LATINA – Come avviene in queste circostanze le prese di posizione si differenziano: per le associazioni dei consumatori i sindaci dei comuni dell’Ato 4 hanno approvato un aumento delle tariffe idriche per il quadriennio 2020-2023 di oltre il 10%. Per il presidente della Provincia e dell’assemblea dell’Ato 4 Carlo Medici nessun aumento di tariffe è previsto per il servizio idrico integrato fino al 2023 mentre a partire dal 2024 e fino alla fine della gestione di Acqualatina è prevista addirittura una diminuzione.
Ha avuto questa diversità di vedute l’esito della conferenza dei sindaci dell’Ato 4 che, in video conferenza dopo le sollecitazioni dell’Arera, l’Authority nazionali sulle risorse idriche ed energetiche, era stato invitata a rimodulare, il piano tariffario di Acqualatina addirittura con effetto retroattivo. La discussione era entrata nel vivo dopo la lunga relazione del dirigente della segreteria tecnico operativa dell’Ato 4 Umberto Bernola. Un contenuto contestato dalla segreteria provinciale della Confconsumatori di Latina che ha fornito numeri diversi “che emergono- secondo il presidente provinciale dell’associazione dei consumatori, l’avvocato Franco Conte – dalle relazioni trasmesse ai sindaci dell’Ato 4: l’aumento tariffario del servizio idrico è del 4,9% per quanto riguarda il 2020, del 5% per il 2021, dell’1,87% per il 2022 e dello 0,37 per il 2023. In pratica per questo quadriennio l’incremento della tariffa è di oltre il 10%. La Confconsumatori, a fronte dell’assenza di tanti sindaci, ha reso noto che l’unico comune a votare contro è stato il delegato del comune di Ventotene, il consigliere Pasquale Bernardo, il sindaco di Bassiano Domenico Guidi ha espresso la sua contrarietà pur non partecipando materialmente al voto mentre si sono astenuti i rappresentanti dei comuni di Formia e Castelforte. E la Confconsumatori ha motivato questo ritocco per giustificare “in maniera inequivocabile” l’inefficienza del gestore che “si trova ancora in classe E, la classe più bassa.
A fronte di un'”inefficienza reiterata del Gestore che, ancora oggi, non riesce a raggiungere standard di qualità adeguati, la Conferenza dei Sindaci, senza aver effettuato nessun tipo di controllo e verifica su come vengono spesi i soldi degli utenti, ha deliberato – ha aggiunto l’avvocato Conte – un nuovo aumento delle tariffe dell’acqua”. Per la Confconsumatori dalla relazione della Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato 4 è emerso dell’altro: “l’imperfetta conoscenza delle infrastrutture delle fognature; inadeguate condizioni fisiche delle condotte fognarie e l’inadeguatezza degli scaricatori di piena. In più è previsto un unico intervento nel piano degli investimenti sulla sorgente Mazzoccolo nel 2023 mentre per quella Capodacqua non c’è nulla! La Confconsumatori motiva il ritocco delle tariffe idriche per il fatto che l’ente gestore sia finito nella classe E, quella più basso: “Tutta questa inefficienza comporta ulteriori costi per gli utenti e ulteriori aumenti per i quadrienni futuri. E’ un meccanismo a catena che ai soli Sindaci è dato il “potere” di interrompere”.
Diversa è stata la valutazione, rinnovata, dal presidente Carlo Medici: “Le tariffe da qui al 2023 restano invariate – ha ribadito in qualità di presidente dell’Ato 4 – In pratica sono quelle già approvate a dicembre 2019 dalla Conferenza dei sindaci mentre a partire dal 2024 è prevista una diminuzione”. L’assemblea dei sindaci dell’Ato 4 ha modificato, infine, una precedente deliberazione sulla definizione sulle “manutenzioni straordinarie”, un provvedimento che, come quello del ritocco della tariffa idrica, andava approvata entro il 30 giugno per evitare di perdere i finanziamenti pubblici previsto dal Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In effetti si chiedeva ai rappresentanti dei comuni dell’Ato 4 “di abbassare i metri di condotta lineari da riparare, per passare dalla manutenzione ordinaria a quella straordinaria, chiedendo e pretendendo che dai 10 metri di oggi previsti si passi a 5 metri.
Un’altra richiesta contenuta nella delibera è quella di aumentare da 60mila euro a 100mila euro il tetto per l’importo dei lavori di manutenzione ordinaria. L’ente gestore – secondo l’avvocato Conte – sarà più libero di agire senza chiedere ed essere autorizzato dalla segreteria tecnica operativa e quindi dall’assemblea dei sindaci. Per la Confconsumatori è stata “aumentata ulteriormente la disponibilità economica con la quale Acqualatina agisce da sola senza essere controllata dalla parte pubblica”. Un ultimo affondo l’avvocato Conte l’ha rivolto ai s “che . A questo è ̀ “.
Sull’argomento è intervenuta anche la consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Gaia Pernarella: “Settanta per cento di dispersione idrica a livello provinciale, in crescita rispetto agli anni precedenti, terzo posto a livello nazionale per perdite, la risposta di Acqualatina, con voto quasi unanime dei Sindaci della provincia di Latina oggi nel corso della conferenza dei sindaci dell’Egato 4, è aumentare le tariffe ovvero quello che chiunque saprebbe fare: + 4,9% per il 2020, + 5% per il 2021, + 1,87% per il 2022, + 0,37% per il 2023. Altro che crisi economica, quella al massimo riguarda gli utenti che ancora una volta saranno costretti a pagare di più a fronte di servizi non all’altezza”.
“Un provvedimento che il 1° Febbraio, in piena pandemia – prosegue Pernarella -, era stato solo rinviato e che oggi invece passa nel quasi silenzio generale che sarà rotto quando le bollette più salate inizieranno ad arrivare nelle case dei cittadini. Quanto andavamo affermando e chiedendo allora, ancora di più vale oggi: se le morosità riscontrate sono sia pubbliche che private, perché far pagare i debiti degli enti pubblici inadempienti ai privati cittadini? Perché lasciare che loro paghino due volte un disservizio? Non è possibile accettare che la soluzione ai problemi causati dalle proprie deficienze si risolva con l’aumento delle tariffe peraltro contribuendo all’utile di una società che nel bilancio 2019, l’ultimo a oggi pubblicato, ha dichiarato un guadagno di 11 milioni di euro. Senza dimenticare il punto 2 dell’ordine del giorno anch’esso candidamente approvato dall’Egato 4 ovvero la revisione delle “specifiche di definizione sulle manutenzioni straordinarie”: in sostanza vengono abbassati i metri di condotta lineari da riparare, per passare dalla manutenzione ordinaria a quella straordinaria, dai 10 metri fino a ieri previsti a 5 metri. Se consideriamo che la manutenzione ordinaria rientra nella tariffa mentre la straordinaria incide sul piano degli investimenti e quindi è quella che fa aumentare di anno in anno la tariffa, è ben facile capire chi ci perde: sempre i cittadini. Che ancora una volta – conclude – non sono tutelati dai propri Sindaci”.