GAETA – Mesi di attesa che sia nella pancia di una mamma o in quella del mondo intero. E’ l’assunto dal quale è partito l’evento di presentazione del testo “Un viaggio chiamato adozione” firmato dall’avvocato Alessia Maria Di Biase, referente dell’associazione di volontariato “Ernesto” che si occupa dello sportello – da poco “centro” – di adozioni internazionali di Gaeta, operativo per tutto il Sud Pontino e non solo. Molti sono le coppie che si rivolgono anche da fuori regione.
Sul terrazzo del bastione “La Favorita”, a Gaeta, l’occasione di martedì scorso, 3 agosto, è stata l’opportunità non solo di presentare le storie che il libro racconta – per diretta testimonianza di chi ha già intrapreso il percorso dell’adozione o per breve reportage dell’autrice – , ma anche quella di approfondire un tema su tutti: la necessità di continuare a lavorare alla “cultura dell’adozione”.
Parlare di “cultura dell’adozione” implica qualcosa che va oltre la semplice – seppure fondamentale – conoscenza dell’iter burocratico, le sue lungaggine e i suoi possibili intoppi; essa abbraccia un concetto di inclusione, di fiducia e legame che bisogna costruire attorno ad ogni bambino che arriva in una famiglia – principalmente attraverso le istituzioni che per eccellenza accompagnano la vita di un fanciullo: la famiglia e la scuola.
Andando in questa direzione, far riferimento alla “cultura dell’adozione” significa impegnarsi costantemente a divulgare la naturalezza del percorso adottivo, come uno dei tanti modi non di “avere un bambino”, ma di dare ad un bambino una famiglia! E’ una fondamentale questione di prospettive.
Far girare questo messaggio tra i banchi di scuola implica creare nuove consapevolezze tra gli adulti del domani e per di più veicolare il messaggio nelle famiglie di appartenenza creando un effetto domino divulgativo. E’ un aspetto questo sottolineato in prefazione e durante il suo intervento anche dall‘assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Gaeta, Gianna Conte.
D’altra parte questo è in parte il lavoro che, in questi anni, l’associazione “Ernesto” ha svolto tra gli istituti scolastici di Formia, Minturno, Gaeta e sono stati proprio gli alunni dell’istituto “Principe Amedeo” – Giorgia Langella, Matteo Medina e Alessia Manzo sotto l’egida della loro insegnante Palma Aceto – a realizzare la copertina del libro “Un viaggio chiamato adozione”.
Due volti – uno adulto ad occhi chiusi, l’altro infante e ad occhi aperti – sembrano dare il senso delle tante avventure – fatte innanzitutto d’amore e poi della speranza e del sogno ad occhi aperti tipicamente fanciulleschi e della capacità di abbandonare e lasciar abbandonare le brutture e la sofferenza umana che gli adulti stemperano ad occhi chiusi.
Che sia la storia di Saverio ed Elisa che si dedicano da anni al quel “ponte d’amore” che è l’affidamento; che sia quella di Christian, un neonato africano con la sindrome di Down che ha ampliato il perimetro d’amore di una famiglia che non sapeva ancora di doversi completare; che sia quella di Valentina nata in Colombia “nel cuore della madre”.
Che sia la storia di Chiara, iniziata tanti anni fa in Guatemala, a cui il suo papà – Guido Guinderi – oggi come allora – nel corso dell’evento – dedica una dolcissima poesia, finendo col scriverne insieme una ancor più bella incarnata dal semplice e quanto mai eloquente, gesto, per cui è la stessa Chiara ad arrivare in silenzio accanto a lui per sostituirsi alla sua lettura dei versi affaticata da un piccolo problema oculistico.
Che sia la storia di tutti i bambini che aspettano la loro famiglia. Perchè – come giustamenete ha sottolineato un’altra ospite dell’evento l’Avv. Roberta Castini, delegata del Sindaco e Referente Covid-19 del Comune di Gaeta – ciò che deve rimanere chiaro è che anche e soprattutto quando si parla di adozione si afferisce ad uno dei dirititi dei bambini. Diritti di cui i fanciulli dovrebbero essere sempre più coscienti.
“Un viaggio chiamato adozione” di Alessia Maria Di Biase cerca di immergere il lettore nell’esperienza che si decide di percorrere dal punto di vista emotivo e burocratico, e punta ad un aspetto importante di esso: la “condivisione”; confrontarsi, partecipare, creare una complicità, fare rete significa supportarsi in un’attesa che può risultare logorante e faticosa, così come significa scambiarsi consigli e confidarsi paure, timori, aspettative. Tutte emozioni che in occasione dell’evento sono state declinate anche musicalmente dagli intermezzi cantautoriali di Dario Calderone.
L’adozione non è un ripiego; è una scelta che necessità d’essere nutrita della consapevolezza che dovrebbe accompagnare ogni maternità, o meglio ancora ogni genitorialità.
Ci sono tanti modi di venire al mondo, ma ce n’è solo uno per restarci al meglio: avere una famiglia che ci ami.
Official Ph. Cosmo Di Schino
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