LATINA – Elicotteri e sirene. Così martedì si risvegliata Latina per il rumore di una, ennesima, vasta operazione anticrimine. Trentatrè sono state le misure cautelari notificate, di cui sei agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone gravemente indiziate- secondo la versione investigativa della Dda di Roma – con l’accusa a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, sequestro di persona, furto, detenzione e porto d’armi.
Per la Polizia di Stato di Latina e Roma che, coordinata dal servizio centrale operativo della stessa Polizia ha eseguito l’ordinanza custodiale del Gip del Tribunale della capitale, è stato sgominato un sodalizio, di matrice mafiosa, con radici profonde sul territorio, presumibilmente riferibile ai gruppi di etnia rom della famiglia di Silvio Giuseppe, detto Romolo. I reati più gravi ipotizzati riguarderebbero lo spaccio di droga e l’attività estorsiva, in particolare le vessazioni erano rivolte a diverse vittime e si sarebbero protratte negli anni, in forza – affermano ancora gli inquirenti – delle intimidazioni poste in essere dal gruppo criminale e a cui le vittime si sarebbero piegate senza avere il coraggio di denunciare.
“Devi tenere tutta la città in mano”: queste secondo le intercettazioni le indicazioni rivolte dal capo dell’ organizzazione Giuseppe Di Silvio, detto Romolo, presumibilmente al genero e riguarderebbero l’intento del gruppo di controllare aree sempre più ampie del territorio, in particolare il centro storico e la cosiddetta zona dei pub, lasciata per così dire, libera dopo l’arresto dei Travali, appartenente a un altro sodalizio criminale
Naturalmente gli arresti sono stati seguiti da una “pioggia” di considerazioni e commenti politici. Il primo a complimentarsi con la Polizia e la magistratura per la brillante operazione “Scarface”- così è stata chiamata – è stato il Senatore e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini. A suo dire è ” stato inferto un altro duro colpo ai clan criminali che da anni tentano di soffocare Latina. Gli arresti dimostrano che nonostante le incarcerazioni, i processi e le condanne, le famiglie criminali continuano ad imperversare in città applicando il metodo mafioso che le ha rese celebri. È chiaro che bisogna continuare a tenere alta la guardia per liberare definitivamente Latina da questa cappa criminale”.
In una nota Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, ha ringraziato la Questura di Latina, il Servizio Centrale della Polizia di Stato e la a Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma per l’operazione contro il clan Di Silvio “che ha disarticolato uno dei sodalizi criminali tra i più radicati nel capoluogo pontino. Una operazione ancora più importante perché colpisce sul nascere la ricostituzione di una nuova operatività del clan Di Silvio a seguito delle numerose inchieste e sentenze che hanno colpito il vertice dell’organizzazione criminale. La forza intimidatrice dispiegata dal clan e la pervasività delle minacce estorsive con l’obiettivo di acquisire il controllo delle attività commerciali ci spinge tutti a non arretrare di un passo rispetto alla necessità di consolidare quell’alleanza popolare contro le mafie che ha visto in questi anni proprio a Latina apparati dello Stato, Istituzioni e cittadini protagonisti di una importante stagione di legalità”.
Il deputato de “L’Alternativa c’è e membro della commissione bilancio alla Camera Raffaele Trano torna a definire urgente la necessità di istituire a Latina una sezione della Dia per “poter aggredire con ancor maggiore incisività i clan. Il ritmo investigativo degli ultimi anni in terra pontina sul fronte delle associazioni per delinquere di stampo mafioso è terribilmente simile a quello che si registra in altre regioni, zone di origine delle mafie tradizionali. Mezzi ordinari non sono dunque più sufficienti per un’area così delicata, dove il crimine organizzato terrorizza i cittadini e, come ormai specificato in sentenze definitive, è arrivato a condizionare anche le consultazioni elettorali. Non si può permettere e non permetterò che chi vive in provincia di Latina debba vivere nella paura a causa della mafia rom”.