Non godono di buona salute molti corsi d’acqua che sfociano lungo il litorale laziale. L’hanno certificato ancora una volta i volontari della Legambiente che tra il 23 giugno ed il 3 luglio scorsi a bordo della Goletta Verde hanno passato al setaccio le foci di 18 tra fiumi e canali dai quali sono arrivati le principali criticità: se 14 di loro hanno rilevato cariche batteriche oltre la soglia consentita dalla legge, solo 10 dei 25 campioni prelevati sono rientrati nei parametri di legge.
Questo grido d’allarme è stato lanciato nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato, tra gli altri, Roberto Scacchi, presidente Legambiente Lazio, Sibilla Amato, Portavoce di Goletta Verde e Cristiana Avenali, Responsabile Contratti di Fiume della Regione Lazio. Hanno sottolineato come le analisi effettuate abbiano evidenziato una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua.
Per quanto riguarda la provincia pontina sono risultati “fortemente inquinati” il tratto terminale di Foce Verde a Latina, la foce del fosso all’altezza di via Gibraleon a San Felice Circeo e la foce del Rio Recillo a Scauri, del canale S. Anastasia a Fondi e di quella del Rio Santacroce a Formia.
Sempre lungo il litorale pontino 7 su 12 punti campionati sono risultati entro i limiti di legge: il mare di fronte alla foce del canale a Foce Sisto, la spiaggia a nord della foce del fiume Portatore a Porto Badino, la spiaggia di Levante adiacente la darsena del porto, tutte a Terracina; la foce del canale tra via Guado I e la strada consortile a Pedemontano a Fondi; la spiaggia su via Cristoforo Colombo incrocio via Andrea Doria a Sperlonga, la spiaggia Serapo a Gaeta e lo sbocco del canale di scolo a sud della darsena a Marina di Minturno. I punti che sono risultati “inquinati” sono stati la foce del rio Santacroce a Gianola a Formia e quella del canale Sant’Anastasia a Fondi.
Sono state dichiarate “fortemente inquinate” la foce del Rio Recillo a Scauri, quella la foce Verde a Latina, e la foce di fosso via Gibraleon all’altezza dell’incrocio di viale Europa a San Felice Circeo.
Legambiente ha rilevato inoltre che solo in 4 dei 15 punti oltre i limiti di legge erano presenti cartelli con il divieto di balneazione, mentre il cartello sulla qualità delle acque, obbligatorio da oltre 5 anni, è stato avvistato dai volontari e le volontarie solamente in 3 dei 25 campionamenti eseguiti.
“Obiettivo della campagna di Goletta Verde è fornire un’istantanea puntuale che metta in evidenza le criticità e la poca attenzione posta sulla tematica della mancata depurazione dei reflui, che deve essere priorità nazionale – dichiara Sibilla Amato, Portavoce di Goletta Verde. Non ci vogliamo sostituire alle autorità competenti ma denunciamo situazioni di inquinamento ormai cronico che sono lo specchio del ritardo cronico del nostro Paese sul tema della depurazione. Non è un caso che due delle quattro procedure di infrazione europee si siano tramutate in condanne e che ora stiamo pagando salatissime multe per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, invece di utilizzare quelle risorse per pianificare in maniera rapida e concreta un efficientamento dei sistemi di depurazione e di risoluzione degli scarichi abusivi”.
“I dati di Goletta Verde anche quest’anno, devono essere uno strumento in più per le istituzioni affinchè si possano risolvere le problematiche legate a mancata depurazione oppure a reflui scaricati in maniera illecita – commenta Cristiana Avenali responsabile Contratti di Fiume della Regione Lazio -. Bisogna dar vita a percorsi nei quali amministrazioni, cittadinanza, associazioni e operatori economici, possano individuare i metodi di risanamento ambientale della qualità dell’acqua lungo la costa. Per questo i Contratti di Fiume sono elementi sempre più determinanti e danno a tutti, l’opportunità di essere protagonisti positivi. Individuare le criticità e risolverle concretamente, questo è quanto va messo in campo anche replicando le buone pratiche che continuano ad aumentare: in tal senso moltiplicheremo le barriere acchiappa plastica, grazie alle quali stiamo intercettando su Tevere e Aniene grandi quantitativi di rifiuti flottanti, istallandone di nuove, a partire da quella che metteremo nei pressi della foce del Garigliano, fiume secondo solo al Tevere per vastità di bacino idrografico nel Lazio”.
Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno nel Lazio il Consorzio ha recuperato 11.006 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché grazie alla filiera del Consorzio, può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98,8% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti. Un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.
“La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il Presidente del CONOU, Riccardo Piunti. “Il Consorzio, paradigma di circolarità, dovrà continuare a fornire il massimo contributo possibile verso gli obiettivi di economia circolare, che resta il pilastro fondamentale della battaglia per ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali del Pianeta e quindi contrastare il cambiamento climatico”.
(Foto di repertorio)