LATINA – Il Sostituto Marco Giancristoforo della Procura di Latina ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di omicidio colposo per accertare la causa ed individuare eventuali responsabilità in ordine al gravissimo incidente sul lavoro in cui ha perso la vita, dopo un’agonia di dieci giorni presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, un uomo di 69 anni di San Felice Circeo. L’episodio si era verificato all‘alba del 21 agosto scorso presso un’azienda agricola in località Borgo Montenero.
Secondo una ricostruzione dei Carabinieri della locale stazione e della Compagnia di Terracina l’uomo, che saltuariamente aiutava il proprietario dell’azienda agricola di cui era amico, sarebbe stato investito dal trattore cui era inizialmente alla guida. Il 69enne era sceso per verificare un problema meccanico finendo di essere investito mortalmente da una ruota del mezzo.
I Carabinieri del Capitano Francesco Vivona non era intervenuti subito sul luogo dell’incidente ma l’hanno fatto dopo alcune ore in seguito all’intervento del personale del 118 che aveva elitrasportato il 69enne al Santa Maria Goretti in gravissime condizioni. L’uomo era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ma le sue condizioni sono peggiorate sino al decesso rivelato sulla sua pagina facebook da Marco Omizzolo, il sociologo di Sabaudia che ha avviato una crociata contro la piaga, sociale ed economica, del caporalato sul territorio della provincia di Latina.
Se l’Asl con i suoi ispettori sta cercando verificare essa stessa se ci siano o meno responsabilità su quanto accaduto, Omizzolo sostiene come l’attenzione sul fenomeno non sia quella giusta.
“Qualcuno dice che si tratta di casi fisiologici, perché in fondo essere bracciante significa fare un lavoro ‘che per forza di cose è irregolare e pericoloso’ e che per questo non bisogna esagerare. Qualcun altro dice che chi si occupa di questi temi raccogliendo e studiando storie di sfruttamento, casi specifici e fenomeni strutturali è solo un ‘professionista delle agromafie’ oppure che è ‘in cerca di premi’. Forse sì, avete ragione voi – ha osservato Omizzolo – L’anno scorso accadde lo stesso. Solo che erano indiani. Poco comunque cambia. Sempre di lavoratori, di infortuni e di morti sul lavoro si tratta. Ora io non so se sono un cercatore di premi, di clamore, un ‘professionista delle agromafie’. So solo che sul posto di lavoro e in particolare nelle nostre campagne, si muore. E a morire sono i lavoratori, in questo caso braccianti italiani e migranti”.
“Io non so chi ha ragione ma non credo di avere torto se chiedo il rigoroso rispetto delle regole contrattuali, di quelle contro gli incidenti e infortuni sul lavoro e maggiori controlli. Non credo si tratti di ricerca di clamore. Credo sia ricerca di giustizia. E non è la stessa cosa. Poi, voi che sapete meglio di tutti come funzionano davvero le cose in questo mondo, fate, dite e scrivete pure quello che volete. La mia massima solidarietà alla famiglia del lavoratore deceduto“ – ha concluso Omizzolo.
Foto di repertorio.