LENOLA – Tra pochi giorni il ministro della giustizia Marta Cartabia presenterà a Formia (Lun. 30 agosto, h. 21.15, area Porticciolo Caposele, località Vindicio) la sua ultima fatica letteraria. L’ex presidente della Corte Costituzionale, nonché più autorevole alternativa al presidente del consiglio Mario Draghi nella corsa al Quirinale, sarà impegnata in una conversazione con il noto giornalista Mario Calabresi, nel corso della nota manifestazione letteraria Libri sulla Cresta dell’onda, che per la ventottesima stagione rinnova l’attenzione dei fratelli Campino a promuovere eventi culturali di rilievo nazionale. Cartabia – tramite la presentazione della sua ultima fatica letteraria (“Un’altra storia inizia qui” – ed. Bompiani) – proporrà la sua visione sulla riforma della giustizia penale, ma non potrà certo esimersi da un approfondimento sullo sfacelo della giustizia locale, che le è stato sottoposto attraverso interrogazioni parlamentari, note stampa ed articoli di giornale da deputati e senatori di questo collegio elettorale. Una situazione emergenziale, come hanno più volte sottolineato parlamentari della Repubblica, che agevola l’impunità dei reati per corruzione nonché, più in generale, contro la pubblica amministrazione.
“Farla franca”, con la nuova riforma che porta proprio il suo nome, è oggi più semplice. Lo ha spiegato ieri sera Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, in odore di sostituire il dottor Cafiero de Raho al timone della Direzione Nazionale Antimafia. Tante e di spessore le argomentazioni usate durante una breve chiacchierata con il giornalista Rai Riccardo Iacona, voluta fortemente dal sindaco Fernando Magnafico e preparata sapientemente da oltre un anno per presentare il volume “Non chiamateli eroi”, ritratto di quattordici protagonisti dell’antimafia (scritto a due mani con Antonio Nicaso).
Con tono dimesso, a volte confidenziale, Gratteri ha saputo conquistare un pubblico composto soprattutto di giovani arrivati da tutta la provincia e si è rivolto principalmente a loro “perché gli adulti hanno già deciso da quale parte stare”. Con parole semplici, anzi semplicissime, ha spiegato come la riforma Cartabia non prevede filtri per le richieste di appello (a differenza di quanto accade in altri paesi europei) e dunque lo snellimento nel numero dei procedimenti non ci sarà. Parimenti i ricorsi in cassazione si moltiplicheranno, essendo chiaro agli imputati che allungando i tempi del procedimento la bacchetta magica dell’improcedibilità farà svanire nel nulla la condanna di primo grado.
Risultato? L’ingolfamento della giustizia, proprio quello che la Commissione Europea aveva chiesto all’Italia di evitare. A chi poi sostiene che la riforma avrà effetti solo per il futuro, il procuratore ha risposto facendo presente che con l’applicazione del principio del “favor rei” sono a rischio anche i procedimenti anteriori al 2021, come il processo Rinascita- Scott. Corruzione, reati contro la pubblica amministrazione, ma anche omicidio colposo, disastro ambientale ed altre fattispecie andranno in prescrizione (*improcedibilità) a tempo record, non essendo in questi casi prevista alcuna proroga all’entrata in vigore della riforma. Gli “incidenti” ambientali riprenderanno ad essere un buco nero e la lista dei “misteri d’Italia” rischia di allungarsi a dismisura. Ma era proprio quello che ci chiedeva l’Europa?
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