GAETA – Individuare vecchie e nuove criticità nel tessuto sociale dei 17 comuni facenti parte dell’Arcidiocesi di Gaeta ma anche cogliere i punti di forza su cui far leva per riuscire a intervenire in maniera sempre più mirata e sistematica. Sono gli elementi comuni denominatori del report 2020, dal titolo “Un noi da costruire”, relativamente alla nobile attività effettuata dalla Caritas diocesana di Gaeta dal gennaio al dicembre scorsi nei 17 comuni facenti parte della Chiesa del sud pontino.
Che l’ultimo sia stato un anno particolare e straordinario fortemente condizionato dall’emergenza Covid, con conseguente crollo dell’occupazione e aumento del divario tra ricchi e poveri, lo studio lo evidenza con estrema preoccupazione e senza esitazioni. La fascia del disagio si è estesa, purtroppo, a categorie sociali assolutamente nuove. Tutte le voci evidenziano aumenti a tripla cifra, dal 100% delle persone che si rivolgonono alle strutture Caritas (siano essere diocesane, parrocchiali ed interparrocchiali), al 403% delle richieste e al 314% degli interventi. A questi aumenti vanno aggiunti il 23% delle persone “sommerse” rilevate dal focus; così, alle 789 persone registrate in piattaforma, vanno aggiunte ulteriori 186 emerse dalle parrocchie più in difficoltà nella rilevazione.Si arriva così a 975. Questo dato farebbe aumentare di un altro 30% i valori dei passaggi, delle richieste e degli interventi. La palese impennata quantitativa di tutti gli interventi – fa rimarcare nell’intervista video l’attivo direttore della Caritas diocesana di Gaeta, Don Alfredo Micalusi – non ha impedito agli stessi volontari ed operatori di qualificare gli stessi interventi
I numeri. La prima categoria analizzata è sempre quella delle persone, 789; la prima novità è presente già nella variabile sesso: le donne pur mantenendo una maggioranza sul totale, diminuiscono del 5%, rispetto al 2019, a vantaggio dei maschi. Questa variazione si evidenzia con la contestuale crescita degli uomini che è costante negli ultimi 2 anni. L’aumento delle persone che hanno fatto ricorso alla Caritas ha accresciuto la forbice tra cittadini italiani e stranieri. Nel 2018 e 2019 la differenza era ferma al 35%, ora, nel 2020, è arrivata al 40%. Gli italiani aumentano del 6%, mentre gli stranieri diminuiscono dell’8%. Il Covid ha colpito molto le famiglie italiane e ha fatto aumentare il livello di povertà e i bisogni degli stranieri. La presenza maschile aumenta più tra gli italiani (+6%) che tra gli stranieri (+4%). Incrociando la variabile cittadinanza con la variabile età il report 2020 della Caritas Diocesana di Gaeta mette in mostra la crescita, in entrambi i gruppi, della fascia 25-34 anni e, in misura minore, quella tra i 35-44 anni; l’aumento delle persone si registra tra le fasce più giovani, con un lieve decremento tra quelle dei più anziani.
Lo studio diretto da don Alfredo Micalusi ha palesato una crescita sproporzionata delle mancate risposte (+35%) rispetto al 2019. Questo dato inficia sulle percentuali di tutte le altre voci, in modo particolare quella dei disoccupati e delle casalinghe, troppo sottostimate rispetto all’anno precedente.
Il report poi fotografa il numero di componenti del nucleo familiare delle persone che si sono rivolte alla Caritas. Un andamento che risalta le differenze in percentuale rispetto al 2018 e 2019. Nel 2020 si incrementano i nuclei più piccoli (fino a 2 persone) con un + 5%, mentre diminuiscono quelli con 3 e 4 persone, rimangono invariati, in percentuale, i nuclei più numerosi.
Esplicativo dei comportamenti degli utenti nei centri d’ascolto Caritas, la media di passaggi per ogni utente registrato risulta essere pari a 7, un valore alto che spiega l’elevata frequenza di persone e di conseguenza il grande impegno dei centri. Rispetto alla variabile sesso persiste ancora la differenza tra uomini e donne: i primi hanno avuto una media di 9,1 passaggi e le seconde di 5,5. Questo dato ha avuto un’incidenza importante anche nelle richieste e negli interventi e segna un cambio di tendenza rispetto agli anni precedenti. La media dei passaggi rispetto alla cittadinanza inverte il rapporto registrato nei dati delle persone che si rivolgono alla Caritas. Gli italiani sono passati in media 5,9 volte, mentre i non italiani, ben 11,3, un valore che è quasi il doppio. Questo significa, da un lato che gli italiani hanno fatto registrare un maggiore numero di passaggi in valore assoluto, visto l’alto numero di persone (579); invece gli stranieri, pur essendo un terzo degli italiani (178), hanno fatto registrare una frequenza maggiore, causata da una situazione più grave di disagio e povertà.
I due nuovi gruppi, quello Causa Covid e quello Prima volta in Caritas, hanno fatto registrare un numero di passaggi ben inferiore alla media: il primo di 4,5 volte e il secondo di 4,1. Questo dato risente di un arrivo più tardivo ai centri Caritas (da aprile in poi) ed inoltre, di un disagio a rivolgersi ad essi, dovendo queste persone, praticare ambiti e spazi mai prima frequentati. Un’ultima considerazione su questi gruppi è che il numero di passaggi ha riguardato, nella stragrande maggioranza, cittadini italiani e pochissimo quelli non italiani
Le richieste che vengono formalizzate alle strutture Caritas. L’esplosione dei disagi economico, sociale e relazionale che l’emergenza Covid ha creato, a partire dal mese di aprile del 2020, si compendia in un dato raccapricciante: le richieste sono state il 403% in più rispetto al 2019. Questa è la percentuale più alta tra tutti gli ambiti rilevati dell’anno e, sicuramente, si tratta comunque di un valore in difetto, visto che mancano i dati delle persone emerse con il Focus dei dati sommersi. Ogni persona registrata nei centri d’ascolto Caritas, ha presentato un numero di richieste pari a 7,2 , più del doppio rispetto al 2019. La povertà quindi si è manifestata con un numero maggiore di bisogni, e le richieste sono state particolarmente complesse e collegate tra loro.
Incrociando le richieste per le variabili di status si confermano e rafforzano i cambiamenti già registrati nell’ambito degli altri passaggi. Rispetto alla variabile sesso è stato rilevato che la maggioranza delle richieste siono pervenute dagli uomini, sia quantitativamente che nella tipologia. Ogni maschio ha presentato in media 9,4 richieste, mentre le donne si sono fermate a 5,9. Anche nella variabile cittadinanza, si ritrova la stessa dinamica presente nei passaggi: i cittadini italiani, in totale, hanno un numero più alto di richieste (3635), ma la loro frequenza media è pari a 6,2 richieste per ogni utente; per gli stranieri (2033 richieste) il numero medio sale a 11,4. Questo dato conferma le indicazioni emerse dall’ambito dei passaggi, ovvero una difficoltà maggiore nel gruppo dei cittadini stranieri.
I 2 nuovi gruppi (Covid e Prima volta in Caritas) presentano un numero medio di richieste ben al di sotto della media: il gruppo “Covid” raggiunge una media di 4,6 richieste, mentre quello della “Prima volta in Caritas”, si ferma al 4,4. Analizzando le richieste del gruppo Covid, è stato possibile notare un sensibile aumento delle voci sussidi economici (+14%), ascolto (+4%) e lavoro (+2%). Per gli utenti che per la prima volta si sono rivolti alla Caritas, le richieste hanno segnato qualche sensibile modifica rispetto alla media generale: crescono i sussidi economici (+8%), l’ascolto (+6%) e il lavoro (+3%). Per questi due gruppi la problematica economica legata al lavoro e al bisogno di ascolto si è accompagnata significativamente alla richiesta di beni materiali.
Rispetto al report precedente sono diminuite, complessivamente, la richiesta e distribuzione di beni (-9%) a vantaggio dell’ascolto (+ 1%) e dell’alloggio (+12%). La voce beni rimane, con il suo 77%, ampiamente la più rappresentata, anche se, al suo interno, aumentano considerevolmente la mensa e soprattutto gli empori, mentre diminuisce la distribuzione di pacchi viveri. Rispetto alle fasce d’età, le richieste maggiori provengono dal gruppo dei 35-44 anni che aumenta del 7%, e nel gruppo dei 45- 54 anni. Un aumento significativo del 3% si registra anche nella fascia più giovane, quella dai 25-34 anni. Il numero maggiore di richieste ha riguardato, nella gran parte dei casi, persone con un’età compresa tra i 25-44 anni, quindi famiglie e persone giovani
La sezione della Caritas diocesana, poi, ha analizzato gli interventi, ha raccontato e fotografato il lavoro degli operatori e la mole dei mezzi messi in campo per rispondere, in maniera il più possibile adeguata, ai bisogni e alle richieste delle persone. L’aumento del 314% di operatività è esplicativo dello sforzo straordinario fatto dai centri d’ascolto parrocchiali. Questo dato è manchevole delle 186 persone del “Focus dati sommersi”, che avrebbe portato gli interventi ad un + 400%. La media di interventi per ogni persona, è stata di 9,3, il doppio dello scorso anno (pari a 4,5) a suggellare che tale media è stata superiore a quella delle richieste. Le principali voci degli interventi hanno riguardato la distribuzione dei beni, nelle sue varie modalità, rimane l’azione svolta con maggiore frequenza: Seguono la mensa, l’ascolto e i problemi di alloggio. Un lieve decremento in percentuale rispetto al 2019 sono i sussidi economici, mentre aumentano le voci relative all’ascolto e all’alloggio. Queste due voci sono quelle che crescono di più rispetto alle richieste.
La variabile sesso conferma quello che già emergeva negli altri ambiti. Seppur di poco gli interventi a favore dei maschi è stato superiore a quello delle donne, differenza che però diventa consistente, se commisurata alla media degli interventi. Gli uomini hanno ricevuto una media di 11,8 interventi a persona, rispetto al 6,4 delle donne. Altre differenze si notano rispetto alle modalità di intervento che, per gli uomini, segnano, rispetto alla media generale, aumenti nelle voci alloggio e mensa; per le donne si notano differenze per l’aumento nella distribuzione dei beni e nella sanità.
Rispetto alla variabile cittadinanza negli interventi, la percentuale degli italiani è il doppio rispetto a quella dei non italiani. Confrontando questo con il dato del 2019, è stata riscontrata una crescita del 5% degli interventi a favore degli stranieri, con un pari decremento tra gli italiani. Questo valore è ancora più significativo vista la diminuzione dell’8% delle persone straniere che si sono rivolte ai Centri d’ascolto Caritas nel 2020. Insomma la media di interventi per ogni italiano, è pari a 8,3, mentre per i non italiani sale al 13,6. C’è poi il numero medio di interventi di cui hanno usufruito sia il gruppo Covid che quello Prima volta in Caritas: i primi si sono avvalsi in media di 6,1 interventi, i secondi di 5,9: valori ben al di sotto della media totale pari al 9,3 interventi. Una media così bassa è giustificata da un periodo limitato di frequenza legato all’emergenza sanitaria.
Rispetto alle modalità d’intervento il gruppo Covid vede decrescere di 13 punti il ricevere beni e servizi materiali a vantaggio dei sussidi economici (+10%) e dell’ascolto (+8%). E’ stato studiato, inoltre, l’andamento degli interventi per il gruppo di coloro che per la prima volta si sono rivolti ai centri di ascolto. Anche tra queste persone decresce del 12% l’aver usufruito di beni e servizi, mentre aumenta molto l’ascolto (+13%) e i sussidi economici (+6%) ed, infine, l’orientamento e il lavoro (+2%).
Un ultimo paragrafo è stato dedicato al gruppo Covid, composto dai 159 utenti che hanno dichiarato di essersi rivolti ai centri d’ascolto Caritas come conseguenza della pandemia. Questo gruppo è sicuramente più ampio e rientra in quel 23% di utenti “sommersi” rilevato dal Focus svolto a febbraio-marzo dalla Caritas diocesana sulle 8 parrocchie che avevano avuto problemi a registrare il servizio. Molte caratteristiche di questo gruppo sono emerse dai vari ambiti. In primo luogo sono state censite quante persone di questo gruppo appartenevano anche a quello di coloro che mai si erano rivolte alla Caritas; su 159 persone 93, pari al 59%, non si erano mai rivolte ai centri d’ascolto parrocchiali, mentre 61 (il 39%) avevano già avuto contatti con la Caritas. Su 10 persone di questo gruppo, 6 sono completamente nuove e 4 invece, a causa del Covid, sono ricadute in una situazione di bisogno.
Una nota, infine, sul gruppo “Prima volta in Caritas”: queste persone (153) hanno dichiarato di non essersi mai rivolte alla Caritas prima del 2020; di queste, 93 sono andate a causa del Covid, e 58 per altri motivi. In definitiva la Caritas diocesana, nel 2020, ha visto crescere i suoi utenti di 211 unità, pari al 26% del totale. Se a questi aggiungiamo il 23 % del Focus dati sommersi, arriviamo quasi al 50%. Rispetto ad altre variabili, questo gruppo si caratterizza per una forte presenza di persone abbastanza giovani. Il 30% ha un’età compresa tra i 45-54 anni e, un altro 23%, tra i 35-44 anni. In pratica, più della metà, ha meno di 54 anni. In questo gruppo la variabile stato civile ha permesso di evidenziare che la percentuale dei coniugati è del 42%, superiore di 3 punti rispetto alla media
Il report, articolato in 40 pagine corredate naturalmente da grafici e tabelle, sarà presentato lunedì 19 luglio alle 20.30 presso l’area archeologica Caposele a Formia
“La pandemia ha avuto un impatto devastante sugli aspetti socio-economici del nostro territorio e le nostre Caritas hanno avuto grande capacità di resilienza rafforzando i servizi e attivandone di nuovi – ha commentato nell’intevista don Micalusi – Il titolo del Report 2020 è ‘Un noi da costruire. In direzione ostinata e contraria verso comunità includenti’ che fa capire quali siano modalità e obiettivi della Caritas diocesana in questo momento storico. La modalità è quella del ‘noi’, della rete, delle relazioni che funzionano solo se curate, del lavoro in sinergia tra gli operatori appassionati delle istituzioni, delle associazioni, delle cooperative e dei singoli cittadini di buona volontà. L’obiettivo è quello di ripartire da questo momento di crisi per dar vita a comunità locali che siano realmente includenti, luoghi in cui le persone, anche se in condizioni di fragilità, sono portatrici di una diversità che è ricchezza ed è importante che siano percepite come delle risorse, e non come un problema o un peso. Il desiderio dell’equipe diocesana Caritas è di condividere questo lavoro attraverso un evento che permetta di ritrovarsi in presenza, di dare volto alla pluralità creativa del ‘noi’ dopo mesi di necessario distanziamento; un evento che aiuti a ripartire dalla concretezza di dati che non sono solo numeri, ma storie e vissuti che hanno coinvolto i tanti volontari che quotidianamente si spendono nelle realtà parrocchiali. La stessa Chiesa di Gaeta ha cercato di far fronte alle nuove povertà provocate dal Covid con contributi ad hoc che si sono rivelati autentici ammortizzatori sociali per i beneficiari”.
INTERVISTA video don Alfredo Micalusi, direttore Caritas Diocesana Gaeta