MINTURNO – L’interessato lo sa: per arrivare a Montecitorio o alla Pisana una scorciatoia si chiama Piazza Portanova. Per spiccare definitivamente il volo e diventare questa volta lui stesso protagonista nei palazzi che contano della politica romana ha l’obbligo, morale e politico, di vincere le prossime elezioni amministrative per succedere a se stesso. E’ l’impressione scaturita dalla colorata conferenza stampa tenuta da Gerardo Stefanelli per ufficializzare la sua ricandidatura a Sindaco di Minturno alle amministrative del prossimo autunno.
Nel suo appassionato monologo con i cronisti presso gli accoglienti spazi del camping “Chalet Azzurro” di Marina di Minturno Stefanelli ha più volto indicato il logo, molto bello, in cui stilizzato i confini territoriali del comune. Vi campeggia una scritta “Minturno 2030”. Stefanelli ha subito chiarito che quello non è stato un errore del suo grafico ma sintetizza – a suo dire – la durata di una più progettualità che intende portare avanti nel decennio appena inaugurato.
Il sindaco di Minturno, replicando indirettamente al litigioso centro destra aurunco, ha sottolineato a più riprese di essere impegnato a creare e a plasmare nuova classe dirigente, professionale e moderna, che dovrà portare avanti il lavoro svolto e da attuare in caso di riconferma.
Gerardo Stefanelli forse in questo momento ha detto una mezza verità: deve ultimare la crescita della sua squadra di governo perché il sindaco di Minturno potrebbe svolgerlo sino al 2023. Sarà l’anno in cui si svolgeranno, probabilmente nello stesso giorno, le elezioni politiche e quelli regionali.
Sempre in stretto contatto con Matteo Renzi, Stefanelli per guadagnare una ricandidatura probabilmente dovrà assolvere ad un oneroso compito: riorganizzare la presenza di Italia Viva in provincia di Latina e anche nel cassinate il cui territorio farà parte, alla luce della nuova legge di riordino, del collegio uninominale per eleggere un seggio a Montecitorio. Intanto e a stretto giro deve succedere a se stesso alla guida del palazzo di Palazzo Portanova che rappresenterà l’ideale trampolino di lancio per tornare a Roma non più assistente parlamentare ma con i “gradi sulla sua giacca d’ordinanza”, naturalmente griffata Italia Viva.
Il suo intervento nell’accogliente struttura della famiglia Romano si è concentrato sul tracciamento di un bilancio, naturalmente positivo, della sua attività amministrativa svolta all’indomani delle vittoriose amministrative del giugno del 2016. E probabilmente la location in cui ha convocato alle dieci del mattino i cronisti è stata molto di più di un simbolo: “Quest’area prima era conosciuta per essere la baraccopoli abusiva di Pantano Arenile. Ora incarna un turismo moderno ed innovativo tant’è che i campeggiatori, ospiti, arrivano da ogni angolo d’Italia e d’Europa. Bravi noi ma coraggiosa anche una certa sana imprenditoria che ha carpito ed applicato il nostro messaggio”.
Stefanelli vuole succedere a se stesso convinto di aver “trasformato Minturno. Prima eravamo un paese, ora siamo diventata diventati una città moderna e sostenibile che, garantendo servizi per i cittadini, non conta solo nello scacchiere regionale ma anche nazionale”.
“Prima Minturno era l’ultima città del Lazio, non solo a livello geografico. Trovai un paese – perché prima era così – con una raccolta differenziata al 9% e oggi supera ampiamente il 71% con l’obiettivo futuro di portarla all’80%. Cinque anni e, ancor prima nel 2012 quando fu eletto per la prima volta consigliere comunale d’opposizione, dissi – ha osservato Stefanelli – che un giorno sarebbe sventolata in riva al mare dei nostri stabilimenti la bandiera blù e i conti, disastrati del comune sarebbero rientrati nella norma. Mi ricordo che mi considerarono un visionario, un folle. Oggi, poi, mi accusano, poi, di essere un suddito di Acqualatina. Ma stiamo scherzando ? Ho fatto sbloccare un investimento di sette milioni perché Minturno ma anche gli altri centri del sud pontino, collegandosi alla sorgente di Cellole, in provincia di Caserta, avessero finalmente la disponibilità di ulteriori 170 litri d’acqua al secondo. I conti del comune sono rientrati nella norma e oggiamo possiamo investire per i bambini, i giovani e per le fasce sociali più a rischio. Prima non era possibile. Avevamo una palla di ferro legata al ferro. Ora camminiamo o,meglio, corriamo con maggiore slancio”.
Capitolo futuro. Stefanelli sa che un giorno smetterà di fare il sindaco di Minturno. Ma vuole lasciare il comune in buone mani. “C’è bisogno una nuova classe dirigente professionale e moderna che porterà avanti il lavoro svolto e quello in cantiere. Il post covid ci porterà un periodo di grande rinascita e per questo c’è bisogno ora di grandi progetti che hanno bisogno di un orizzonte temporale molto più lungo per portare a compimento tutti i cambiamenti che abbiamo messo in campo”. Stefanelli li menziona cadenzandoli: la riqualificazione della sponda destra del Garigliano per la quale è stato aggiudicato il concorso di idee, la riqualificazione dell’ex stabilimento di laterizi Sieci sul mare di Scauri con un parco urbano immerso nel verde e con strutture sportive, la nascita di un museo digitale all’interno del Castello Baronale di Minturno.
E’ stato forse questo il momento giusto per attaccare frontalmente il centro destra che si presenterà alle elezioni d’autunno diviso: Pino D’Amici candidato a sindaco per Fratelli d’Italia e Massimo Moni aspirante primo cittadino per la Lega. “I tormenti del centro destra di Minturno nascono da chi ha governato il paese per oltre 20 anni e non ha saputo creare una classe dirigente all’altezza dei tempi. Io in cinque anni ci sono già riuscito lanciando alla comunità un chiaro messaggio etico”
Nel bersaglio di Stefanelli il mirino privilegiato ha un nome ed un cognome: l’avvocato Pino D’Amici ma senza mai citarlo però: “I miei competitor non hanno capito ancora che dall’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi la politica ha cambiato pelle. Le ideologie contano sempre meno delle idee . Non dobbiamo utilizzare le ideologie per mascherare la mancanza delle idee. L’unità del centro destra? – ha aggiunto interrogandosi Stefanelli – Conviene raggiungerla quando interessa a qualcuno. Io ho sconfitto Massimo Signore al ballottaggio di cinque anni. Ma perché non l’hanno votato? Ora è con me. Embè? Non lo considero un motivo di vergogna. Tutt’altro. Purtroppo un mio avversario continuare ad utilizzare sempre due parole: rabbia e delusione. Tenta di declinare un’immagine di Minturno che non trova corrispondenza nei fatti, nei luoghi e nel sentiment popolare”.
Stefanelli ha reso noto che nella prossima campagna elettorale applicherà sul campo e chiederà alla sua squadra di farlo tre termini del glossario comunicativo di Roberto Mancini commissario tecnico della nazionale italiana di calcio campione d’Europa di calcio: “Umanità, leggerezza e fiducia”. Ma non è tutto ora quel che luccica. Stefanelli lo sa. Il principale partito della sua attuale coalizione è alle prese con scandali, avvisi di garanzia, divisioni personali provocate dall’elezione del nuovo presidente del Consiglio comunale. La maggioranza uscente non è animata dallo stesso spirito con cui si vinsero a mani basse le elezioni amministrative di cinque anni fa.
Gerardo Stefanelli non dispera e correttamente ammette che i problemi ci sono: “E’ vero, va recuperato lo stesso spirito del 2016 ma non voglio fasciarmi la testa. Sono ottimista per ricreare di nuovo un campo largo”. Gli amici servono in queste circostanze . E uno di questi è l’avvocato Massimo Signore. Battuto da Stefanelli nel ballottaggio del 2016 e ora pronto con la sua lista clone di Forza Italia, “Idee e legalità”, a dare una mano “all’amico Gerardo”.
Il penalista di piazza Rotelli era seduto in prima fila nell’uditorio dello chalet di Marina di Minturno alla stessa stregua dell’ex presidente del consiglio Giuseppe Tomao, dell’assessore Piernicandro D’Acunto e del coordinatore comunale del Pd Franco Esposito, un po’ defilato ma desideroso di dar vita di nuovo ad una lista dei Dem. Ma con quale personale umano? Il Pd è alle prese con le fughe dell’assessore Mimma Nuzzo e dei consiglieri Amerigo Zasa e Matteo Marcaccio ma il segretario Esposito è preoccupato di un aspetto: la debolezza del suo partito diventa la forza elettorale del sindaco e delle sue liste civiche. E Stefanelli ne ha approfittato per mettere da subito i puntini sulle ‘i’: “Non è detto che un primo eletto al Consiglio comunale diventi ora conseguentemente assessore. La prossima Giunta sarà formata da assessori che assicurino presenza, competenza, capacità di risolvere i problemi e, scusatemi, anche , resilienza. C’è bisogno di sopportare la fatica”.
La conclusione della conferenza è un’ostentazione del renzismo sui territori. Stefanelli probabilmente spera di emulare Isabella Conti, Sindaca di Italia Viva di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, “che con tre minuscole liste civiche ha vinto le elezioni al primo turno con l’80% dei voti”. Chissà se saranno d’accordo Pino D’Amici e Massimo Moni.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.