Mano pesante del Tribunale di Latina a conclusione del processo ordinario celebrato nell’ambito di “Alba Pontina”, l’inchiesta della Questura di Latina che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, per la prima volta nel giugno 2018 aveva contestato, dal 2010 in poi, l’associazione a delinquere di stampo mafioso nei riguardi del clan Di Silvio. Sono stati vissuti momenti di tensione all’esterno del Tribunale quando è stata data lettura della sentenza. I giudici del capuologo pontino hanno condannato Armando Di Silvio alla pena di 24 anni e due mesi di reclusione, la moglie Sabina De Rosa a 15 anni e 3 mesi, Francesca De Rosa a 3 e 3 mesi, Genoveffa Sara Di Silvio a 5 anni e 4 mesi, Giulia Di Silvio a 2 e 7 mesi, Tiziano Cesari a 3 anni e 7 mesi, Federico Arcieri a 4 anni, Angela Di Silvio a 6 anni e 4 mesi.
Il Tribunale inoltre ha riconosciuto un risarcimento danni di 40mila euro per il comune di Latina, di 30mila euro per la Regione Lazio (saranno utilizzati per finanziare progetti di legalità nelle scuole del comune capuologo) e di 10mila per l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” che si erano costituii parte civile.
Durissimo il commento di Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio: “La sentenza ha conferma l’impianto accusatorio degli investigatori che ha consentito di far emergere la natura criminale del sodalizio dei Di Silvio, rappresentando per anni una seria minaccia per la vita sociale, economica e politica del capoluogo pontino. La sentenza di oggi si inserisce in maniera lungimirante nel percorso di evoluzione della giurisprudenza in materia, secondo i principi delle ultime sentenze della Corte di Cassazione e conferma l’impianto accusatorio degli investigatori che ha consentito di far emergere la natura criminale del sodalizio dei Di Silvio e di accertare che tale clan è risultato molto attivo, per un verso, nella gestione di numerosissime attività di carattere estorsive, consumate in danno di imprenditori, commercianti avvocati e liberi professionisti, per altro verso nel settore del traffico delle sostanze stupefacenti. E’ stata pronunciata una sentenza importante che ci spinge tutti a non arretrare di un passo rispetto alla necessità di consolidare quell’alleanza popolare contro le mafie che ha visto in questi anni, proprio a Latina, Istituzioni e cittadini protagonisti di una stagione di legalità”.