SPIGNO – Il fatto non costituisce reato. Il Tribunale di Latina – presidente Gianluca Soana, a latere giudici Velardi e Nadile – ha posto la parola fine con una sentenza di assoluzione per gli indagati che finirono nei guai per una delegata inchiesta riguardante il riciclaggio di berline di lusso e falsi di atti notarili per alcuni episodi che si sarebbero verificati in diverse regioni italiane.
A distanza di 15 anni dai fatti il Tribunale di Latina, dopo un’ora di consiglio, accogliendo le richieste della difesa (il cui collegio era composto dagli avvocati Vincenzo Macari e Valentina Leonardi) ha assolto T. Z., di 42 anni di Spigno Saturnia e ha disposto la prescrizione dei reati per A. M. 73enne di Pagani, in provincia di Salerno, e S. V., 36enne di Cava dei Tirreni.
In questo processo figurava un quarto indagato, P. F., classe 1959, per il quale è stato disposto il non luogo a procedere perché nel frattempo deceduto. Alla distanza l’hanno spuntato le tesi degli avvocati Macari e Leonardi dopo il sostituto Procuratore Giuseppe Buontempo – il magistrato titolare delle indagini che chiese ed ottenne il rinvio a giudizio – aveva chiesto al termine di una lunga requisitoria una condanna a cinque anni di reclusione per Marrazzo e Zottola (e al pagamento di una multa di 4000 euro ciascuno) ed il non doversi procedere per la Vitale per intervenuta prescrizione.
Gli episodi ‘attenzionati’ dalla Procura di Latina risalgano al 2005 e 2006 quando gli imputati ostacolarono l’identificazione di alcune lussuose berline, Mercedes S350 e Mercedes Clk 270, di provenienza furtiva. Cosa fecero secondo la tesi investigativa? Modificarono i numeri di telai delle auto potendole reimmatricolare subito dopo la produzione di una documentazione falsa di nazionalizzazione dei veicoli apponendovi targhe belghe presso il dipartimento trasporti terrestri di Latina. Per la Procura queste auto di lusso venivano cedute nella proprietà degli stessi indagati che le vendevano a concessionarie automobilistiche di Ancona e Roma o a ignari automobilisti residenti in diverse località italiane (Fano) ed europee (Berlino).
Per effettuare questi raggiri e, soprattutto, per consentire la rinazionalizzazione delle targhe e per ri-immatricolazione delle auto rubate sono stati contraffati il sigillo e la firma del notaio Claudio De Vivo apposti in calce all’autenticazione della dichiarazione rilasciata da Marrazzo e dalla Vitale per consentire a queste fiammanti auto di conoscere una nuova e legittima vita dietro il pagamento di corrispettivi economici che sono variati tra i 14mila e i 57mila euro.