FORMIA – Cinque anni senza Michele Forte per Formia, il sud pontino e per la stessa provincia di Latina sono stati molto di piu di un’era geologica. Eppure queste tre realtà territoriali non sono più le stesse – sicuramente piu povere in termini di peso e rappresentanza politica – da quando l’ultimo leone democratico cristiano se n’è andato frettolosamente appoggiato sulle spalle della sua adorata moglie Liliana. Michele Forte è scomparso per un malore improvviso nel giorno, il 29 settembre, in cui avrebbe voluto festeggiare il suo onomastico in compagnia dell’amata Liliana, dei figli Aldo e Sonia e soprattutto dei suoi adorati nipotini. Questo giorno avrà fatto anche le fortune discografiche di Lucio Battisti ma forse per la famiglia del compianto senatore centrista sta diventando anche maledetto.
Nelle ultime ore è scomparso, fulminato da un infarto, uno dei nipoti che il piu volte sindaco di Formia apprezzava. Domenico, Mimmo per gli amici, continuava a svolgere il suo lavoro di ambulante (ha gestito uno storico negozio di alimentari nel tratto iniziale di via Rubino) benché lo zio fosse diventato uno degli uomini politici più potenti ed influenti della provincia di Latina.
Incline ad arrabbiarsi, carattere ruvido, cattolico, paziente, coraggioso ma mai stanco, Michele Forte ha proiettato la sua figura ed opera nella campagna elettorale che terminerà domenica e lunedì con il rinnovo dell’amministrazione comunale. Prima che scomparisse il senatore Udc ed ex presidente del Consiglio provinciale aveva lanciato un monito: basta alle contrapposizioni centro destra-centro sinistra poiché la città ha bisogno di una pacificazione, seria e duratura,per risolvere i tanti problemi a cui i due tradizionali schieramenti non sono riusciti a dare una risposta. La grandezza politica dell’ex dipendente Enel della centrale nucleare di Maranola sta tutta qui. Se fosse stato in vita, Forte avrebbe benedetto senz’altro il matrimonio politico tra la sua eredità politica confluita in una Lega molto Giorgettiana e poco Salviniana ed il suo principale e (sempre) rispettato avversario, il neuro psichiatra infantile è primo sindaco post comunista di Formia Sandro Bartolomeo.
I due hanno litigato un’infinità di volte, per strada o in Consiglio comunale, ma fondamentalmente l’uno accettava l’altro. Già nel 2016 avevano pensato ad abbattere gli steccati esistenti dal 1980 e di provare a mettersi insieme. Ora questa concezione profetica si è concretizzata e ad incarnarla è Amato La mura che proprio il 29 settembre di cinque anni fa, in qualità di medico di fiducia “24 ore al giorno”, fu il primo ad arrivare al Dono svizzero per cercare di salvare quello che definisce il suo maestro. Forte poi aveva capito che l’alleanza del centro destra era arrivata al capolinea. Soprattutto con gli alleati forzisti e con gli eredi della tradizione della destra sociale. Basta a forme di accanimento terapeutico quando – ci disse un giorno- “non ci si saluta neanche sui marciapiedi di via Vitruvio…”. Per Forte una contrapposizione se doveva esserci avrebbe dovuto limitarsi tra le quattro mura del Consiglio comunale.
Qualche anno fa, quando era uno degli uomini politici più potenti ed influenti dell’intera provincia ( e non solo) confidò al cronista: nel mosaico dell’azione politico-amministrativa di Formia bisogna inserire, e subito, due tessere insostituibili, il porto turistico e la realizzazione della strada Pedemontana. Questo puzzle è rimasto incompleto e forse lo rimarrà per sempre. Che peccato. In effetti, il senatore Michele Forte, nonostante le sue 78 primavere, non si è mai sentito vecchio sul piano anagrafico.
E’ stato sempre un nobile democristiano della primissima generazione, attaccato ad una città e ad un territorio, il sud-pontino, in maniera quasi epidermica: uno dei suoi più grandi meriti è di aver contribuito ad ultimare quella necessaria fase di ricostruzione, sul piano sociale ed economica, del dopo-guerra, con i suoi tanti pregi ma anche gli innegabili errori che ammetteva senza tentennamenti e calcoli elettorali. Il sindaco originario di Maranola quando li trovava gli spazi e i margini politici di manovra li faceva fruttare anche a Terracina, nel capuologo, a nord, a Cisterna e a Aprilia, e finanche a Roma dove ha conosciuto la sua consacrazione politica ottenendo un seggio a Palazzo Madama. Un risultato impensabile nella metà degli anni settanta per quel vulcanico dipendente che con la passione delle motociclette cercava di emulare il Valentino Rossi, Giacomo Agostini.
Michele Forte, carattere tosto e dai modi spiccioli, quando non condivideva un resoconto giornalistico alzava egli stesso la cornetta e, riconoscendoti una sacrosanta libertà di espressione e di pensiero, rivendicava il diritto ad essere ascoltato. Altro che ricorso alle carte bollate e alla spada di Damocle della denuncia per diffamazione e del risarcimento danni. Non l’ha mai fatto.
Formia e il Golfo a un lustro di distanza lo piangono perché hanno perso una guida, un punto di riferimento tutt’altro che qualunquistico e la mancata risoluzione e le annose emergenze attualmente sul tappeto – quale tipo di sviluppo economico e sociale da garantire a questa terra, benedetta dal Padreterno, un po’ meno dalla sua classe dirigente – lo conferma appieno.