MINTURNO – Saranno gli esami istologici e di laboratorio a confermare nei prossimi 60 giorni la causa che ha provocato il decesso, ancora da chiarire, di Nunzio Pecoraro, l’uomo di 65 anni, originario della provincia di Palermo ma residente da sempre a Formia nel quartiere di San Pietro, che, ospite presso una casa di riposo di Minturno, ha cessato di vivere all’ospedale Dono Svizzero di Formia dov’era stato trasferito in codice rosso.
E’ quanto è trapelato dall’autopsia sul cadavere dell’uomo che, disposta dal sostituto Procuratore Chiara D’Orefice, è stata eseguita presso l’obitorio dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino. A partecipare all’esame tecnico irripetibile hanno preso parte per conto della Procura il medico legale Fabio De Giorgio e l’anestesista e rianimatore Andrea Arcangeli mentre la famiglia dell’uomo scomparso, attraverso l’avvocato Pasquale Di Gabriele, si è affidata al medico legale Alessandro Feola.
L’esame autoptico ha accertato che Pecoraro è morto per una forma acuta di polmonite. Sono stati esperiti tutti gli accertamenti diagnostici per prevenire o, meglio, per curare questa patologia di cui Pecoraro, vedovo e padre di una figlia, era sofferente da tempo? A rispondere a questo principale interrogativo dovranno essere gli ulteriori accertamenti che hanno deciso di svolgere i due consulenti della Procura alla luce di quanto emerso dai contestuali approfondimenti investigavi effettuati dai Carabinieri della Compagnia di Formia che, sequestrando la cartella clinica di Pecoraro, hanno potuto stabilire come l’uomo fosse stato ricoverato in due circostanze alle prese con una fastidiosa forma di polmonite all’ospedale di Formia. Ma dopo alcuni giorni da questi ricoveri effettuati per accertamenti clinici – il 19 agosto ed il 16 settembre scorsi – l’uomo è stato sempre regolarmente dimesso per seguire presso la casa di riposo di Minturno di cui era ospite un rigoroso trattamento farmacologico alla luce di una palese situazione clinica di autoinsufficienza.
Quelle dimissioni dal “Dono Svizzero” furono corrette? Sono state effettuate correttamente le cure prescritte a Pecoraro o, addirittura, ci sarebbero state omissioni o ritardi in rapporto al pregiudicato quadro clinico del 65enne? La Procura di Cassino vuole rispondere quanto prima a questi interrogativi ma attende l’esito ufficiale dell’autopsia e dei preannunciati esami istologici disposti dai suoi due consulenti di fiducia.
Il sostituto procuratore Chiara D’Orefice, intanto, ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di reato di omicidio colposo pur non scrivendo nel registro degli indagati – come detto – alcun nome dei medici e del personale infermieristico che hanno assistito il 65enne Pecoraro. I suoi familiari, l’anziana madre,la figlia e i due fratelli, attraverso l’avvocato Di Gabriele hanno presentato una querela davanti i Carabinieri per arrivare almeno ad una prima conclusione: cosa è avvenuto al povero Nunzio?