SPERLONGA – Oltre 3 sacchi per circa 50 kg di rifiuti, soprattutto plastica, ma anche resti di barche, pezzi di giocattoli e persino un oblò di una lavatrice: è questo quanto raccolto ieri nei fondali di uno dei luoghi più belli della costa del Parco Riviera d’Ulisse, quelli che ricadono vicino punta Capovento a Sperlonga. La raccolta, nella giornata di Puliamo il mondo, evento di Legambiente su scala nazionale e qui organizzato dalla società porto di Sperlonga, il Consorzio Sperlonga Turismo, la collaborazione di Sperlonga Pescaturismo e soprattutto lo Sperlonga Diving Center. Il racconto di quanto ritrovato i mare, dall’esperto subacqueo, titolare dello Sperlonga Diving Center, Giovanni Minelli. “Abbiamo trovato un po’ di tutto: materiale portato probabilmente dai fiumi, pezzi di barche, vecchie reti da pescatore, e soprattutto plastica. Tante bottiglie, bottigliette, contenitori, pezzi di giocattoli e altro ancora”.
Da sottolineare come negli anni la quantità di rifiuti sui fondali sperlongani sembra diminuire come conferma il responsabile della società Porto di Sperlonga, Massimo Leone. “E’ vero, di anno in anno abbiamo notato meno materiale rispetto alle volte precedenti. Il problema però, è che questo materiale altamente inquinante rimane negli anfratti e nelle insenature più nascoste, andando a dare fastidio proprio ai pesci e alle specie che si riproducono proprio in quegli spazi”. Per arginare il problema dei rifiuti in mare però, bisogna agire anche “a monte”, come sottolinea Paola Marcoccia, presidente del Circolo Intercomunale Legambiente “Luigi Di Biasio” APS. “È necessario fare ancora molto per evitare che tutti questi rifiuti arrivino in mare e sulle spiagge: bisogna lavorare sull’economia circolare, su nuove leggi che riducano a monte questo problema e anche modificare i nostri stili di vita”.
Per il presidente del Consorzio Sperlonga Turismo, Leone La Rocca, ora la priorità è il ripristino del sistema di boe a protezione del perimetro acquatico delle zone protette della costa. “Siamo già al lavoro per chiedere formalmente agli enti preposti di ripristinare le perimetrazioni nelle aree protette. Una sicurezza non solo per i bagnanti ma soprattutto per preservare quei tratti di costa che vanno difesi dagli inquinanti ma anche dall’attività dell’uomo”.
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