SUD PONTINO – L’emergenza pandemica è tutt’altro che conclusa e la società vincitrice dell’appalto regionale per la sanificazione e pulizia degli ospedali della provincia di Latina, la “Meranese” di Bolzano, non ha voluto subentrare alla società che attualmente gestisce il servizio. Il motivo? Non intende assorbire tutti i lavoratori, 250, sinora occupati dalla precedente gestione della “Ecocleaning Italia” di Roma avendo presentato un’offerta con una minore differenza oraria di 94mila ore in un anno.
La Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti e la Uiltucs territoriali hanno proclamato ora lo stato di agitazione e hanno chiesto l’intervento del Prefetto di Latina Falco e della Regione Lazio per stigmatizzare quanto sta avvenendo relativamente alla gestione dei servizi di sanificazione e di pulizia degli ospedali ma anche dei laboratori e degli uffici . Il passaggio del cantiere non è avvenuto perchè l’impresa altoaltesina, neo aggiudicataria dell’appalto, nonostante il capitolato di gara preveda di svolgere ulteriori e nuovi servizi, ha detto di no all’assorbimento delle maestranze che hanno garantito ora, davvero con spirito di abnegazione, la sanificazione degli ospedali pontini in occasione dell’emergenza Covid .
Se questi addetti sono stati definiti sinora “eroi nazionali”, ora temono di essere considerati delle zavorre. Ora rischiano il licenziamento e, nella migliore delle ipotesi, la cassa integrazione. La gran parte degli organici dell'”Ecocleaning Italia guadagna mensilmente dai 750 agli 800 euro e ora teme, alla luce dei tagli prospettati dalla neo concessionaria ma avallati dal capitolato di gara, di guadagnare il 30% in meno…Una iattura.
I sindacati di categoria ora hanno chiesto alla Regione di mantenere fede all’accordo sottoscritto con i sindacati il 16 luglio 2020 quando garantì agli addetti di questo servizio le medesime condizioni retributive ed occupazionali anche se fosse cambiato il nome della società appaltatrice. E questo, al momento, ancora non è avvenuto
“Quello che temevamo è accaduto! – incalzano con una nota i sindacati – Fin da una prima lettura dei documenti della gara comunitaria centralizzata a procedura aperta indetta dalla Regione Lazio – in nome e per conto delle aziende sanitarie della Regione – per l’affidamento del servizio di pulizia e sanificazione”. In effetti le confederazioni di Cgil, Cisl e Uil, unitamente alle federazioni di categoria avevano rimarcato come le condizioni contenute nei bandi di gara promossi dalla Regione rappresentassero “un rischio reale rispetto alla capacità di garantire le medesime condizioni reddituali e occupazionali di tutte le lavoratrici e lavoratori interessati”.
Già dal 2019 queste preoccupazioni si sono tramutate in presidi e tavoli di confronto con la Regione Lazio, che é – come detto – la stazione appaltante, e dopo vari confronti le Organizzazioni Sindacali confederali unitamente a Filcams, Fisascat, Uiltrasporti e Uiltucs avevano ottenuto un impegno da parte delle istituzioni che si è tradotto in un verbale di accordo datato 16 luglio 2020 per la salvaguardia dei livelli occupazionali e retributivi di tutti gli addetti del settore in caso di cambio appalto.
“Alla data del 1 luglio – continua la nota dei sindacati – avrebbe dovuto esserci il cambio d’appalto che riguarda i servizi di pulizia e sanificazione nei presidi ospedalieri di Latina e provincia e come previsto dal Contratto Nazionale del settore, le Organizzazioni Sindacali si sono incontrate con l’azienda subentrante, che ha chiarito da subito che l’azienda avrebbe operato una riduzione del 30% circa dei parametri degli addetti.
Va ricordato a tal proposito che il settore è occupato principalmente da donne, con situazioni spesso difficili, monoreddito e con parametri orari molto ridotti.
“A fronte di questa situazione Filcams, Fisascat, Uiltrasporti e la Uiltucs territoriali, unitamente alle strutture regionali, hanno indetto lo stato di agitazione di tutto il personale interessato al passaggio pari a circa 250 lavoratrici e lavoratori e chiesto al Prefetto di Latina e contestualmente alla Regione Lazio – ovvero alla cabina di regia istituita – di essere convocati tempestivamente per poter ricercare congiuntamente una soluzione che possa garantire quanto convenuto. Certo è che a fronte degli importi economici impegnati a copertura dei servizi sopracitati e alla luce dello sconto effettuato dall’azienda vincitrice della gara, l’ammontare per differenza è di circa 94.000 ore annue”
La direzione sanitaria aziendale ha inteso dare una proroga di 15 giorni all’azienda uscente. Ma se non dovessero essere trovate soluzioni condivise e risolutive nella piena applicazione degli accordi sottoscritti, ci potrebbero essere iniziative sindacali che “non escludono anche il ricorso allo sciopero degli addetti che ovviamente dopo tanti anni e tanta dedizione non comprendono i tagli paventati dall’azienda”.
“La profonda preoccupazione di parte sindacale – conclude la nota – è dettata anche dal fatto che il difficile periodo di crisi pandemica globale che stiamo attraversando, laddove si è reso necessario implementare in maniera significativa i servizi di sanificazione e pulizia in tutti gli ambienti di lavoro ed in particolare in quelli sanitari, una compressione degli orari dedicati a quei servizi si tradurrebbe necessariamente in un indebolimento di tutte quelle misure utili a contenere il contagio da Covid-19 che di fatto vanificherebbe tutti gli sforzi fino ad ora profusi.Alla Regione Lazio ribadiamo l’urgenza della richiesta di convocazione e nel contempo ci impegniamo ad aggiornare la cittadinanza e l’utenza sull’esito della vertenza, considerato che l’argomento di cui parliamo riguarda un servizio pubblico ed essenziale”.
Il capogruppo della Lega, Angelo Tripodi, ha intanto inviato un’interrogazione urgente inviato al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, chiamato a rispondere. Il primo è il seguente: “Se siano stati messi in atto dalla centrale acquisti e dalla Regione Lazio tutti i controlli e le verifiche sui requisiti delle aziende aggiudicatarie necessari a garantire la qualità del servizio di pulizia e sanificazione ospedaliera, stante che l’igiene ambientale del presidio ospedaliero viene considerata un sevizio ad alto impatto sulla qualità della cura, non solo per le implicazioni sul comfort alberghiero, ma anche e soprattutto per le implicazioni sulla efficacia ed efficienza dei servizi sanitari e sull’organizzazione dei servizi in generale. Ed infatti proprio in un periodo di emergenza sanitaria, professionali procedure di pulizia concorrono in maniera significativa a diminuire la probabilità di diffusione di infezioni e contagi”.
Tripodi è andato oltre e ha interrogato il presidente Zingaretti…”Se siano stati messi in atto dalla Centrale Acquisti e dalla Regione Lazio tutti controlli e le verifiche sulla congruità dei ribassi percentuali praticati dalle aziende risultate aggiudicatarie dell’appalto, in relazione alla garanzia del mantenimento degli standard qualitativi ospedalieri necessari e richiesti dai protocolli di intervento e di prevenzione da rischio Covid-19 all’interno delle strutture sanitarie, emanati dal Ministero della Salute (febbraio 2020) e dall’Istituto Superiore di Sanità (aprile 2020)”. Un’altra richiesta di Tripodi riguarda l’avvio dei controlli e delle veririfiche da parte dalla Centrale Acquisti e dalla Regione Lazio tusulla congruità dei ribassi percentuali praticati dalle aziende risultate aggiudicatarie dell’appalto, in relazione alla garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali.”.
In più se, come indicato dall’Anac nelle linee guida, “siano stati messi in atto dalla Centrale Acquisti e dalla Regione Lazio tutte le verifiche finalizzate al controllo del progetto di assorbimento presentato dalle aziende aggiudicatarie, atto ad illustrare le concrete modalità di applicazione della clausola sociale, con particolare riferimento al numero dei lavoratori che beneficeranno della stessa e alla relativa proposta contrattuale (inquadramento e trattamento economico)”.
I sindacati hanno già offerto una risposta negativa ma lo stesso viene posto ugualmente da Tripodi e, cioè, se nell’incontro tra la Regione Lazio e le organizzazione sindacali sia “stato o meno preso in esame il progetto di assorbimento del personale in accordo con l’applicazione della clausola sociale e se questo progetto è presente nel documento congiuntamente sottoscritto”.