LATINA – L’ex segretario provinciale del Partito Democratico di Latina Claudio Moscardelli e l’ex dirigente dell’ufficio reclutamento dell’Asl pontina devono rimanere ai domiciliari. Dopo la lunga discussione avvenuta martedì, il Tribunale del Riesame, sciogliendo la riserva, ha deciso di confermare l’impianto dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei due indagati finiti ai domiciliari – come si ricorderà – con le accuse di corruzione e violazione di segreti d’ufficio relativamente allo svolgimento, parzialmente pilotato, del concorso per l’aggiudicazione di 23 posti di collaboratore amministrativo.
I giudici del Tribunale della libertà hanno respinto i ricorsi dei legali di Moscardelli e Rainone, gli avvocati Renato Archidiacono e Leone Zeppieri, che avevano proposto l’annullamento o l’attenuazione della misura che, sollecitata dal sostituto procuratore Valerio De Luca, era stata emessa dal Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario. La detenzione domiciliare dell’ex esponente del Pd e di Rainone si preannuncia ancora molto lunga. Il Riesame renderà note le proprie motivazioni non prima di 45 giorni dopodiché il collegio difensivo proporrà ricorso per Cassazione.
Il legale dell’ex massimo dirigente provinciale del Pd, l’avvocato Renato Archidiacono, nella sua opposizione aveva allegato il verbale dell’interrogatorio di garanzia svolto due settimane fa davanti il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, proprio il magistrato che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare. L’ex segretario provinciale aveva risposto a tutte ledomande del Gip ma, a quanto pare, non è bastato.
Lo stesso Riesame ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare ai domiciliari proposta dalla difesa secondo la quale non ci sarebbe mai stato alcun patto corruttivo con Rainone per due ordini di motivi:
Il primo. Tra i due, alla luce delle numerose chat intercorse sui profili whatsapp, non ci sarebbe stato un accordo, semmai di un interessamento a favore di due candidati partecipanti alla prova concorsuale vicini alle posizioni politiche dell’ex segretario Moscardelli: l’ex presidente del consiglio comunale di Minturno Giuseppe Tomao e Matteo Di Domenico, figlio dell’attuale presidente d’aula del comune di Gaeta, Pina Rosato, anche lei del Pd e della componente Moscardelliana del partito.
Il secondo argomento del ricorso al Riesame: il concorso “incriminato” era terminato nell’ottobre 2020 e Rainone è stato nominato, a tempo determinato, dall’ex direttore generale dell’Asl Giorgio Casati a dicembre solo quando la titolare della direzione amministrativa Eleonora Di Giulio si era dimessa volontariamente lo scorso dicembre per andare a ricoprire l’analogo incarico a Frosinone ma con una durata maggiore, di tre anni, rispetto a quella residuale, di un anno e mezzo, prevista dal contratto con l’Asl pontina.
L’avvocato Archidiacono aveva chiesto l’annullamento completo dell’ordinanza del Gip Cario perchè, Moscardelli dimettendosi da segretario del Pd e da altri incarichi, sarebbero venuti meno i presupposti della reiterazione dei reati. Il Riesame ha emesso l’analogo provvedimento per Claudio Rainone che, difeso dall’avvocato Leone Zeppieri, si era avvalso, invece, della facoltà di non rispondere nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia davanti lo stesso Gip Cario.
Una curiosità: se fosse stata annullata la seconda ordinanza, l’ex funzionario del reclutamento dell’Asl sarebbe rimasto ugualmente ai domiciliari. Il Riesame a fine maggio aveva confermato l’impianto della prima ordinanza del Gip di piazza Buozzi relativamente alla prima fase dell’inchiesta sulla concorsopoli dell’Asl a causa della quale Rainone – che sta preparando un ricorso per Cassazione – era finito ai domiciliari insieme al suo principale collaboratore Mario Graziano Esposito. Ad attendere il pronunciamento della Suprema Corte dovrà essere anche il Senatore Moscardelli e i tempi si preannunciano ora decisamente lunghi.