La lite iniziale, quella in cui Willy non aveva alcun ruolo, i motivi della discussione, la dinamica, l’intervento del giovane di Paliano la frase urlata da qualcuno “stanno arrivando i bianchi”, e poi la violenza immotivata contro di lui, le urla: lasciatelo stare, non c’entra niente! Un’aggressione raccontata nel dettaglio dai testimoni, la mamma è visibilmente provata su quelle panche da cui sta seguendo tutto il processo. È stata un’altra giornata difficilissima, nella Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone dove si sta celebrando il processo per i quattro arrestati per l’omicidio volontario dell’aspirante cuoco di Paliano.
Tanti i testimoni di quella maledetta sera del 5 settembre scorso sono stati ascoltati in aula: Federico Zurma, un amico della vittima, colui che Willy ha riconosciuto nella mischia e che voleva aiutare. E poi Alessandro, il fidanzato della ragazza che aveva ricevuto gli apprezzamenti poco carini: è stato lui a dire “Willy aveva un ruolo passivo, non riesco a capire perché se la siano presa con lui”.
Federico ha spiegato che conosceva Willy dai tempi della scuola e di averlo rivisto quella sera, mezz’ora prima che Belleggia lo colpisse all’improvviso con un pugno facendolo cadere dalle scale. Alessandro ha invece detto di aver visto arrivare i fratelli Bianchi, che conosceva di vista e che uno dei due ha tirato un calcio a Willy facendolo cadere. “Era un calcio tirato da chi lo sapeva tirare – ha detto – un calcio da arti marziali”.
“Conoscevo Willy dai tempi della scuola, siamo entrambi cuochi e quando ci incontravamo parlavamo del lavoro, di ragazze. L’ho rivisto quella sera, mezz’ora prima che Belleggia mi colpisse all’improvviso con un pugno facendomi cadere dalle scale. A Belleggia (Francesco, ndr) ero andato semplicemente a chiedere spiegazioni sul perché il suo amico (che mi hanno poi riferito essere Mario Pincarelli) avesse fatto degli apprezzamenti poco graditi a una ragazza che era nel mio gruppo. Quando mi ha fatto cadere ho perso i sensi, sono rivenuto poco dopo e ho rivisto Belleggia sul luogo dell’aggressione. Ci siamo nuovamente confrontati, stavolta con qualche spinta, fino all’arrivo dei fratelli Bianchi. La piazza si era riempita di gente. I due fratelli mi hanno solo sfiorato, finendo addosso ai ragazzi che ci separavano. Ho visto che iniziavano a dare calci e pugni alla gente – prosegue il ragazzo – sono rimasto impietrito. A quel punto il mio amico Alessandro mi ha preso per un braccio e mi ha detto ‘questa è gente pericolosa, andiamocene’. Mi sono voltato e dopo 5 passi una voce ha gridato ‘Willy a terra’. Intorno a lui si è radunata una folla mentre Willy aveva le convulsioni. C’era chi provava a farlo respirare meglio – ha proseguito Federico Zurma – C’era tantissima gente e ho deciso di indietreggiare, per lasciare spazio e sono andato via”.
Cristiano Romani ha raccontato dell’arrivo del suv e dei fratelli Bianchi, subito raggiunti da Belleggia e Pincarelli: “la loro è stata un’aggressione a caso – ha detto – Willy si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato”. Dice che Gabriele ha tirato il calcio allo sterno di Willy, con una modalità furiosa potente. Stessa versione ribadita da Matteo, anche un suo amico è stato colpito ma continuava a dire di lasciar stare Willy. Willy era a terra, aveva le convulsioni. Boccheggiava come un pesce fuori dall’acqua.
E’ stato questo il particolare raccontato in aula dal testimone Jorghe Zequiri, dal quale forse meglio si evince la violenza dell’aggressione a Willy Monteiro Duarte. “Sembravano addestrati per fare una cosa del genere. E stata una aggressione selvaggia, con calci e pugni al petto, al torace – ha raccontato Jorghe – Ho visto Willy cadere a terra, dietro a una macchina, e quelli che continuavano a tiragli calci. Era accerchiato da tre o quattro persone”.
“Anche Mario Pincarelli tirava calci a Willy mentre era a terra”. Lo ha detto Matteo Larocca, sentito come testimone. E’ stato lui a chiamare i soccorsi, e ancora lui a fornire a un carabiniere i fotogrammi del suv in fuga. “Quando i fratelli Bianchi – ha ricordato – sono risaliti sul suv insieme agli altri, ho preso il telefono e ho scattato due foto mentre si allontanavano – ha spiegato in aula – e le ho inviate al maresciallo dei carabinieri. Il suv Q7 è arrivato e ha inchiodato. Da quello sono scese quattro, cinque persone tra cui Gabriele e Marco Bianchi. Hanno iniziato a picchiare selvaggiamente chiunque si trovasse lì. Willy era quello più vicino, Gabriele gli ha tirato un calcio al petto facendolo volare contro una macchina parcheggiata, una Punto. Ha sbattuto con la schiena sullo sportello al lato sinistro. Lui si è rialzato di scatto – ha osservato La Rocca – da lì ho visto che gli davano contro, anche mentre era a terra. E successo tutto in trenta secondi, anche il mio amico Samuele è stato colpito con un calcio al collo, ma da Marco Bianchi, mentre Willy veniva picchiato. Il mio amico Samuele si è messo in mezzo, dicendo di lasciar stare Willy che non c’entrava nulla, urlava ‘basta! basta!’, e loro picchiavano anche lui”.
Il racconto di un altro teste della Procura, Cristiano Romani, è stato altrettanto drammatico:”Quella notte ho sentito una voce urlare ‘Stanno arrivando i Bianchi’ e ho visto un suv Audi di colore scuro arrivare sfrecciando lungo via Bruno Buozzi fino a fermarsi poco prima della caserma dei carabinieri. Ricordo entrambi i fratelli Bianchi scendere dalla macchina, davanti c’era Gabriele, il più alto, sceso di corsa dal lato destro a mani aperte, e il fratello Marco dall’altro. Ho visto Gabriele (Bianchi, ndr) colpire Willy colpito con un calcio allo sterno tirato con una modalità furiosa, potente. Ho visto ancora Willy cadere e rialzarsi, finendo di nuovo a terra – ha continuato il ragazzo – Inizialmente ho pensato fosse svenuto. C’era tantissima gente, ma ho visto il suv andare via come era venuto, anche Belleggia e Pincarelli si erano allontanati, ma non saprei dire dove. Quando hanno iniziato a fare il massaggio cardiaco a Willy mi sono allontanato”.
Ancora ricco di particolari il contenuto di Alessandro Rosati, un altro testimone: “Willy era fermo ad assistere alla scena, il suo ruolo nella scena era assolutamente passivo. Non stava dividendo nessuno e non mi so spiegare perché se la siano presa con lui. Ho visto arrivare i fratelli Bianchi, che conoscevo di vista. Uno dei due ha tirato un calcio a Willy e l’ho visto cadere. Era un calcio tirato da chi lo sapeva tirare, un calcio da arti marziali”. Rispondendo alle domande del pm Giovanni Taglialatela, il ragazzo sentito nell’udienza del processo che vede imputati Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, ha ricostruito la dinamica degli eventi che hanno portato alla morte del 21enne.
“Quella tra il 5 e il 6 settembre scorsi era una serata come tante, passata con gli amici. Intorno alle 2 abbiamo deciso di andare a casa, ma quando stavamo scendendo le scale per raggiungere il parcheggio, la mia attenzione è stata richiamata dal mio amico Massimiliano che mi ha riferito di alcuni apprezzamenti molesti rivolti alla mia ragazza. Mi sono fatto indicare da lui i due, li conoscevo di vista, erano Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Sono tornato indietro – ha aggiunto ancora nell’aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone – per andare a parlare con Francesco, chiedendogli spiegazioni. Dopo avermi tranquillizzato, dicendo che era stato il suo amico, che aveva bevuto, mi ha chiesto scusa anche da parte sua. La discussione sembrava esser finita lì, ma poi Federico mi ha detto che era stato colpito da Belleggia. C’è stata quindi una nuova discussione sul luogo dell’aggressione, di lì a poco sono arrivati i fratelli Bianchi, ho visto il calcio a Willy e ho chiamato Federico (Zurma, l’amico del quale la vittima aveva preso le difese, ndr) per invitarlo ad andare via, perché avevo capito che la situazione stava prendendo una brutta piega”.