FORMIA – Hanno incarnato sino in fondo lo spirito di come il calcio sia stato un vero e riuscito strumento di aggregazione sociale. Sono stati un’autentica espressione di formianità, eppure loro non erano di Formia e, una volta appese le scarpette al fatidico chiodo, hanno deciso di rimanervi, sposandosi, mettendo su famiglia e continuano a fare calcio all’insegna di due colori, il bianco e l’azzurro. Non ha tradito le attese la cerimonia, decisamente toccante ed unica, che, nonostante sia stata osteggiata dal primo caldo estivo, ha permesso allo nuovo stadio comunale di calcio di Formia ed il piazzale adiacente di essere intitolati a due monumenti del calcio tirrenico di sempre, Washington Parisio e Massimo Pezzini.
Con la benedizione di don Mariano Salpinone è stato coronato uno sforzo encomiabile di un comitato spontaneo diretto da Antonio Zambigli che aveva pungolato con successo l’ultima amministrazione comunale sino al voto della commissione consiliare allo sport e alla delibera consiliare d’approvazione di questo significativo e meritorio apporto alla toponomastica. E purtroppo a sfidare la canicola di una domenica di metà giugno c’erano una trentina di ex compagni di squadra ed allievi di mister Parisio e di Massimo Pezzini mentre il Comune, lo stesso che aveva preso una decisione a favore della memoria di queste due icone del calcio tirrenico del secondo dopo guerra, era desolatamente assente. Nessuna traccia del Commissario Prefettizio,delle due sub commissarie e tantomeno del dirigente del settore sport del comune.
Una gravissima mancanza di rispetto istituzionale nei confronti della quale è stata costretta a recitare un copione non suo un’imbarazzata ma coraggiosa assistente capo della Polizia Locale, presente in località Fontana, ai piedi della frazione collinare di Maranola, per garantire il servizio d’ordine. Una necessità di cui si poteva a fare a meno perché l’intitolazione del nuovo stadio comunale di Formia alla memoria di Washington Parisio e del piazzale sovrastante in ricordo di uno dei suoi allievi prediletti, il viareggino Massimo Pezzini, ha registrato altre due imperdonabili assenze, quella della tifoseria biancoazzurra e dell’attuale struttura societaria dell’Insieme Formia che avrebbero potuto trovare qualcuno ad esternare una parola facile ma difficile da dire: “grazie”. Sono stati avvistati, tra gli altri, l’ex presidente del consiglio comunale Pasquale Di Gabriele e l’ex presidente della commissione sport Simone Troisi. Non toccava a loro rappresentare il Comune e correttamente non hanno mai pensato di farlo.
Erano presenti perché due veri appassionati di calcio: il primo, libero come Parisio e negli scampoli di tempo libero allenatore del Vindicio nel campionato di Terza categoria, il secondo sino allo scorso anno responsabile del settore giovanili del vecchio Formia calcio. Probabilmente – se un errore è stato commesso – questa cerimonia andava effettuata diversamente e meglio (magari attendere il varo della nuova amministrazione comunale) ma, alla distanza, due obiettivi li ha ugualmente centrati: questa doppia intitolazione è un riconoscimento alla storia ultrasecolare di questa tradizione calcistica ma anche un punto di partenza, sul piano pedagogico, per tanti giovani per capire che “nulla si inventa dal nulla”.
Le commosse e sincere testimonianze rese da storici dirigenti come Salvatore Valeriano, Gianni Carpinelli, Bruno Traversi e Giorgio Zangrillo, dai tanti calciatori venuti anche da fuori per onorare l’evento (Enzo Ianniello, Giampiero Forte, Gianni Pecorini, Gino Vento, Pinuccio Di Paola, Carmine Falso, Franco Guadagni e Giuseppe Capodiferro solo per elencarne alcuni di una rappresentanza di trenta persone) e dei colleghi Sandro Gionti e Paolo Russo hanno voluto rendere omaggio a due icone del calcio tirrenico che si sono distinte per passione ed impegno ma anche per l’esempio che hanno saputo trasmettere ai giovani calciatori nel corso della loro lunga carriera diventando, di fatto, autentici punti di riferimento anche all’esterno di un rettangolo di gioco. E di questo aspetto sono stati orgogliosi a menzionarlo nei loro interventi la vedova ed il figlio di mister Parisio, Caterina ed Alessandro, ma anche la moglie e i figli di Massimo Pezzini, Lidia, Daniela e Maurizio.
Purtroppo sono scomparsi prematuramente: Parisio il 26 gennaio 2010 all’età di 76 anni , Pezzini il 1 marzo 2006 a 57 anni. Il primo, 40 anni nel Formia, ricordato per la sua grinta e per la sua umanità, è stato prima giocatore negli anni ‘50 nel ruolo di ala e poi storico allenatore per diverse stagioni: nel torneo ‘75-‘76 guidò la squadra in serie D e fu artefice di due promozioni in D negli anni ‘72-‘73 e ’84-‘85, oltreché nell’87-’88. E poi la salvezza in C2 nel ’79-’80 con quel memorabile 2-1 con il Riccione all’ultima giornata grazie al gol salvezza siglato da Franco Guadagni nei minuti finali in uno stadio San Pietro gremito come un uovo . Ha allenato anche a Santa Maria Capua Vetere il Gladiator (serie D), il Terracina dei record del presidente Gianfranco Sciscione, il Fondi e la Policassino, prima delle sue ultime esperienze in Promozione con il Formia 1905 e lo Scauri-Minturno.
Pezzini, il capitano per eccellenza, era un vero leader, un libero di altri tempi. Viareggino di origine, ha militato in biancazzurro per un decennio, arrivando a Formia all’età di 19 anni (‘67-68) dopo essere cresciuto nelle primavere di Inter e Varese e partecipando ai campionati di serie C e D. Ha militato nel Formia sino a 35 anni nel campionato di Promozione 1982-83. Il ricordo dei due è stato tracciato nelle parole dei figli Alessandro Parisio e Daniela Pezzini: “Sia mio padre che Massimo – ha sottolineato Alessandro – hanno amato il calcio e la città di Formia e la cerimonia è il giusto tributo anche per tutte le persone che hanno reso grande questa società. Ma deve essere anche un messaggio forte per proseguire quanto di positivo può trasmettere lo sport per la crescita dei giovani”.
“Mio padre Massimo – ha aggiunto Daniela – è stato il capitano elegante sia in campo che nella vita. Era un uomo buono, generoso, che ha sempre onorato e rispettato la maglia e l’avversario”.