore di Tomao deve perseguire con la stessa metodologia con cui è avvenuta la sua elezione cinque anni fa, all’unanimità . Il partito Democratico per primo deve rispondere a questa istanza . Se sarà accolta, agiranno di conseguenza gli altri esponenti della maggioranza, in testa i consiglieri civici di “Minturno Domani” (Giuseppe Pensiero, Gennaro Orlandi e Ines Conte), l’indipendente Domenico Riccardelli e, naturalmente, lo stesso primo cittadino.
Il centro destra minturnese resta diviso in due come una mela – i potenziali candidato a sindaco restano Massimo Moni della Lega e l’avvocato di Fratelli d’Italia Pino D’Amici che ha iniziato nella minuscola frazione di Pulcherini il suo tour elettorale – e Stefanelli non vuole rogne dal Pd in questa fase,delicata, della campagna elettorale.
Se avesse potuto decidere lui avrebbe già raggiunto un accordo con l’eterogenea minoranza di centro. Un’indennità mensile di poco più di mille euro serve (e tanto) per rendere meno conflittuale la sua autunnale rielezione? Parigi val bene una messa..